Crediti fantasma e lavori inesistenti: truffa sul Superbonus, 215 indagati

9 Ottobre 2025 - 09:40

Coinvolti imprenditori e società fantasma

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CASAL DI PRINCIPE – Un sistema ramificato e sofisticato di truffe ai danni dello Stato, basato sull’emissione di crediti d’imposta inesistenti, è stato smascherato dalla Procura di Napoli Nord, al termine di un’indagine durata oltre due anni. Coordinata dal pubblico ministero Giovanni Corona, l’inchiesta ha portato alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari a 215 persone, accusate – a vario titolo – di truffa aggravata e falsificazione di documenti per ottenere indebitamente incentivi fiscali.

Tra il 2020 e il 2023, numerosi indagati, titolari o rappresentanti di società di comodo prive di reale attività economica, avrebbero comunicato all’Agenzia delle Entrate la disponibilità di crediti per lavori di ristrutturazione e altri bonus mai realmente effettuati. Il meccanismo consentiva di maturare, vendere o compensare crediti d’imposta del tutto inesistenti.


Tra i casi più eclatanti spicca quello di Raffaele Arrichiello, 52 anni, di Casal di Principe, accusato di aver generato crediti falsi per oltre 28 milioni di euro. Altro nome di rilievo è quello di Vincenzo Aprea, 30 anni, di Napoli, legale rappresentante di una società d’auto “priva di redditività”, che avrebbe comunicato crediti per 12,6 milioni di euro.
E ancora: Benedetto Averna (Milano) con 7,3 milioni di euro, Salvatore Diana (Casal di Principe) con 3,5 milioni e Salvatore Badami (Bolognetta) con una presunta truffa da 10,6 milioni. Raffaele Di Resta, di Grazzanise, avrebbe invece maturato crediti fittizi per circa 810mila euro.


Non solo superbonus: truffe anche su bonus affitti. Non si tratta solo di frodi legate al superbonus 110% o al bonus facciate. Anche incentivi minori, come il bonus affitti, sarebbero stati oggetto di raggiri. Due cittadini di origine pakistana, Zain Abdulla e Naveed Ahmed, sono accusati di aver presentato domande per immobili mai esistiti, tentando di ottenere centinaia di migliaia di euro di fondi pubblici.

Le

indagini, condotte in sinergia tra la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate, hanno rivelato un complesso sistema in cui alcune persone fungevano da prestanome, intestandosi società o pratiche per conto di terzi, allo scopo di generare e monetizzare crediti inesistenti.
Con la chiusura della fase investigativa, l’inchiesta entra ora nel vivo: il pm Giovanni Corona dovrà valutare, sulla base del materiale raccolto, chi dovrà affrontare il processo e per quali capi d’accusa sarà richiesto il rinvio a giudizio