Duplice omicidio fuori le scuole medie. Il processo rinviato, tensione all’ingresso di D’Angelo
20 Febbraio 2020 - 18:52
SAN FELICE A CANCELLO – E’ prevista il 25 marzo prossimo, a quasi un anno dall’episodio criminale, la sentenza al termine del processo celebrato con il rito abbreviato a carico di Francesco D’Angelo, il 53enne di Durazzano che dallo scorso 1 aprile è in carcere con l’accusa di aver ucciso a colpi di fucile, nel pomeriggio del 31 marzo dello scorso anno, a Durazzano, Mario Morgillo, 68 anni, e suo genero, Andrea Romano, 49 anni, entrambi di San Felice a Cancello.
Questa mattina nell’aula del tribunale, all’arrivo dell’imputato, scortato dalla polizia, non è mancato qualche momento di comprensibile tensione subito superato.
L’uomo, il giorno dell’omicidio, dopo pranzo, si era accorto, mentre era a bordo del suo furgone, di essere seguito dalla Ford Focus sulla quale viaggiavano Morgillo e Romano.
Preoccupato, aveva allertato i carabinieri, poi, non avendo più visto quella macchina, aveva pensato che tutto fosse tornato alla normalità. Per questo si era fermato in piazza Galilei, nei pressi di un bar e della scuola media, dove, all’improvviso, si era trovato di fronte, peraltro contromano, la Ford Focus, che il conducente – aveva aggiunto – aveva parcheggiato in modo da sbarrargli il transito.
Secondo D’Angelo, i due occupanti sarebbero scesi impugnando una pistola e lui, a quel punto, aveva fatto altrettanto, uscendo dall’abitacolo e sparando. Poi si era allontanato ed aveva fatto scattare l’allarme.
Un delitto con uno sfondo rappresentato dalla conflittualità esistente con i Morgillo, nata nell’aprile dello scorso anno, quando a Santa Maria a Vico l’allora 51enne era rimasto coinvolto in un incidente, finito al centro di un procedimento della Procura di Santa Maria Capua Vetere, con Gennaro Morgillo, allora 30enne, figlio di Mario.
I due si erano poi incrociati a distanza di alcuni mesi, quando lo stesso 30enne si era trasferito a Durazzano perché colpito dal divieto di dimora nella provincia di Caserta. Una situazione inevitabilmente complicata, rapporti tesi. Infine, la domenica prima del delitto, lo ‘scontro’ in un bar.