ESCLUSIVA CASERTACE. Il racconto bomba di Giulio Facchi: “Incontrai Carusone, agente dei servizi segreti e amico di un noto giornalista. Vi spiego gli ecofurbi e gli ecocamorristi”
7 Novembre 2018 - 13:14
CASERTA (Tina Palomba) – Siamo in attesa della sentenza, quindici anni dopo i fatti contestati, che la cronaca di questi ultimi giorni trasforma in fatti attuali. Alla fine del mese la Corte di Appello di Napoli deciderà nel merito dello smaltimento illecito dei rifiuti in Campania tra il 2001 e il 2003, gli anni della prima emergenza che si trasformò anche in un immane disastro ambientale (CLICCA QUI PER LEGGERE LE RICHIESTE DI CONDANNA DELLA PROCURA GENERALE).
Uno dei protagonisti, assieme a Cipriano Chianese che era il titolare della discarica Resit, è Giulio Facchi, 63 anni, milanese. Condannato a cinque anni in primo grado, due settimane fa si è visto richiedere dalla Procura generale, come si può leggere dal link in alto che riporta all’articolo da noi pubblicato in proposito, una condanna a quattro anni e sei mesi, con uno “sconto” di un anno rispetto a quella incassata alla fine del processo di primo grado.
E’ proprio lui, l’ex subcommissario, chiamato a gestire l’ emergenza rifiuti in Campania all’epoca del presidente Antonio Bassolino, a rilasciarci un’intervista svelandoci altri segreti sulla trattativa Stato-camorra e a fare dei collegamenti tra l’emergenza di allora e quella che stiamo vivendo nella Terra dei Fuochi.
Una volta faceva il fisico, poi è passato al settore dei rifiuti. Oggi che lavoro fa?
“Vivo a Milano e mi occupo di ambiente e di immigrati. Attendo con serenità questa sentenza perché mi auguro che si chiuda quanto prima e nel migliore dei modi questo brutto capitolo”. Giulio Facchi ci risponde con accento meneghino e nelle sue parole si avverte una certa amarezza soprattutto perché il discorso scivola sulla sua vicenda processuale che è ancora aperta.
In più occasioni lei ha parlato di questa trattativa Stato-Camorra nel settore dei rifiuti. Ma può essere più preciso? Durante quei vertici svoltisi tra la provincia di Caserta e quella di Latina si parlò del territorio di Terra di Lavoro? Lei ha mai incontrato rappresentanti politici casertani?
“L’incontro avvenne nel parcheggio dell’area di servizio di Teano e mi portarono in una villa tra Formia e Gaeta. C’erano tre persone dei Servizi. Uno era di Roma, l’altro era una persona che aveva gestito l’emergenza del G8 a Genova e un altro era di Marcianise, Angelo Carusone, il solo di cui ricordo il nome”
Incontrò Carusone e gli altri suoi colleghi in altre occasioni? O fu l’unico contatto?
“La cosa che mi sorprese fu che dal Commissariato per l’emergenza rifiuti mi chiesero di quel colloquio, a riprova che i servizi avevano un canale aperto anche con i vertici. In un caso, fui io a fissare un incontro pure con Bassolino perché in altre occasioni mi ero incontrato con un altro funzionario, almeno tre, quattro volte. Carusone era un personaggio molto ben infiltrato negli ambienti istituzionali. Mi volle incontrare più volte e mi parlava della Iacorossi. Voleva sapere informazioni riservate. Era molto amico di un giornalista importante del Mattino. Carusone poi si è arrabbiato con me, perché a seguito del fatto che lo avevo citato nei miei interrogatori con la magistratura, è stato costretto ad andarsene dai Servizi in modo anticipato”.
Secondo lei c’è un filo rosso che unisce l’emergenza dei rifiuti di allora e quella che stiamo vivendo ora?
“Senz’altro l’emergenza di oggi è strutturale. Partiamo da alcuni punti. E’ vero che c’è stata una cattiva gestione di questo settore. Ma non è solo un problema campano. I roghi dei siti si verificano ovunque, non solo al Sud. L’emergenza di oggi è nata dalla chiusura dell’esportazione dei nostri rifiuti in Cina. Mi riferisco allo smaltimento di plastica e carta. Poi io ho coniato due termini, ecofurbi ed ecocamorristi. Il confine tra queste figure è labile. Queste società che gestiscono i rifiuti hanno cambiato nome ma i soggetti che ci lavorano sono sempre gli stessi, appartenenti alle stesse famiglie. Poi c’è anche la questione da affrontare, di cultura. Ci sono alcuni comuni che producono troppo immondizia. Una questione di accorpamenti di bacini”.
Verrà a Napoli per la sua sentenza?
“Penso di no perché, questa storia mi ha procurato una lunga sofferenza”.