CUB e ombre di CAMORRA. Il fratello del suicida: “L’ingegnere Zivolo mi disse che Emilio Chianese comandava al Consorzio di Bacino”. Ciccio Paolo, ci fa capire?

22 Novembre 2020 - 12:59

Più pagine leggiamo e più questa vicenda assume significati che vanno al di la del fatto giudiziario così com’è stato configurato nei documenti che non hanno convinto il tribunale del Riesame

 

TRENTOLA DUCENTA – (g.g.) Certo è che se a dire la verità fosse l’ingegnere Antonio Zivolo, il quale ha affermato di non aver mai incontrato e addirittura di non conoscere i fratelli Giuseppe e Luigi Giuliano, quest’ultimo, oltre ad essere un bugiardo matricolato, sarebbe anche buono per inventare fiction o gialli di fantasia.

Questo perchè quando Luigi Giuliano ha raccontato ai magistrati della Dda di Napoli dei contatti avuti con gli ingegneri del Consorzio unico del bacino dei rifiuti delle province di Caserta e di Napoli, il già citato Antonio Zivolo e  Andrea Improta, è stato sempre prodigo di particolari, dispensando dettagli che a nostro avviso sono degni almeno di rispetto e che se non costituiscono sicuramente un elemento decisivo per mettere in piedi quei gravi indizi di colpevolezza che sono alla base dell’emissione di misure cautelari, limitative della libertà personale, così come del resto ha sancito recentemente il Riesame, decretando la scarcerazione di Emilio Chianese e non solo, per un giornale come il nostro, invece, che non ha, fortunatamente, l’incombenza pesantissima di decidere sulla libertà di una persona indagata, si configurano come elementi molto più convincenti rispetto alla semplice asserzione negativa di Zivolo ed Improta, i quali affermano di non aver mai avuto rapporti con i due imprenditori di Villaricca, uno dei quali, Giuseppe, suicidatosi dopo essere stato schiacciato dai debiti cravattari.

Sempre nell’ordinanza che stiamo esaminando, cioè quella che in un primo tempo ha portato all’arresto di Emilio Chianese, suocero del sindaco di Aversa Alfonso Golia, di Antonio Sarracino, che di Emilio Chianese è consuocero e la cui figlia, dunque, è cognata del primo cittadino normanno Golia, ci siamo imbattuti stamattina in una dichiarazione che consideriamo molto interessante soprattutto per quello a cui noi teniamo di più in questo momento: stabilire il modo con cui il consorzio unico di bacino (che, ricordiamo, è la risultante della fusione dei vecchi consorzi d’ambito Ce2, Ce3 e Ce4), viene amministrato, peraltro da una gestione di liquidazione, al cui vertice c’è il professionista sammaritano Ciccio Paolo Ventriglia, nominato, a suo tempo, dai presidenti delle province di Napoli e Caserta e in grado di resistere in tutti questi anni, facendo resistere anche il suo importantissimo compenso mensile, mettendo a frutto la sua capacità di rendersi allo stesso tempo invisibile rispetto alle luci di una ribalta giornalistica e di avere comodo ed usuale accesso nelle stanze dei potenti che contano, e non solo dei potenti, della politica.

Spiega Luigi Giuliano ai magistrati che lui, letteralmente imbufalito per come era stato trattato nella vicenda relativa alla rottamazione dei camion del Cub, si era recato in più occasioni in quella che, aggiungiamo noi, per conoscenza storica, è l’antica e, diciamocela tutta, anche famigerata, sede del consorzio Ce2 in quel di Teverola, dove, evidentemente, anche a Consorzio incorporato nel Cub, lo Zivolo e forse anche Improta hanno continuato a stare.

Per la verità, Giuliano parla di tre o quattro incontri avvenuti tra il novembre 2017 e il febbraio 2018. Lì, come potrete leggere dallo stralcio che pubblichiamo in calce, avrebbe chiesto a Zivolo di farlo lavorare per fargli recuperare i soldi che nell’operazione dei camion aveva perso. Ma, di fronte a questa richiesta, caricata anche dalle tensioni legate alla decisione dei fratelli Giuliano di non voler restituire i documenti relativi a quei veicoli e che ne attestavano uno status fuorilegge in quanto gravati da fermo amministrativo e da altre magagne, Zivolo divenne una sorta di muro di gomma. E qui la frase che merita, a nostro avviso, di essere correttamente indagata da un punto di vista giornalistico: “Devi andare a parlare con Chianese, in quanto lui è il referente del bacino”.

La parte finale di questo interrogatorio di Luigi Giuliano riguarda le fasi successive, l’intervento di Antonio Sarracino che cerca di organizzare un altro incontro tra i Giuliano ed Emilio Chianese, a cui però i due fratelli non vanno. Infine, le pec spedite a consorzio unico di bacino affinchè qualcuno che lo rappresentasse, in via ufficiale, passasse per gli uffici dei Giuliano per ritirare la documentazione relativa ai camion.

Infine, una rivendicazione orgogliosa: “Noi chiedevamo un lavoro di 20mila euro e non certo che questa cifra ci fosse regalata“.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA