Gino Pellegrino ritiene di poterci guardare negli occhi, ma non può. La tutela per una ditta di camorra, secondo la DDA, ed il ristoro ad all’impresa di Parete, dopo il fattaccio della gara nel suo comune

15 Luglio 2025 - 12:26

L’ARTICOLO DI IERI SERA, I MESSAGGI INTEGRALI INVIATICI DA PELLEGRINO, LA REPLICA DI CASERTACE E I DOCUMENTI ANAC. Tempo fa scrisse messaggi in cui dichiarava che non avrebbe mai accettato la carica di presidente dell’Ato Rifiuti, dopo 48 ore era pronto a sedersi su quella poltrona, da zanniniano medio generico. La scusa del “non potevamo far niente” rispetto alla Antonio & Antonio di Fioravante Palmese, accusato di cambio assegni al ministro del clan dei Casalesi, Dante Apicella, è falsa e lo dimostriamo. Il curioso caso della Vinima Costruzioni e il problema grave dei verbali di gara che mancano

Molte inesattezze!
L’arch. Pietro Maione ha avuto un affidamento di 4.000 euro facendo un grosso piacere all’Ente D’Ambito avendo richiesto solo un rimborso spese. Dove hai letto dei 50.000 euro?
Antonio & Antonio si era aggiudicato l’appalto con il massimo ribasso (37%) e non c’era nulla per poter escluderlo dall’appalto. Quindi di certo non era un affidamento di favore. L’Interdittiva arriva nel settembre 2023 come scrivi tu stesso e poi l’ammissione al controllo giudiziario che non ci consentiva di risolvere il contratto. Purtroppo non ha mai realizzato alcuna opera e stavamo per perdere il finanziamento. Mi dicono che Vinima costruzioni è una società con esperienza e circa 2 milioni di fatturato che non aveva mai avuto un affidamento dall’Eda e l’unica strada per completare l’opera per dicembre 2025 era questa tipologia di affidamento consentito dalla legge.

Documentati meglio! Per fortuna per vivere non ho bisogno di queste cose!
Resto sbalordito della fantasiosa ricostruzione. L’incarico all’arch. Pietro Maione è stato di soli 3.850 euro (nemmeno un rimborso spese). Probabilmente è complicato accettare l’onestà del sottoscritto e la correttezza dell’operato dell’Ente D’Ambito. Per il resto non credo che avevamo alternative e non mi risulta che sia stata realizzata in Campania un’isola ecologica di importo inferiore ai 149.000 euro. A dimostrazione della gestione parsimoniosa delle risorse pubbliche.

PARETE (g.g.)Gino Pellegrino ritiene di essere una persona in grado di poterci guardare dritti negli occhi. Tra gli zanniniani lo consideriamo uno dei peggiori. Quando si costituirono gli enti d’Ambito, ci scrisse dei messaggi Whatsapp in cui solennemente affermò che mai e poi mai avrebbe accettato la carica di presidente di quello dei rifiuti, volendo dare ad intendere che la sua adesione al cartello di Giovanni Zannini avesse solo la caratterizzazione di una provvisoria scelta politica legata a contingenze e non ad una struttura di mentalità.

Invero, noi nutrivamo qualche perplessità dopo aver visto che in nove fotografie su dieci, relative alla festa dei 50 anni di Gino Pellegrino, nell’occasione vestito da marinaretto, compariva Zannini in maniera debordante.

Come volevasi dimostrare, pochi giorni dopo Gino Pellegrino divenne presidente dell’Ato dei Rifiuti, validando la nostra idea che il suo rapporto con Giovanni Zannini fosse basato su fondamenta validissime, quelle costituite dall’irrinunciabilità politica, ma soprattutto ambientale, della famiglia Falco, soprattutto di Salvatore Falco, papà del vicesindaco Michele Falco, ancor più legato a Zannini di quanto sia Pellegrino.

Uno che si comporta in questa maniera è uno zanniniano generico-medio. Certo, ogni tanto Pellegrino si agita un po’ perché, a differenza di quello che dice, a differenza del concetto che lui vuol far passare, cioè di essere un imprenditore prestato alla politica, lui è un politico molto ambizioso e anche questa volta non c’è rimasto certo bene quando Zannini ha scelto Anacleto Colombiano quale presidente della Provincia.

E’ durata pochi giorni la rabbia, giusto il tempo che di senno le sfuggisse via qualche carta, documento, qualche racconto. Poi tutto okay. Ecco perché lui non può permettersi di guardarci negli occhi, così come ha fatto quando ci ha scritto questi messaggi, pubblicati integralmente nell’articolo, che noi riteniamo spocchiose e tipiche dell’arroganza del parvenu, dell’arricchito e non del ricco solo sui conti correnti, ma anche nella temperanza e nell’intelligenza.

Ma veniamo al contenuto, al punto delle sue contestazioni. Capitolo primo. Pellegrino afferma che l’architetto suo concittadino Pietro Maione, ex assessore della giunta di Raffaele Vitale, sempre a Parete, fosse in pratica l’unico in provincia di Caserta a poter usare la cortesia all’Ente d’Ambito di andarci a perdere per un incarico. E’ vero, in questo caso, abbiamo compiuto un errore di calcolo, scrivendo di 50 mila euro di affidamento per revisionare il progetto del centro di raccolta da costruire proprio a Parete.

In realtà, l’importo è stato di 4 mila euro per questo incarico. Della serie sputaci sopra. Non c’era un solo architetto o ingegnere negli altri 103 comuni di Caserta pronto ad incassare mille o due mila euro, tolte le spese? Esisteva solo a Parete, comune in cui Pellegrino è sindaco. Vabbè, andiamo avanti.

Se gentilmente Pellegrino, invece di mandare solo le carte che lo aggradano, ci fa avere anche la determina dell’incarico a Maione della direzione dei lavori, risalente all’agosto 2022, di importo sicuramente più cospicuo dei 4 mila euro, gliene saremmo molto grati. Così la filiera delle attività esterne, la filiera dei fornitori d’opera su questa procedura si completerebbe, almeno per quanto riguarda la parte dell’elaborazione, al netto dell’aggiudicazione all’impresa che questi lavori dovrà realizzare, a tre anni di distanza dall’erogazione di questi atti.

Capitolo secondo. La situazione della Antonio & Antonio, società dell’imprenditore Fioravante Palmese, arrestato ai domiciliari, poi scarcerato, con l’accusa di aver compiuto trasferimento di denari a favore di Dante Apicella, condannato nella stessa inchiesta che vede coinvolto Palmese proprio per il suo ruolo come ministro dei Lavori Pubblici del clan dei Casalesi. E Palmese sapeva benissimo chi fosse Apicella, se si pensa che la sua società, la Antonio & Antonio, aveva sede in uno stabile di proprietà dello stesso Apicella.

Scrive Pellegrino che nei confronti di Palmese “non c’era nulla per poter escluderlo dall’appalto“. Beh, no. Infatti, dal 2016 il codice degli Appalti specifica chiaramente che una ditta può essere esclusa da una procedura d’appalto “la stazione appaltante dimostri con mezzi adeguati che l’operatore economico si è reso colpevole di gravi illeciti professionali, tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità“, come sancito dall’articolo 80, comma 5, lettera c.

Non è necessaria la condanna o l’interdittiva antimafia, ma anche un’indagine penale, come l’Anac ha spiegato in due delibere tra il 2022 e il 2023, con una citazione addirittura proveniente dal massimo grado giurisdizionale amministrativo, ovvero il Consiglio di Stato, datata 2019. Questi atti li trovate in calce all’articolo.

Quindi, si tratta di discrezionalità. E vale per Pellegrino, così come per Agrorinasce di Giovanni Allucci, che aveva già espresso un concetto simile dopo l’inquietante caso della Mira Costruzioni, scoperto da Marilena Natale e da noi di CasertaCe

E il comportamento avuto dal direttore dei lavori Pietro Maione e dall’EdA del presidente Pellegrino è stato a dir poco permissivo con i Palmese. Perché scriviamo così? Oltre a non averli esclusi, scelta possibile, non obbligatoria, che l’Ente poteva prendere, si è arrivati alla firma del contratto. Ma la cosa peggiore arriva ora. Attenzione ai tempi: maggio 2022, arresto di Palmese; settembre 2022, aggiudicazione all’Antonio & Antonio; novembre 2022, stipula contratto con Palmese. Il 13 settembre 2023 la prefettura di Caserta, con calma, senza fretta, fa partire l’interdittiva antimafia nei confronti della società, ovvero l’atto con cui viene stoppato il diritto ad avere rapporti (e soldi) dalla pubblica amministrazione.

E inspiegabilmente, piuttosto che annullare, recedere dal contratto, Maione si chiama i Palmese per la consegna dei lavori. Qui i casi sono due: o Palmese ignora la legge sulle interdittive e sul recesso dai contratti a seguito dell’emissione del provvedimento antimafia, oppure l’architetto ha voluto – e i motivi li sa lui – essere gentile, clemente con la società Antonio & Antonio, forzando anche la mano.

Dal 13 settembre il contratto potrebbe essere annullato, ma l’Ente d’Ambito, come detto, non fa nulla, non muove una virgola, evidentemente perché i Palmese gli hanno detto di avere buone chance di ricevere il via libera al controllo giudiziario, strumento che gli imprenditori accusati di rapporto con la camorra stanno usando in maniera molto scaltra, ovvero la nomina di un amministratore scelto dal tribunale Misure di prevenzione che permette alla Antonio & Antonio di rientrare nella white list.

Ma non c’è scritto da nessuna parte che l’EdA debba aspettare. Il 2 ottobre 2023, a tre settimane dall’interdittiva antimafia, Palmese avvisa Maione e l’ente di aver richiesto il controllo giudiziario. E lo fa non via pec, bensì per non meglio precisate vie brevi. Che legalmente non valgono un tubo. Solo a dicembre 2023 il tribunale sammaritano delle misure di Prevenzione accorderà il controllo giudiziario alla Antonio & Antonio. Ma dal 13 settembre fino a quella data l’EdA, discrezionalmente, scegliendo di farlo, non recederà dal contratto con i Palmese.

Quindi, sindaco Pellegrino, presidente Pellegrino, dire che non si poteva fare nulla per escludere dall’appalto la società Antonio & Antonio è una menzogna.

Veniamo al terzo capitolo, ovvero la Vinima Costruzioni, la società scelta dall’EdA per i lavori, aggiudicati in maniera diretta con un valore di 149 mila e 930 euro, ovvero 70 euro in meno rispetto alla soglia dei 150 mila euro che avrebbe reso obbligatorio fare almeno una piccola gara, un minimo di concorrenza.

Pellegrino ci parla di un’impresa importante, che fa milioni di fatturato. Bene. Partiamo dal fatto più banale, ovvero che si tratta di una srls, ovvero una società a responsabilità limitata semplice che possono avere un euro di capitale sociale, roba che manco il negozietto, l’alimentare del paese. Ecco, il suo titolare, Vincenzo Meraglia, ha in mano fatturati da 2 milioni di euro: è l’ennesimo, discutibile caso qui a Caserta.

Non mi risulta che sia stata realizzata in Campania un’isola ecologica di importo inferiore ai 149.000 euro“. Per la serie, darsi la mazza sui piedi da solo. Presidente Pellegrino, come è possibile che a Caserta si faccia un’isola ecologica sotto i 150 mila euro, se lei dice che non succede mai? E quando succede vede scelta in maniera diretta una ditta della sua Parete? Un’impresa che, era arrivata seconda in un’altra gara d’appalto, questa volta comunale e che, dopo un’inopinata scelta della commissione giudicatrice, era stata nominata vincitrice, per poi essere stravolto l’esito dal ricorso al Tar della ditta danneggiata, con tanto di spese processuali pagate dal comune che lei amministra?

E poi, perché 149 mila e 930 euro e mai un importo del valore di 150 mila e 10 centesimi? Il risparmio che lei si vanta di portare avanti all’EdA, caso vuole, va sotto al limite minimo che obbliga gli enti a fare almeno una microgara. Ci ha presi per stupidi? Qui non abbiamo mica l’anello al naso.

Capitolo quattro. Di questo, ovviamente, Pellegrino non parla, ma nell’amministrazione trasparente dell’Ente d’Ambito sono state nascoste tutte le carte della gara di appalto del centro di raccolta di Parete. E questa è una palese violazione della legge, è un illecito. State violando le norme, all’EdA come alla Provincia di Caserta e nel 90% degli enti di questa terra.