Emanuele ucciso a coltellate dopo la lite. Per la Corte d’Appello fu omicidio volontario, nessuna legittima difesa

25 Ottobre 2023 - 18:26

Il giovane fu ammazzato in piazza Bellini.

AVERSA/CASAL DI PRINCIPE. Non ci fu legittima difesa nella morte di Emanuele Di Caterino, ucciso a coltellate il 7 aprile del 2013 in piazza Bellini, ad Aversa. L’ultima sentenza, in questo travagliato processo, è stata emessa dalla Corte di Appello di Napoli: Agostino Veneziano, di 27 anni, è stato condannato a otto anni di reclusione. 

Si trattava del sesto procedimento penale ed ora, lette le motivazioni, la Corte sancisce che non ci sono prove che giustifichino l’uso del coltello da parte di Veneziano. Per lui la condanna per il reato di omicidio volontario con l’attenuante della provocazione.

Il primo processo ad Agostino Veneziano si svolse nel 2014 con rito abbreviato davanti al giudice monocratico del tribunale dei minori, che lo condannò a 15 anni,  ma il verdetto fu poi annullato dalla Corte di Appello che ritenne che il processo si sarebbe dovuto svolgere davanti al tribunale in composizione collegiale. Al termine del nuovo processo di primo grado, l’imputato fu quindi condannato ad otto anni, poi a 10 anni in Appello, verdetto annullato ad inizio
2023 dalla Corte di Cassazione, che ha rinviato gli atti ad una nuova sezione della Corte di Appello di Napoli per il sesto processo, che si è concluso, appunto, a luglio 2023.

 “Dopo dieci anni io e la mia famiglia abbiamo diritto ad avere giustizia per l’omicidio di Emanuele. Vedere il suo assassino che cammina a testa alta e passa anche davanti casa, è qualcosa di terribile. Lo Stato deve punire chi ha sbagliato, altrimenti che esempio diamo ai giovani”. A parlare, in quell’occasione, fu Amalia, che per tutti è ormai solo la “mamma di Emanuele”. In teoria, ora, potrebbe esserci anche un settimo processo per un eventuale altro passaggio, a quel punto definitivo, in Cassazione. Amalia (difesa da Maurizio Zuccaro) nel frattempo ha scritto lettere e appelli affinchè l’assassino del figlio fosse ristretto in carcere, ha parlato in Parlamento e a tanti ragazzi nelle scuole contro il bullismo. “Agli altri miei tre figli – ha spiegato la mamma – non ho mai fatto pesare la mia battaglia per avere giustizia, ma loro mi chiedono, e me lo chiedo anch’io, qual è il senso di avere tanto battagliato nelle aule di giustizia se ancora giustizia non è stata fatta?”