Donatella Cagnazzo: altro incarico dalla Provincia gratuito barra 5 mila euro. Cosa si fa per campare? La festa più “cafonal” dell’estate a Caiazzo con Zannini, Olga Diana e compagnia

25 Settembre 2023 - 18:40

In calce all’articolo la determina del rinnovo di un incarico definito gratuito ma che totalmente gratuito non è. Il particolare del termine infinito dei suoi servigi al Museo Campano

CASERTADonatella Cagnazzo, già dal 2021, svolge la funzione di Project Manager per la realizzazione di eventi presso il Museo Campano di Capua.

Nei giorni scorsi, precisamente il 20 settembre, questo incarico le è stato riconfermato attraverso una determina firmata dal dirigente Gianni Solino, in qualità di direttore, che prevede anche un rimborso spese da 5 mila euro senza un limite di tempo, visto che nell’atto non emerge un termine in cui questo incarico finirà.

Come detto già a suo tempo, in tutta franchezza non possiamo contestare questa nomina con una valutazione che attraversi e sviluppi una questione di contenuto. Cagnazzo ha una certa esperienza quale organizzatrice di eventi e anche la relazione con lo spessore culturale di quello che è il museo, propriamente detto, più importante della provincia di Caserta, al di là della Reggia, che è museo, ma è anche tanto altro.

Non è una sprovveduta, visto che da anni svolge la funzione di responsabile casertano del Fondo Ambiente Italiano, o Fai, che dir si voglia, che pur approcciando la materia dei beni d’identità nazionale soprattutto da un punto di vista ambientale, finisce fatalmente per incastrare questo aspetto con i beni culturali, architettonici, archeologici che insistono dentro al grande paesaggio del giardino d’Italia.

La questione è un’altra ed è di carattere politico. All’amministrazione provinciale, proprietaria del Museo Campano di Capua, non c’è nulla di gentile.

Se analizziamo le carte d’identità del presidente, dei consiglieri provinciali, di larga parte dei funzionari, ci rendiamo conto che non può esistere un solo pensiero che li percorra, attivato e animato da una sensibilità della cultura e delle bellezze storico-identitarie della Provincia di Caserta.

Ci rendiamo conto noi e si rendono conto tutti quelli che, come noi, incrociano ogni giorno l’impegno di dover dar notizia e di dover valutare il modo con cui Giorgio Magliocca e tutti i suoi amministrano le ingenti risorse messe a loro disposizione dalle casse pubbliche dello Stato, della Regione Campania, dell’Europa e anche quei soldi che la Provincia introita direttamente attraverso il gettito derivato da alcune imposte, da alcune tasse e da alcuni tributi.

Una catena di montaggio. Decine e decine di assunzioni clientelari, un’impressionante sequenza di centinaia e centinaia di gare e affidamenti attribuiti sempre, costantemente ad imprese dell’agro Aversano e del triangolo Casal di Principe-San Cipriano-Casapesenna in particolare. Una canalizzazione di denaro pubblico che neppure ai tempi di Sandokan, neppure ai tempi di Sandrino Diana si è mai sviluppata con tale impeto.

Dunque, la nomina di Cagnazzo, al di là delle sue qualità professionali e personali che non discutiamo, non può non appartenere a queste modalità di azione da questa e questa sola formae mentis.

Per lavorare alla Provincia bisogna essere amici di Giorgio Magliocca e/o Stefano Graziano. Ma se sei amico di Giorgio Magliocca e/o Stefano Graziano e non Giovanni Zannini, ciò può costituire un problema.

Perché Zannini oggi è talmente potente, o meglio, è talmente potente il sistema con cui ha fatto accrescere il suo potere nel silenzio e nell’inazione di chi avrebbe avuto svolgere il dovere di controllo arbitrale, da essere in grado di imitare gli Stati Uniti d’America, la Russia, una volta Urss, la Gran Bretagna, la Francia, cioè le quattro potenze vincitrici della II° Guerra Mondiale, e la Cina, inserita in seguito, esprimendo il potere di veto, così come queste nazioni possono fare nell’ambito del Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

E allora la mente non può non andare alla festa, organizzata con grande raffinatezza nel resort più accorsato di Caiazzo, Tenuta San Bartolomeo, degli ultimi giorni dello scorso luglio.

La Cagnazzo, da par suo, coinvolgendo anche la sua amica chef Rosanna Marziale, ha prodotto degli inviti a quella festa e oltre a quelli previdibilissimi del suo amico di sempre, Stefano Graziano, per il quale si è schierata alle ultime elezioni politiche, sono partite anche quelli per Giovanni Zannini. Ma non solo.

Non sappiamo se Giorgio Magliocca, pur invitato, è stato presente. Sicuramente lo era Olga Diana, questa ragazza aversana, medico con laurea conquistata in Romania (ma questo non significa che a priori non possa essere un valente dottore), che Zannini ha voluto fosse nominata vicepresidente della Provincia, carica che ha acquisito a qualche mese di distanza dal suo fidanzamento con Emiliano Casale, recordman di preferenze a pari punti con Massimiliano Marzo alle ultime elezioni comunali di Caserta, in una condizione nuova, attraverso la quale Zannini ha visto accrescere la sua influenza anche nel comune capoluogo, dove si è già messo a supporto delle ambizioni – tutt’altro che segrete – di candidarsi a sindaco, sostituendo Carlo Marino a conclusione di questa consiliatura.

Se la Cagnazzo ha organizzato quella festa, in quel modo, con quegli invitati, certamente non l’ha fatto per il piacere di farlo. Serviva anche per ufficializzare l’ingresso dello Zannini in quello che la stessa Cagnazzo “si vende” come un salotto buono, fatto di gente raffinata.

Forse lei lo è stata, forse lo è ancora, forse lo sarà per attitudine. Forse lo chef Rosanna Marziale serve a garantire qualità e talenti. Ma leggendo l’elenco degli invitati, l’ottimo Roberto D’Agostino e il suo Dagospia non avrebbero avuto il minimo dubbio nell’inserire l’evento nella seguitissima rubrica del cafonal.

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