CORONAVIRUS. Medici di base al collasso. “Non abbiamo nè guanti nè mascherine”

23 Marzo 2020 - 10:00

CASAL DI PRINCIPE – Sono il primo anello nella catena del sistema messo in campo per fronteggiare il Covid-19, per evitare l’affollamento nei pronto soccorso e una trasmissione del virus a catena tra operatori sanitari. Cosi’ i medici di base in questo momento devono far fronte a mille esigenze, centinaia di telefonate al giorno dei pazienti che evitano di recarsi presso lo studio medico e il districarsi con l’invio delle ricette via mail, non dimenticando pero’ quell’alta fascia di anziani che non hanno mezzi tecnologici.

Lo sa bene Renato Natale, che oltre a essere il sindaco di Casal di Principe, e’ anche un medico di base. Natale racconta all’AGI come stia cercando di far fronte a questa emergenza tra mille limitazioni. “Da

quel che so e leggo nelle chat dei medici del Casertano – spiega – stiamo vivendo tutti le stesse problematiche. Innanzitutto per i dispositivi di protezione. La maggior parte dei medici di base sta cercando di reperire personalmente le mascherine. Io come sindaco, grazie alla donazione del padre di un bimbo cinese che frequenta la nostra scuola, sono riuscito a dare a tutti i medici di base delle mascherine chirurgiche. So che anche altri sindaci hanno fatto lo stesso. Ma non bastano”.

Devo dire che ci sentiamo un po’ abbandonati – continua – e non dovrebbe essere cosi’, visto che non dotare anche noi di Dpi che abbiamo tanti pazienti che dobbiamo anche visitare significa che potremmo essere un veicolo di diffusione del virus in modo esponenziale. Ed e’ una cosa drammatica. Tra gli assistiti dei medici di base ci sono tantissimi anziani, se dovessimo diventare noi contagiati asintomatici compiremmo una strage”. “Ho letto – prosegue Natale – che i tamponi verranno fatti anche ai sanitari negli ospedali, spero che si ricordino anche di noi“.

Ma nel concreto, come si sta organizzando un medico di base?

Per quanto riguarda le ricette per le persone anziane – risponde – ho creato davanti allo studio delle cassette: una per le richieste delle prescrizioni, un’altra per il ritiro e su appuntamento in modo da evitare che arrivino tanti assistiti nello stesso momento davanti alle cassette“. Sono tanti, infatti, gli anziani che hanno problemi a leggere e a scrivere e portano le scatoline dei farmaci direttamente. “Per i giovani e quelli piu’ tecnologici – continua – c‘e’ l’invio tramite email oppure direttamente in farmacia“.

La gestione degli assistiti con sintomi riconducibili al Covid- 19 “e’ la parte piu’ complicata. Ci chiamano persone con sintomi ovviamente molto spaventi e ci troviamo dunque a dover gestire anche una situazione psicologica. Dopo una settimana di febbre continua di un mio assistito, 4 giorni fa ho fatto richiesta per sottoporlo a tampone. A oggi non ho avuto ancora nessuna risposta. E questa e’ una situazione comune a tutti i medici di base, purtroppo se il sistema e’ intasato non e’ colpa loro. Ma ovviamente nel frattempo bisogna gestire le paure di queste persone e allo stesso tempo essere vigili anche sul piano medico con chiamate piu’ volte al giorno per assicurarsi che non ci sia un peggioramento nell’attesa“.

Proprio sull’aspetto psicologico – conclude – e’ importante che ci sia in questo periodo anche un sostegno a distanza per medici e operatori. Essendo anche un sindaco, l’ho fatto per i medici di base della mia citta’: un sostegno psicologico con un numero attivo per la pressione e il notevole stress a cui sono sottoposti i medici di base. Faccio un esempio: molte persone che avevano terapie settimanali con psicologi non stanno andando. Addirittura so che qualcuno e’ stato fermato e rimandato a casa perche’ lo psicologo non e’ ritenuta una visita urgente. Ovviamente poi ci ritroviamo con assistiti che ci chiamano nel cuore della notte con gli attacchi piu’ svariati. Qualcuno deve darci una mano“.