ESCLUSIVA. Truffa da quasi 7 milioni di euro. Indagati due notissimi imprenditori di MONDRAGONE

8 Maggio 2025 - 12:55

Oltre all’indagine di cui abbiamo scritto ieri, che ha portato all’arresto di altri due operatori del settore, anch’essi mondragonesi, c’è un altro filone, aperto ugualmente dalla Procura Europea

MONDRAGONE – Accuse molto gravi sono state formulate nei confronti di due noti imprenditori di Mondragone, Mario Malaspina, 49 anni, e sua moglie Carmela Lisita, 53 anni, dalla Procura Europea con sede a Napoli. L’ordinanza che ieri ha portato all’arresto di altri due imprenditori mondragonesi del settore agricolo, Gennaro Bianchino e sua figlia Concetta, ci ha spinti a incrociare le ricerche.

Così ci siamo resi conto che le indagini sono più di una, e sono tutte nelle mani della Procura Europea, che si occupa esclusivamente di reati ai danni dell’Unione Europea e delle sue istituzioni. Mario Malaspina e Carmela Lisita sono stati sottoposti anche a perquisizioni domiciliari, così come le sedi della Cooperativa

Agricola Sant’Isidoro e della Agricola della Pace – Cooperativa Agricola, la prima rappresentata giuridicamente da Mario Malaspina in qualità di amministratore, la seconda – che l’autorità giudiziaria ritiene comunque sotto il suo controllo – dalla moglie Carmela Lisita.

Il reato ipotizzato è quello di truffa ai sensi dell’articolo 640-bis del Codice Penale, che prevede pene tra i 2 e i 7 anni per chi ottiene finanziamenti pubblici, anche di origine europea, in maniera fraudolenta. Ciò in relazione anche al reato base previsto dall’articolo 640, comma 1, che disciplina la truffa ai danni dello Stato, della Regione o dell’Unione Europea.

L’ipotesi di reato è così formulata: esiste un’associazione, la Ortofrutticoltori Agro Soc. Coop. Agricola a R.L., con sede a Scafati e rappresentata legalmente da Vincenzo Di Massa (anch’egli indagato), che – sulla carta, e mai come in questo caso l’espressione è più appropriata – presentava all’Unione Europea dati di produzione come somma delle cooperative associate. La Procura ha rilevato che le due cooperative mondragonesi avevano predisposto documentazione contabile e documenti di trasporto al solo scopo di incrementare, in modo meramente fittizio, il volume della produzione commercializzata dall’associazione, inducendo in errore l’UE, l’AGEA e la Regione Campania circa l’esistenza e la permanenza dei requisiti per il riconoscimento come Organizzazione di Produttori.

Attraverso questo meccanismo, si sarebbero fatti erogare indebitamente finanziamenti legati ai Programmi Operativi nel settore OCM ortofrutta, per un importo complessivo di circa 6.825.074,24 euro.

Questa è la struttura portante dell’accusa, in un’inchiesta che – a quanto ci risulta – è ancora in corso.

Il rapporto tra l’associazione di Scafati e le due cooperative mondragonesi era, di fatto, fittizio, ed esisteva unicamente per far transitare documentazione utile a ottenere ingenti finanziamenti. Che tale rapporto fosse solo di facciata, secondo la Procura Europea, è dimostrato da una precisa affermazione contenuta negli atti:

“L’Associazione Ortofrutticoltori Agro Soc. Coop. Agricola a R.L. dichiarava fittiziamente di porre in essere, in favore dei propri associati, azioni di indirizzo, pianificazione e coordinamento della produzione e commercializzazione di prodotti agricoli, nonché di fornire indicazioni sulle colture da realizzare, assisterli nella commercializzazione e promozione dei loro prodotti, e metterli in contatto con distributori, piccoli e grandi. In realtà, dalla documentazione acquisita emergeva che la Cooperativa Agricola Sant’Isidoro e la Agricola della Pace – Cooperativa Agricola a R.L. (riconducibili a Malaspina e Lisita) non intrattenevano alcun rapporto commerciale con l’associazione, la quale si limitava a richiedere ai propri associati la comunicazione dei dati fatturati, da dichiarare poi a nome della stessa O.P., in contrasto con l’art. 152 del Regolamento UE n. 1308/2013, che impone alle Organizzazioni di Produttori richiedenti il contributo di svolgere almeno un’attività comune di servizi funzionali agli obiettivi del regolamento”.

Va da sé che, su queste basi, risulterebbe anche compiuto un illecito amministrativo, in violazione dell’articolo 24, commi 1 e 2, del D. Lgs. 231/2001, che impone l’adozione di modelli organizzativi e gestionali idonei a prevenire la commissione di reati come la truffa in danno dell’UE, nonché un’adeguata vigilanza da parte degli organismi di controllo preposti.