FRATELLI D’ITALIA a Caserta è una succursale di De Luca, Zannini e Magliocca. Altre deleghe alla naif Gabriella Santillo. Il serio pericolo che corre il partito della Meloni

11 Luglio 2022 - 18:33

Non pago del comunicato stampa con il quale coprì politicamente la concessione delle prime deleghe alla consigliera provinciale di Santa Maria C.V., oggi Marco Cerreto ne ha scritto un altro, il cui testo integrale pubblichiamo in calce all’articolo. A questo punto ci si chiede per quale motivo lui, Cangiano e la Santillo non se ne vadano in questo movimento dei Moderati che, a dispetto del nome, è totalmente controllato dal governatore della Campania e dal figlio quest’ultimo, deputato e vicecapogruppo del Pd alla Camera

CASERTA (gianluigi guarino) Marco Cerreto è una persona con cui abbiamo sempre avuto un discreto rapporto. Non è che sia uno di quelli che ci entusiasma per come articola la sua relazione con il concetto di lavoro, agganciato provvidenzialmente al ministero delle Risorse Agricole al tempo in cui era titolare di quel dicastero Gianni Alemanno, lo stesso che avrebbe assunto poi, da sindaco, Giorgio Magliocca al comune di Roma.

Qualche mese fa gli abbiamo usato il garbo – dovuto a una persona comunque educata – di fronte a un incredibile comunicato stampa in cui da commissario provinciale del partito della Meloni che riteniamo, con De Luca e chi lo appoggia, non voglia avere nulla a che vedere, né oggi  né mai, copriva politicamente, certificandolo, la nomina della consigliera provinciale Gabriella

Santillo, eletta nella lista di Fratelli d’Italia in appoggio al candidato presidente Stefano Giaquinto, lo scorso 18 dicembre, a delegata alle Pari opportunità, alla Transizione digitale ed alle Opere pubbliche.

Ora, per la Santillo vengono aggiunte Programmazione scolastica e Cultura. Una delega, quest’ultima, che le andrà sicuramente a pennello. Sulla notizia della prima assegnazione di deleghe, risalente al 17 aprile, scrivemmo due articoli e cercammo di spiegare che un partito come Fratelli d’Italia, se vuol continuare a vivere bene, cioè ad intercettare il consenso della gente, non si potrà mai e poi mai trasformare in una sorta di Democrazia cristiana, anzi nella corrente dorotea della Dc.

Vede, commissario Cerreto sarebbe interessante chiedere alla Meloni se vuol prendere un caffè con noi due davanti a un qualsiasi bar di Roma. E sarebbe interessante sapere cosa pensa la presidente di Fratelli d’Italia dei concetti, degli argomenti espressi nell’incipit di questo articolo. La nostra argomentazione, infatti, contiene dei punti di analisi strutturali, inemendabili, che non vuol dire, certo, indiscutibili.

Fratelli d’Italia è un partito di destra, di una destra modernizzata grazie anche al dato generazionale che connota molta parte della classe dirigente, a partire dalla stessa Meloni, ma pur sempre un partito di destra, che intende conservare, capito? Conservare, come fanno i tories in Gran Bretagna, i valori di una tradizione che va adattata ai tempi moderni, ma che non va destrutturata.

Per cui, un partito di destra non potrà mai allearsi con un presidente della Regione di sinistra, peraltro con un trascorso da dirigente del Partito comunista italiano. Per farle capire, commissario Cerreto, perché a questo punto riteniamo che lei non l’abbia capito o non lo voglia capire, quanto sia importante per Fratelli d’Italia e per Giorgia Meloni l’elemento della chiarezza, della coerenza politica, la testimonianza di un trasparente idiosincrasia per le formule politiche confuse, bizantine, che mettono insieme tutto e il contrario di tutto, basta valutare, con onestà intellettuale, ciò che la leader nazionale ha deciso sula posizione da avere nei confronti del governo Draghi, quando questo è nato.

Pur avendone la possibilità, Fratelli d’Italia non è entrato in questa maggioranza ed è, invece, rimasto all’opposizione. Eppure, si trattava di un esecutivo che, forse per la prima volta, non spacciava per questioni cruciali, per emergenze epocali quei motivi che ne avevano determinato la nascita, visto che quei motivi erano reali, effettivi; perché il Covid è stata ed è ancora oggi la pandemia più grave e più importante abbattutasi sul mondo da più di un secolo a questa parte, cioè dalla febbre Spagnola; perché la guerra in Ucraina è stato il primo episodio, dal maggio, vabbè, facciamo dall’agosto (così ci mettiamo anche i giapponesi) del 1945, in cui ci si è trovati di fronte a un conflitto (non era così, infatti, per la ex Jugoslavia), di tipo Ottocentesco e Novecentesco, scatenatosi, cioè, per l’invasione di una nazione da parte di un’altra nazione, che puntava a conquistare, e ad annettere la prima.

Insomma, i motivi per entrare nel governo Draghi c’erano e probabilmente, per secoli e secoli, non si ripeteranno più con la stessa forza, con lo stesso effettivo portato di emergenze globali rispetto a quanto è capitato già negli anni scorsi e sta capitando ancora in questo presente.

Più che un no della Meloni e di Fratelli d’Italia, caro commissario Cerreto, quello opposto alla formula dell’Unità nazionale ha costituito una rivendicazione del diritto ad essere attori, interpreti di una politica chiara, semplice, comprensibile, che al popolo sovrano dice: ok, se ci votate e ci date il mandato in base al programma da noi presentato, ci assumiamo responsabilità di Governo, mentre se nell’esecutivo dobbiamo entrarci dalla porta di servizio, con formule pasticciate, le quali, pur giustificate in parte dall’emergenza, non aiutano certo la gente a capirci un fico secco, preferiamo stare fuori, contribuendo, senza problemi, avendo noi, quale oggetto sociale, quale mission del nostro partito, la difesa della nazione, all’attuazione di quelle misure che servono a fronteggiare i guai, i problemi, soprattutto di tipo economico, causati dalla guerra oggi ed, eventualmente, domani per quanto riguarda altri problemi assimilabili, sempre, però, all’opposizione, nel caso in cui  Fratelli d’Italia non raggiungesse il consenso sufficiente per governare in base ad un mandato popolare nitido e politicamente forte.

Ora, tutto ciò cosa c’azzecca con Gabriella Santillo? In effetti, se ci concentriamo sul nome e sul cognome di questa brava persona di Santa Maria Capua Vetere, non c’azzecca proprio nulla per una semplice ragione di impossibile relazione  cognitiva tra quelle che sono le linee e le ragioni di connotato della politica di Fratelli d’Italia a livello nazione con le modalità, tutto sommato umanamente comprensibili, con cui la consigliera comunale di S. Maria Capua Vetere, da qualche anno pure consigliera provinciale, utilizza, in maniera simpaticamente casereccia, la politica per le sue non certo vertiginose ambizioni.

Si sa bene che queste deleghe che Magliocca dà ai consiglieri, non contano un fico secco. Il presidente della Provincia, furbamente, comunica l’impressione a questi consiglieri che esista effettivamente un loro peso decisionale, mentre, in realtà, non potranno firmare alcun atto, visto che questo potere spetta solo al presidente della Provincia.

Insomma, per la persona coinvolta e per la virtualità di una potestà dei consiglieri delegati che, in realtà, non esiste, questa vicenda è priva di un peso sostanziale, inerente ai meccanismi e ai contenuti di un’azione di governo autenticamente esercitata.

Ma qui, in discussione, non c’è il peso, anzi, l’esistenza di un peso specifico delle deleghe della Santillo; qui c’è un problema politico grande come una casa, che oggi il commissario provinciale Marco Cerreto, ha ulteriormente aggravato, rispetto al danno già inferto in occasione del rilascio delle prime deleghe alla Santillo.

La questione politica non riguarda la consigliera provinciale e i suoi modi simpaticamente caserecci, ma, diciamocela tutta, dato che di riguardi ne abbiamo riservati anche troppi al commissario provinciale di Fdi, la coppia formata da Gimmi Cangiano e Marco Cerreto.

In una materiale e non ipotetica bilancia, Gimmi Cangiano pesa il doppio di Marco Cerreto, per una serie di motivi che hanno a che fare con le attività imprenditoriali o para imprenditoriali dell’ex giovane coronelliano di Villa di Briano. Qualche spazietto di autonomia, non tanti, in verità, ce l’ha pure Marco Cerreto, il quale, in accordo con Cangiano, fa diventare fulcro della politica di Fdi in provincia di Caserta, il suo rapporto con Giorgio Magliocca, che si chiama Giorgio Magliocca e non Giorgia Meloni. Rapporto che nasce, come scritto all’inizio, ai tempi della comune militanza nella corrente, poi dissoltasi o quasi, di Gianni Alemanno il quale dette, sì è proprio questo il verbo giusto, il posto di lavoro ad entrambi. Quella familiarità fu certificata formalmente dall’impegno importante, che doveva essere soprattutto morale, assunto da Marco Cerreto nel momento in cui battezzò un figlio o una figliuola di Giorgio Magliocca.

Ora, non perché due sono amici, avendo condiviso un percorso politico, non perché due si sono quasi imparentati con l’assunzione del ruolo di padrino da parte di Cerreto nei confronti del figliolo o della figliuola di Magliocca, devono necessariamente inciuciare, costituire e mettere in opera una politica che fa del loro rapporto personale, comunque sempre triangolare con l’aggiunta Gimmi Cangiano, l’elemento cruciale anzi, addirittura, esclusivo dell’identità e delle scelte di Fdi in provincia di Caserta. Al punto che, mentre la Meloni a Roma rinuncia a due ministri, a 4 o 5 sottosegretari, a un bel tesoretto di nomine di sottogoverno, Cerreto e Cangiano fanno l’accordo con Magliocca il quale è un presidente legato a doppio filo al governatore di sinistra della Campania Vincenzo De Luca. Anzi, non doppio, né triplo, né quadruplo, neanche quintuplo, ma, addirittura, sestuplo.

Giorgio Magliocca è presidente della Provincia grazie ai voti datigli dai sindaci che hanno ricevuto ordini precisi e perentori da Giovanni Zannini, eletto nella lista De Luca, consigliere regionale della maggioranza di centrosinistra, nonché presidente, in quanto esponente di questa maggioranza, della commissione Ambiente; Giorgio Magliocca è presidente della Provincia grazie ai voti a lui fatti avere da Maria Luigia Iodice e da Luigi Bosco, la prima consigliera regionale del nuovo partito di Clemente Mastella, alleato a Napoli così come a Benevento con De Luca al punto da aver ottenuto che un suo uomo, cioè Casucci, entrasse in giunta regionale, il secondo è coordinatore regionale, incarico che abbina a quello di assessore ai Servizi sociali del Comune di Caserta, nella giunta capitanata dal sindaco del Pd Carlo Marino; Giorgio Magliocca è presidente della Provincia grazie ai voti a lui fatti avere da Nicola Caputo, esponente di Italia Viva, partito che ha contribuito alla vittoria elettorale di De Luca e che oggi Caputo rappresenta in giunta regionale con la pesantissima delega all’Agricoltura, ma rimanendo, sostanzialmente, una quinta colonna del governatore, visto e considerato che lui, Caputo, in Italia Viva ci starà fino a quando De Luca vorrà; Giorgio Magliocca è presidente della Provincia anche perché è stato votato dai consiglieri comunali che rispondono direttamente a Maddaloni, ma anche fuori da Maddaloni, ad Enzo Santangelo, consigliere regionale di maggioranza, eletto nella lista di Italia Vita, che ha contribuito, con i voti da lui raccolti nel settembre 2020, alla vittoria di De Luca e alla formazione di una giunta di centrosinistra.

Quindi, ricapitoliamo, arrivando per ora fino al quintuplo: Magliocca è presidente della Provincia di centrosinistra perché l’ha votato Zannini (e uno); perché l’ha votato la Iodice (e due); perché l’ha votato Bosco (e tre); perché l’ha votato Caputo (e quattro); perché l’ha votato Enzo Santangelo (e fanno cinque).

In occasione del suo primo comunicato stampa, Marco Cerreto affermò che il motivo per cui Fratelli d’Italia era entrato nella maggioranza di Magliocca andava ricercato in una evidente caratterizzazione politica della coalizione che lo aveva sostenuto, priva del Pd, che aveva presentato un suo candidato presidente che, dopo le elezioni, era andato all’opposizione. Ciò significava alleare Fdi con con una federazione o confederazione di centro, come se quelli della cinquina di cui prima pensassero al centro, ai valori e non, invece, come fanno ogni giorno, a tutelare, conservare lo stretto rapporto personale con il governatore De Luca che di centro non è mai stato.

E andiamo al discorso del “sestuplo”, cioè del sesto motivo latente: sapete come è finita l’ultima votazione del consiglio provinciale che ha approvato il bilancio di previsione? Ha votato contro solamente Maurizio Del Rosso. Quattro consiglieri provinciali del Pd su 5, questo lo sapete se avete letto Casertace, si sono astenuti sulla delibera più politica che esista; sulla delibera che connota e rinnova, ogni anno, il programma di una giunta e di una maggioranza, così come queste si sono formate per effetto del mandato elettorale. Se poi qualcuno voleva minimizzare la decisione dei 4 consiglieri provinciali del Pd, svuotandola di significati politici, ci ha pensato il quinto consigliere dei democrats, Salvatore Lettera che, in una dichiarazione rilasciata a Casertace (CLICCA E LEGGI)

si è dissociato completamente dalla decisione dei cuoi colleghi al punto da aver preferito, per non spaccare ufficialmente il gruppo e il partito, di assentarsi dalla seduta.

Quindi, caro commissario Cerreto, il Pd, dato che questo auspica il governatore Vincenzo De Luca, è già con un piede dentro alla maggioranza di Magliocca.

In certi momenti si fa fatica a capire come un dirigente di un partito di destra, del partito della Meloni avverta, addirittura, la necessità di ostentarle queste notizie, addirittura di festeggiarle con un proprio comunicato, il cui testo integrale pubblichiamo integralmente in calce a questo articolo.

Poi, pensi a quello che è successo a Capua ma, ancora di più, a Mondragone, prima delle comunali e capisci tutto.

Capisci perché conosci, come noi conosciamo, avendo seguito le vicende politiche della scorsa primavera che Rachele Miraglia, non potendo essere la candidata a sindaco di Fratelli d’Italia, per un problema che sicuramente si risolverà bene per lei, è stata contattata dalla coalizione formatasi come vero e proprio fronte democratico (e Dio solo sa quanto ce ne sia bisogno a Mondragone e per quello che sta succedendo nella gestione della cosa pubblica tra Giovanni Zannini e dintorni).

Essendo dentro a questo fronte, un pezzo sostanzioso di centrodestra, con i vari Marquez, Giovanni Schiappa ecc., subito schierati, la Miraglia ha ritenuto che, avendo lei deciso di costruire comunque una lista civica, che l’adesione a tale cartello avrebbe rappresentato una sorta di meno peggio, di biblico male minore che andava ad alimentare una spaccatura nel centrosinistra tra tutti quelli di De Luca e il Pd locale.

Sapete cosa è stato detto, stando alle cronache pubblicate anche da altri giornali in quei giorni, alla Miraglia da Cerreto e da Cangiano? Che lei non si sarebbe mai dovuta candidare con quel blocco di liste, ma che sarebbe dovuta andare con Zannini, come se questa persona non avesse già pagato dazio allo scellerato menage politico avuto con quest’ultimo ai tempi delle elezioni regionali del 2015.

La Miraglia, a cui non difetta il carattere, ha detto no e si è candidata a sindaco, pur sapendo che, nel momento in cui le è stato impedito di farlo, di andare con Schiappa, Marquez ecc,, dunque, con l’unico centrodestra ancora esistente a Mondragone, Cerreto e Cangiano le hanno impedito, di fatto, di entrare in consiglio comunale, visto che questo sarebbe probabilmente accaduto nel caso in cui si fosse presentata in una lista, da candidata consigliera e non da candidata a sindaco.

Chi è andato a Mondragone a ricoprire il ruolo di commissario? Il solito Salvatore Riccardi da Villa Literno, che Cangiano, soprattutto, dato che in questo caso Cerreto ha svolto il ruolo di comparsa, aveva voluto a capo del circolo di Fdi nel complicato Comune dell’agro aversano, messo lì, a Mondragone, a presidiare, affinché Zannini e Magliocca, i veri riferimenti politici di Fratelli d’Italia in questo momento, non ricevessero alcun disturbo.

Gli organi nazionali del partito non hanno, probabilmente, il tempo per occuparsi di una questione, di quella che oggi appare solo una questione locale. Siccome si sono verificati diversi casi tra l’inquietante e il complicato, di cui peraltro abbiamo dato conto nei mesi e nelle settimane scorse, la Santillo, l’attentato al già citato coordinatore cittadino di Villa Literno, oggi commissario di Mondragone, il proiettile trovato nella proprietà Cangiano, le indagini, tutt’altro che concluse sui diplomi all’esterno e su certi ristori inortodossi e, infine, la menzione, non certo irrilevante, del rapporto tra la moglie di Michele Schiano, capogruppo in consiglio regionale di Fdi all’interno di una delle informative riguardanti le indagini della Dda sui rapporti tra camorra e presunti imprenditori collusi del settore dei servizi sociali e dei servizi sanitari con il politico, faccendiere e stra-indagatissimo Orlando Diana da San Cipriano d’Aversa, potrebbero ben creare un “caso Caserta”.

E questa non è una provincia a basso peso specifico. Il caso Caserta non sarebbe come un qualsiasi caso Sondrio. In una campagna elettorale che si preannuncia difficile, densa di insidie per la Meloni e per i suoi, ci vuole poco, nella terra che a livello planetario una fiction ha fatto conoscere come Gomorra, a costruire giornalisticamente, ad opera dell’ancora potente rete trasversale dei giornalisti e degli editori di sinistra, una narrazione contenente anche suggestioni evocative, fatti, in cui, seppur indirettamente , il clan dei Casalesi appare come un elemento comunque presente o ad essa tangente, vicende del partito.

 

Qui sotto il testo integrale della nota stampa inviata da Marco Cerreto

Il commissario provinciale di Fdi Marco Cerreto rende noto che nella giornata di oggi la consigliera Gabriella Santillo con delibera  33010 del Presidente della Provincia Giorgio Magliocca è stata investita , in aggiunta alle deleghe preesistenti   alle pari opportunità, alla transizione digitale ed alle opere pubbliche , le deleghe alla programmazione scolastica e alla cultura. Due deleghe che , in questo particolare momento storico , vista la particolare situazione di stallo in cui vertono entrambe le materie rappresentano una sfida importante a cui fratelli d’Italia non farà mancare il suo impegno programmatico e progettuale  con la consapevolezza dell’importante lavoro che questa decisione comporta .
La capogruppo di Fdi in Provincia dichiara che scuola e cultura rappresentano da sempre un campo di battaglia di FDI  In campo provinciale sono pronta a profondere il massimo impegno per dare impulso a due settori che più di altri contribuiscono a tracciare identità e futuro di un territorio .