FRATELLI UCCISI A COLPI DI PISTOLA per una lite nel traffico. Un’impronta nell’auto dell’operaio-killer: ora indagati anche moglie e figlio

9 Gennaio 2025 - 13:35

CASERTA – Lo scrivemmo (CLICCA E LEGGI) nei giorni successivi al terribile delitto compiuto da Antonio Mangiacapre, l’operaio di 53 anni di San Cipriano d’Aversa, che il 15 giugno scorso ha ucciso a colpi di pistola i fratelli Claudio e Marco Marrandino: qualcuno sapeva cos’è successo in quel pomeriggio.

Le indagini non si sono fermate dopo che Mangiacapre ha confessato il delitto, figlio di una lite per motivi di viabilità.

Gli inquirenti hanno cercato di capire chi potrebbe aver assistito il killer subito dopo l’omicidio, dopo il quale si è rifugiato nell’impresa agricola del cognato, a Grazzanise, e ha finto un malore, per essere ricoverato al pronto soccorso.

Tra le prove raccolte, un’impronta trovata sull’auto dell’indagato ha attirato l’attenzione degli inquirenti, spingendo la Procura di Aversa Napoli Nord ad aprire un’indagine nei confronti della moglie, del figlio e di altre due persone. L’obiettivo dell’inchiesta è stabilire se questi soggetti abbiano fornito aiuto a Mangiacapre, a partire dalla misteriosa impronta rinvenuta.

E’ chiaro che l’assassino ha contattato qualcuno che lo ha portato nell’azienda agricola di suo cognato, ubicata in località Borgo Appio di Grazzanise

E allora le domande restano le stesse di giugno. Chi lo ha portato li? Il figlio? Un’altra persona?. Ed è nella masseria di Borgo Appio che è stato elaborato il piano, per altro piuttosto rudimentale, del finto malore con speranza di ricovero nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno?