Giovanni Zannini fa nominare nella giunta comunale la sorella dell’avvocato che difende Tiberio La Torre arrestato per le dichiarazioni del consigliere regionale. Inopportuno!
1 Luglio 2024 - 12:44
La coincidenza temporale, perché di coincidenza si tratta fino a prova contraria, è quantomeno singolare
MONDRAGONE (g.g.) Lo ribadiamo con franchezza: non vogliamo mancare di rispetto all’avvocato Francesco Lavanga, ma, seriamente, nel momento in cui si vuol dare qualche informazione sulle cose della politica, relative agli assetti dell’amministrazione comunale della città rivierasca, affermare che la sua potestà vada al di la di una manifestazione meramente figurativa, significherebbe compiere un atto di ipocrisia e soprattutto di disinformazione. Francesco Lavanga non è il vero sindaco di Mondragone. Nel senso che lo è solo formalmente, ma non sostanzialmente. Sfidiamo chiunque, gli stessi diretti interessati, ossia il già citato Lavanga e il consigliere regionale Giovanni Zannini, a iniettare anche una sola argomentazione in grado di confutare in maniera convincente la nostra tesi che d’altronde rappresenta la convinzione di ogni cittadino mondragonese e di tutti coloro che pur non essendo mondragonesi, seguono le vicende politiche della provincia di Caserta.
Per cui, il recente rimpasto di giunta, operato e concretizzatosi con le dimissioni degli assessori Claudio Petrella, Stefania di Marco e Luigi Mascolo e l’ingresso nell’esecutivo di Raffaele Palmieri, Giuseppe Piazza e Carmen Miraglia è frutto di una decisione concepita, pianificata, da Giovanni Zannini e solamente firmata dal sindaco Francesco Lavanga
Vogliamo soffermarci su due nomine, quella di Giuseppe Piazza e quella di Carmen Miraglia.
Di Giuseppe Piazza scriveremo tra domani e dopodomani, altrimenti gli articoli vengono troppo lunghi e la gente dice che si scoccia nel leggerli
Partiamo dunque da Carmen Miraglia. Questa nomina ha un connotato politico, a nostro avviso molto meno importante di un altro connotato, diciamo così, ambientale e contingente
Non è in discussione, infatti, che Antonio Miraglia di professione avvocato penalista si sia candidato alle ultime elezioni comunali con una delle liste di Giovanni Zannini, nella quale non è risultato eletto. Per cui, sempre ragionando in termini di forma, ampiamente, però, sorpassata, a nostro avviso dalla sostanza delle cose, Zannini dirà che a un certo punto della consiliatura ha voluto premiare chi aveva contribuito alla sua vittoria al primo turno, con un quorum, per altro, superato di stretta misura. Per rispettare le quote rosa, in giunta non è entrato direttamente l’avvocato Antonio Miraglia bensì la sorella Carmen.
Si tratta dunque di una nomina assolutamente legittima in quanto la legittimità vi è fornita dal fatto meramente formale, però, che a firmarla sia stato il “sindaco non sostanziale” Francesco Lavanga.
Ed è su questo ultimo elemento che dobbiamo trasferirci per una valutazione esatta sull’ingresso in giunta di Carmen Miraglia. Nell’alveo della sostanza, infatti, risiede un elemento che, a nostro avviso, integra un dato di pesante inopportunità. Si dirà: figuriamoci se a Zannini freghi dell’inopportunità. Okay, sarà anche così ma non per questo risulta inutile raccontarlo in un articolo giornalistico. Magari sarà stata una mera coincidenza ma la nomina di Carmen Miraglia è avvenuta dopo l’arresto, chiesto e ottenuto dai magistrati della Dda di Napoli, in conseguenza di un’indagine lampo dei carabinieri di Mondragone, del pregiudicato Tiberio La Torre, fratello del super boss Augusto La Torre e dopo la nomina da parte di questi, dell’avvocato Antonio Miraglia come suo difensore
L’inchiesta lampo è letteralmente incardinata sulle denunce presentate dall’imprenditore Alfredo Campoli, ma soprattutto su quelle, riversate nei verbali dei carabinieri, proprio dal consigliere regionale Giovanni Zannini.
Tiberio La Torre, prima di nominare anche un secondo avvocato, ovvero Carlo De Stavola, si è affidato, come già detto, immediatamente proprio ad Antonio Miraglia, non a caso chiamato anche da tutti i giornalisti che hanno seguito la vicenda e gli esiti delle denunce presentate dall’imprenditore Campoli e da Giovanni Zannini
Ora è vero che l’avvocato Miraglia si è presentato in una delle liste di Giovanni Zannini alle amministrative, ma è vero anche che i rapporti tra i due si erano molto raffreddati all’indomani delle citate Comunali
Per carità, due persone che si sono stimate, al punto da indurre Zannini a chiedere e a ottenere a suo tempo la candidatura dell’avvocato Antonio Miraglia, possono attraversare momenti di incomprensione, salvo poi chiarirsi e rimettere le proprie relazioni in uno stato di ritrovata cordialità
E’ anche vero, però, che la difficoltà relazionale tra i due è durata fino a qualche settimana fa, perché, contrariamente, l’avvocato Antonio Miraglia, ben difficilmente, avrebbe accettato l’invito a difenderlo, formulatogli da Tiberio La Torre.
Il professionista sapeva benissimo, infatti, che quell’arresto era frutto solo e solamente delle denunce di Campoli, ma soprattutto di quelle di Giovanni Zannini.
Ecco perché la coincidenza temporale, che è, fino a prova contraria, coincidenza e basta, lascia intravedere un dato di pesante inopportunità. Non tanto da parte di Giovanni Zannini il quale ha formulato la sua offerta politica ai fratelli Miraglia e lo sa solo lui perché l’ha fatto
Ma, sempre a nostro avviso, l’avvocato Miraglia nel momento in cui ha assunto la difesa di Tiberio La Torre, il quale, ripetiamo, perché questo dato è fondamentale, è stato arrestato proprio a causa delle denunce di Giovanni Zannini, avrebbe dovuto convincere sua sorella a non accettare la pur legittima offerta (pardon formalmente legittima) formulatale da Zannini.
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