Giovanni Zannini e Alberto Di Nardi coppia di ferro. L’imprenditore, con la moglie, ha l’appalto rifiuti a MONDRAGONE, poi a C. VOLTURNO in Ati con i suoi amici Manfuso. E a VITULAZIO…
5 Novembre 2024 - 14:53
Si cominciano a comprendere anche i motivi di certe spericolate prese di posizioni avvenute negli ultimi giorni proprio a Vitulazio e su cui esporremo il nostro pensiero tra oggi e domani. La creatura di famiglia si chiama WM Magenta srl
CASERTA (g.g.) – La società Dm Technology è una delle tante sigle appartenenti al variegato, composito, spesso illeggibile e incomprensibile mondo dei rifiuti che resta ancora oggi un modo per fare tanti e tanti soldi.
Le sigle cambiano perché tante società di questa galassia hanno attraversato e attraversano vicissitudini giudiziarie o piccoli e grandi disastri finanziari più o meno iniettati dal veleno di una gestione truffaldina.
Per dire, se stessimo qui ad elencare imprese che andavano per la maggiore sei, sette o dieci anni fa, non ne troveremmo più traccia nelle lucrosissime gare d’appalto bandite dai comuni della provincia di Caserta.
Se, invece, sei disposto a spendere qualche euro in visure camerali o nel seguire il percorso professionale, imprenditoriale di determinati soggetti, ti accorgi che quelli che si chiamavano Ics dieci anni fa oggi sono Ypsilon, ma sempre loro sono.
L’ultimo della serie è Alberto Di Nardi, imprenditore di Vitulazio che ha vissuto un’epoca d’oro con la sua DHI, fino al momento in cui fu arrestato nell’ambito della tangentopoli maddalonese che costrinse l’allora sindaca Rosa De Lucia a patteggiare la sua condanna, inchiodata dalle prove della procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.
Di Nardi propose a sua volta il patteggiamento, che non ottenne. Successivamente non abbiamo più seguito le tracce del processo che l’ha coinvolto, fatto sta che la DHI da quell’epoca è stata intestata a suo padre. Sempre Di Nardi, che conosciamo bene e con cui spesso ci confrontiamo, ha sempre affermato al cospetto del sottoscritto che lui, di rifiuti, non ne voleva sapere più e che avrebbe chiuso gli ultimi contratti ancora in funzione in quel di Santa Maria Capua Vetere e in quel di Mondragone.
La sua nuova vita sarebbe stata quella di aspirante alla docenza universitaria, con grande volontà di lavorare ancor di più sulla sua formazione, frequentando gli imprenditori della nuova generazione, soprattutto sulla piazza milanese.
In effetti, qualcosa di milanese c’è nella società nuova di zecca che ha costituito. Vabbé, lui dice che non c’entra e che delle vicende imprenditoriali se ne occupa la moglie, ma si sa che questo è solamente un modo di dire, mai come in questo caso un formalismo.
Si chiama, infatti, WM Magenta, che può essere la citazione ad uno dei colori della quadricromia, attraverso cui è diventata realtà la stampa a colori di giornali e rotocalchi nel tempo che fu. Ma Magenta è anche un comune a metà strada tra Milano e Novara, legato ad una storica battaglia.
In principio fu Vitulazio, ossia il comune in cui Alberto Di Nardi vive e guarda mentre il papà, a capo di DHI, e la moglie, sia in DHI, che nella nuova WM Magenta, elaborano strategie a sua insaputa.
DM Technology di Domenico Manfuso, della nota famiglia impegnata nei rifiuti, si aggiudica il servizio di raccolta durante la sindacatura di Raffaele Russo, uno zanniniano più zanniniano tra gli zanniniani.
DHI, intanto, aveva vinto la gara a Mondragone. Ora, nessuno più ormai osa agitare il fatto meramente figurativo che Giovanni Zannini non abbia cariche in quel comune. Lui è il capo, comanda tutto, determina anche gli affidamenti da mille euro, figuriamoci anche una gara d’appalto per milioni di euro.
Se son rose fioriranno. E mentre Alberto Di Nardi dice al sottoscritto di volersi impegnare nel settore dei macchinari, la moglie Miriam D’Aiello è di diverso avviso e si tuffa completamente nel settore rifiuti. Lo fa a Caserta, ovvero nello stesso luogo che provocò tanti guai a suo marito.
WM Magenta dovrebbe assumere da qui a poco tutto il portato, quel poco di parte buona dal punto di vista finanziario, ossia i ricavi che arrivano dai comuni di Mondragone e Santa Maria Capua Vetere, fondendoli come ramo d’azienda.
L’operazione non è stata ancora realizzata ma riteniamo ad occhio e croce, in base alle notizie in nostro possesso relative ad un incipiente fase di liquidazione alla quale potrebbe legarsi il destino di DHI, che non manca molto tempo alla realizzazione di questo trapianto.
Si diceva: se son rose fioriranno.
Quando la società Igiene Urbana Evolution si aggiudica in pratica per pochi giorni la gara per la raccolta rifiuti nel comune capoluogo, noi andammo a vedere di chi si trattasse e lì incrociammo per la prima volta il nome Manfuso, famiglia originaria di Angri, comune dell’area nocerino sarnese, non lontanissimo dalla provincia di Napoli.
Improvvisamente, l’Ati guidata da Igiene Urbana Evolution della famiglia Manfuso, con la pugliese Sieco, si sfalda a pochi giorni dall’aggiudicazione della gara di Caserta. I Manfuso fanno un passo indietro e come aggiudicataria la Sieco rimane da sola. Conseguentemente diventa vulnerabile rispetto ad un ricorso al Tar presentato dall’attuale titolare del servizio di raccolta, la Isvec, che non è che stia dando una grande immagine di sè, visti i ritardi nelle spettanze dei dipendenti.
Ricordiamo bene che in quei giorni il buon Alberto Di Nardi ci inonda di messaggini, glorificando le qualità morali ed etico economiche della Igiene Urbana Evolution e dei Manfuso.
Il sottoscritto, che lo conosce bene, comprende che questa simpatia non è certo platonica, ma siccome non possiamo stare dietro a tutto, lasciamo perdere. Ed eccola qui la simpatia-empatia tra Alberto Di Nardi e i Manfuso.
Premettiamo che il consigliere regionale Giovanni Zannini ha sempre chiesto agli elementi che riteneva più affidabili, soprattutto quando operavano nelle giunte di comuni importanti, di assumere la carica di assessore all’Ambiente e ai Rifiuti.
Lo ha fatto con Rosaria Nocerino a Capua, ma lo fece – e questo non è un particolare che tutti ricordano – con un suo pupillo assoluto, con quel Pasquale Marrandino poi divenuto sindaco di Castel Volturno.
Ed è proprio Marrandino, da assessore all’Ambiente, a sovraintendere, in termini di indirizzo politico, per carità, si tratta di una gara che ha odorato di gelsomino, nonostante i beni di cui si prende cura, alla gara dei rifiuti che viene aggiudicata, manco a dirlo, all’Ati formata da DM Technology e dalla WM Magenta srl.
Noi chiediamo sempre ai nostri lettori di fidarsi sulla parola, perché crediamo di aver guadagnato credibilità, frutto di quell’onestà intellettuale che ci sforziamo di iniettare in ogni nostro articolo. Stavolta, dunque, prima di completare il ragionamento, vi diciamo che la WM Magenta srl è una società a responsabilità limitata partecipata al 90% da una società per azioni, ovvero la Alekos spa, il cui 100% delle quote è posseduto da Mirima D’Aiello, moglie di Alberto Di Nardi. Il residuo 10% di WM Magenta è nelle mani sempre di Mirima D’Aiello, moglie di Alberto Di Nardi, stavolta come persona fisica.
Ci saremo anche fatti un’idea, negli anni, della valenza morale di un Giovanni Zannini, di un Giorgio Magliocca, di un Carlo Marino, ma mai nessuno articolo è stato corredato da documenti probanti.
WM Magenta è un’azienda che fa monnezza e che dunque smentisce ciò che Di Nardi ha detto a noi e che va dicendo sulla volontà di disimpegnarsi dal settore, grazie ad un talento imprenditoriale che ha sempre affermato di possedere e che gli avrebbe concesso di ripartire da zero e attivarsi con successo in altre filiere di bene o servizi, magari non abbandonando quella che sempre lui affermava di essere una passione per l’insegnamento universitario.
No. La WM Magenta si avvia a sostituire la DHI ed oggi, tra DHI, WM Magenta, e gli amici di Di Nardi, si sviluppa il controllo di tre comuni grazie ad appalti ottenuti nei periodi in cui la potestà politica e amministrativa era esercitata da Zannini. Mondragone, ne vogliamo parlare? Castel Volturno dell’assessore e poi sindaco Marrandino, ne vogliamo parlare? La Vitulazio di Russo, ne vogliamo parlare? E che ne parliamo a fare.