ORE 19.05. ESCLUSIVA CASERTACE. Il nome dell’imprenditore del presunto voto di scambio di Danilo D’Angelo. Vi raccontiamo tutti i particolari inediti di ciò che è successo da luglio fino al 5 agosto

2 Novembre 2020 - 19:07

La rottura tra il candidato sindaco e Chiavaroli ha fatto sì che quest’ultimo si recasse da Peppe Vozza, il quale, davanti a due testimoni (all’interno il nome di uno dei due), ha registrato tutto il racconto, acquisendo altre registrazioni che lo stesso Chiavaroli aveva fatto dei suoi colloqui con D’Angelo

CASAGIOVE (g.g.) – Come si è potuto capire dal comunicato stampa diramato l’altro giorno dalla procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere

, non c’è stata alcuna fuga di notizie. Noi di CasertaCe siamo stati bravi ad intercettare proprio il giorno prima delle elezioni la notifica del decreto di conclusione delle indagini ai danni di Danilo D’Angelo. Successivamente abbiamo scritto una piccola parte della storia, relativa alle conversazioni tra lo stesso D’Angelo e Ottavio Chiavaroli, registrate da quest’ultimo. Leggendo il comunicato abbiamo capito, però, che la struttura portante della storia non siamo riusciti ad intercettarla neppure noi. E ovviamente, dopo il comunicato, non è stato difficile farlo.

Ricapitoliamo brevemente, D’Angelo e Chiavaroli vanno d’amore e d’accordo nel mese di maggio, di giugno e forse anche in buona parte di quello di luglio. D’altronde, il Chiavaroli lo confermò lui stesso in un’intervista, da noi già citata, pubblicata in rete proprio durante quel periodo.

Poi qualcosa si è rotto. Pare che ci siano state dei duri faccia a faccia, delle discussioni dalle quali Chiavaroli è uscito seriamente adirato nei confronti del candidato sindaco. Attenzione, però, durante il periodo dell’armonia, proprio attraverso Ottavio Chiavaroli, D’Angelo era entrato in contatto con quello definito dalla procura “un noto imprenditore”. Ve lo diciamo noi chi è questo noto imprenditore: trattasi di Nicola Casertano, casagiovese, in passato titolare di un negozio di pezzi di ricambio nella zona della statale Appia, di fronte ad uno dei negozi di Coscia e all’ex bar Fiaba. Oggi, quell’attività è chiusa, ma forse solo perché Nicola Casertano si è ingrandito e ha avuto un gran successo, al punto da insediare la propria azienda specializzata in vendita all’ingrosso di autoricambi e affini nella zona industriale di San Marco Evangelista. Un successo dimostrato anche dai 70 dipendenti su cui il Casertano può contare.

Chiavaroli era, e probabilmente ancora è, un suo dipendente. Ed è probabile che abbia esposto a D’Angelo il problema di quella fognatura, di cui si parla nel comunicato della Procura, che va ad ostruire il passaggio, in pratica l’ingresso più favorevole, nella proprietà privata casagiovese di Nicola Casertano.

D’Angelo e Casertano sono entrati in contatto e l’imprenditore avrebbe anche assunto, non sappiamo con quali modalità, alcune persone segnalate dal D’Angelo. Su questo punto non c’è dubbio, dato che Nicola Casertano l’ha confermato nel corso di un interrogatorio tenutosi al cospetto di un sostituto procuratore della repubblica presso il tribunale sammaritano, titolare dell’indagine. In pratica, l’imprenditore avrebbe confermato la circostanza del contatto con D’Angelo, frutto della mediazione di Chiavaroli, e anche che lui e l’allora candidato sindaco in pectore abbiano discusso di quel passaggio costruito e anche di qualche assunzione, che a Nicola Casertano è stata suggerita proprio da D’Angelo.

Per intanto, quest’ultimo che, diciamocela tutta, non è proprio un drago di abilità, perché altrimenti sarebbe stato difficile che la procura acquisisse tali da chiedere un giudizio immediato, con un processo che probabilmente non passerà per l’udienza preliminare, è andato a litigare con Chiavaroli proprio nel momento potremmo dire meno adatto, considerando ciò che Chiavaroli sapeva del politico e dell’imprenditore suo datore di lavoro, della cui creazione era stato diretto artefice. Arrabbiatissimo, all’inizio dell’ultima decade di luglio, Chiavaroli ha contattato l’altro candidato sindaco, cioè Giuseppe Vozza, che, invece, è molto più scaltro di D’Angelo e ha chiesto al Chiavaroli un incontro nella sede del proprio comitato elettorale, nel quale, alla presenza di due testimoni, tra cui il candidato Pietro Menditto, che pure qualche sassolino dalla scarpa voleva toglierselo con D’Angelo, il quale, avendo candidato una sua cugina, non l’aveva voluto in lista, si è prestato. A registratore acceso, Chiavaroli ha raccontato la storia per filo e per segno. Insomma, è stato un 25 luglio da ricordare per Casagiove, forse secondo solo per importanza alla sfiducia votata dal Gran Consiglio del Fascismo contro Benito Mussolini, attraverso il cosiddetto “Ordine del giorno – Grandi”, proprio in questa data del 1943.

Dal 25 luglio al 5 agosto, giorno in cui Vozza ha presentato la denuncia ai carabinieri della stazione di Casagiove, sono trascorsi 10 giorni. Intanto, la voce si era sparsa, perché più di qualcuno, anche in considerazione della presenza di altre due persone oltre a Vozza e Chiavaroli, aveva narrato di ciò che era capitato nel comitato elettorale. Insomma, D’Angelo conosceva i fatti e nonostante questo ha deciso di candidarsi lo stesso, pur avendo tutte le possibilità di fare un passo indietro, visto e considerato che le liste sono state presentato il 20 agosto. Probabilmente, questo gli avrebbe risparmiato la durezza con cui la Procura, confrontandosi con gli elementi raccolti da Vozza, gli ha riservato, arrivando a chiedere addirittura l’arresto, collegando l’istanza, respinta dal Gip, al fatto che D’Angelo si fosse candidato a sindaco.

Ed ecco spiegata anche la motivazione, che aveva lasciato perplessi in molti, di una campagna elettorale condotta da D’Angelo con toni soffusi, se non addirittura dimessi. Il voler candidarsi per forza, ma non ne avremo controprova, gli è probabilmente costato anche il fatto della notifica arrivatagli a poche ore dall’apertura dei seggi elettorali.

Fin qui la storia. Una vicenda giudiziaria su cui, nei giorni scorsi, ha preso posizione anche l’avvocato Federico Simoncelli, difensore di Danilo D’Angelo, che ha soprattutto sottolineato l’anomala velocità con cui tutto e stato chiuso e definito dalla Procura. Tra 10 mesi inizierà il processo. Se D’Angelo, volendosi candidare per forza, ha fatto evidentemente precipitare le cose ai suoi danni, bisognerà capire se nel settembre 2021 comparirà in aula ricoprendo ancora la carica di consigliere comunale, dimostrando, dunque, di voler continuare a far politica, rilanciando la sfida della candidatura a sindaco nelle prossime elezioni o se, invece, vorrà togliere una carta dalle mani della pubblica accusa, rassegnando le dimissioni.