ELEZIONI REGIONALI. Alè! Iniziato il divertimento delle “bacchette cerebrali” targate Stefano Graziano, che provoca Oliviero proponendo Massimo Schiavone nel Pd

11 Agosto 2020 - 19:21

ORA, NEL PD, VA DI MODA IL CANDIDATO DI…SCORTESIA. Com’era normale attendersi, il livello in queste ultime ore si sta ulteriormente abbassando. A tutto si pensa fuorché al popolo e ai suoi bisogni, tra posti di lavoro a tempo determinato elargiti a gò-gò e vagonate di quattrini rovesciati sul tavolo elettorale. A questo punto, facciamo dimetter il sindaco di Caserta, Marino o di Aversa, Golia, così facciamo “bacchetta, bacchettona e controbacchetta”

CASERTA (g.g.) – Conosciamo bene la testa di Stefano Graziano. Negli ultimi anni si è solamente peggiorata, incattivendosi e incarognendosi, soprattutto da quando ha avuto la necessità, per salvare la propria carriera politica, di rapportarsi a questo territorio e le sue più scintillanti eccellenze economiche, culturali, morali e ci fermiamo qui per carità di patria. Ma il tessuto connettivo è sempre quello.

Di Pierferdinando Casini, l’ex segretario del Pd, Pierluigi Bersani disse una volta che sarebbe morto “di tattica”, costruendo tanti di quei rovelli da non capirci niente nemmeno lui.  Graziano, che a Casini è stato anche vicino attraverso Marco

Follini, potrebbe morire, invece, a colpi di “bacchette“, un sottoprodotto meno nobile e meno emancipato, più ruspante e autoctono rispetto alla tattica, ma che rappresentano a loro modo un disvalore che vale in un contesto in cui i contenuti non contano un cazzo e tutte le partite si giocano nella relazione, nei bracci di ferro, nei giochi delle parti tra gli interessi personali spesso miseri e miserabili di questo o di quell’altro politico.

L’insistenza con cui Graziano sta portando avanti, in maniera chiaramente strumentale, l’ipotesi di una candidatura di Massimo Schiavone nel Partito democratico, trova sì un apparente fondamento logico nella ragione che un impiego del post adolescente sessano potrebbe consentire (Ma a quale costo? In quale modo?) di raggiungere un numero sufficiente di voti per garantirsi i due seggi che consentirebbero sia a Graziano sia a Gennaro Oliviero di entrare in consiglio regionale. Ma in realtà questo, la proposta pervicace della candidatura di Schiavone, è solo un pezzo della bacchetta, per di più non un pezzo turgidissimo. Perché, pur accettando, in linea di principio, un’altra candidatura forte nella lista del Pd, forte perché abbiamo guardato e raccontato, mai smentiti, durante queste settimane cosa abbia combinato con certe assunzioni il papà di Massimo Schiavone, non si è mai visto che un consigliere regionale uscente debba fronteggiare la concorrenza nello stesso partito di un suo concittadino, per di più presidente del consiglio comunale in quella Sessa Aurunca in cui l’uscente Oliviero risiede. E’ talmente forte, ovvio, questo argomento che  non ci sarà alcun dubbio nel momento in cui l’ipotesi Schiavone tramonterà e si capirà bene quale sia l’obiettivo reale che Graziano vuole raggiunger, utilizzando ‘sto povero (beh, povero povero non proprio) ragazzo sballottolato di qua e di là.

Perché se, come non è, l’idea di Schiavone fosse autenticamente perseguita, a questo punto, l’Oliviero potrebbe proporre al tavolo di una stralunatissima direzione regionale del Pd, la cui riunione è in atto a Napoli in questi minuti, di far dimettere il sindaco di Aversa, Alfonso Golia o quello di Caserta, Carlo Marino, entrambi schierati con Stefano Graziano, per candidare uno dei due alla Regione. Attenzione, non un Franco De Michele, che nonostante i 4 anni e passa di super-assessorato, ha potuto un po’ rafforzarsi elettoralmente a Caserta ma, trattandosi di uno che dalla politica ha soprattutto avuto, resitutendo poco o nulla al bene comune o anche semplicemente al bene individuale di tipo clientelare, non potrà mai essere un mattatore di preferenze, alla stregua di un Massimo Schiavone, pronto a mettere sul tappeto una vagonata di euro e un bel po’ di assunzioni nelle proprie strutture sanitarie, che sono sì private, ma che esistono, hanno avuto successo e hanno macinato fatturati perché la regione Campania (lo ripetiamo per l’ennesima volta) ha sganciato milioni, milioni e ancora milioni di euro a titolo di corrispettivo per le convenzioni.

Insomma, si tratta di una schermaglia che durerà ancora qualche ora, forse qualche giorno, alla ricerca di candidati che a questo punto potremmo definire di “scortesia”, piuttosto che di”cortesia” o di “testimonianza”. Candidati messi lì, non tanto per far aumentare i voti del partito, ma per farli perdere a questo o quell’altro competitor, a favore di questo o di quell’altro concorrente interno.