GUARDA IL VIDEO. Diffamazione a mezzo stampa. L’audizione dell’avvocato Rosina Casertano in Commissione Giustizia del Senato

29 Aprile 2023 - 13:00

Il suo intervento, ampio, articolatissimo, durante il quale non è volata letteralmente una mosca, propiziato da un invito della senatrice casertana di Fratelli d’Italia Giovanna Petrenga

CASERTA (Gianluigi Guarino) – Valorizzare il ruolo che si svolge nelle istituzioni significa rispettare le istituzione e dunque essere prima di tutto un buon cittadino, uno status che dovrebbe essere sempre propedeutico a quello di. Buon ministro, buon sottosegretario buon parlamentare buon consigliere regionale, buon consigliere comunale eccetera. Sapete perché io stimo da anni Giovanna Petrenga, oggi senatrice di Fratelli d’Italia.

Perché lei comunica lo stretto indispensabile e quando lo fa è per dare qualche informazione al territorio, evitando accuratamente di estendere, di aumentare la realtà a scopo. La Petrenga non è una giurista, ma le è toccato di rappresentare il suo partito nella Commissione Giustizia del Senato. Tanti suoi colleghi se ne fregano di non possedere una competenza professionale specifica sulle materie di cui il Parlamento si occupa.

L’importante è starci in commissione, perché li, come si suol dire, si possono incardinare e si possono tessere i rapporti con quelli che contano, quelli che possono facilitare la vita ai peones del parlamento. La Petrenga non fa così.

Rispetta con devozione laica e istituzionale gli ordini del giorno e i programmi di lavoro delle commissioni di cui fa parte e associa alle diverse materia il contributo di un’eccellenza delle specifiche competenze trattate volta per volta.

Se qualcuno andasse a verificare l’elenco di chi ha partecipato alle audizioni della commissione Giustizia del Senato, si accorgersene immediatamente che Giovanna Petrenga si è fatta rappresentare dalla sapienza più che da una fotografia, magari da postare in Facebook.

Magistrati autorevolissimi e non appena l’ordine dei lavori gliene ha dato la possibilità, ha utilizzato con orgoglio le eccellenze professionali della sua terra. Così è successo qualche settimana fa, quando all ordine del giorno della commissione, presieduta dall’ex ministro della Giustizia, Giulia Bongiorno, c’era l’analisi del disegno di legge di riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa.

Fratelli d’Italia annovera l’avvocato Rosina Casertano tra i componenti dei dipartimenti tematici del partito casertano. E siccome questo avvocato ha prestigio, competenza, cultura dello studio, amore per l’erudizione, la Petrenga è andata, come si suol dire, a colpo sicuro, chiedendo e ottenendo che l’avvocato Rosina Casertano fosse audito dalla Commissione.

Com’è andata? Non ve lo diciamo noi per togliere l’argomento a qualcuno dei tanti dementi che popolano la politica casertana che questo giornale parla bene solo degli amici, senza sapere, quelli con gli occhi definitivamente infilati di prosciutto che obnubilano le facoltà mentali dei dementi di cui sopra, che se queste persone sono diventare nostre amiche e solo ed esclusivamente perché si tratta di gente competente, misurata e che alle fatture luci della notorietà social usa e getta preferisce la sobrietà asciutta, come strumento di misura per concepire e pronte a realizzare la propria missione politica o professionale, guardando almeno per qualche minuto al giorno al bene comune, provando a perseguirlo attraverso la promozione della cultura, delle competenze e non certo dei selfie.

Dunque, ribadiamo: non c’è lo diciamo noi, ma lo racconta questo video contenente la struttura integrale dell’audizione che l’avvocato Casertano ha tenuto al Senato, nel silenzio addotto e, diciamocelo tutta, anche un po’ intimidito di alcuni componenti della commissione, spiazzati da una dissertazione di questo livello, elogiata da tutti in sede di commento a conclusione dei lavori.

Tema importantissimo, dicevamo, quello della legge sulla diffamazione a mezzo stampa, visto che la ridefinizione, anche in termini di riforma, degli ordinamenti che regolano l’esplicazione, la libera manifestazione del diritto di cronaca, attende da molti, troppi anni un suo dovuto compimento.

Col passare del tempo, questa necessità è diventata, se così possiamo dire, ancor più cogente, dal momento che gli strumenti operativi e, conseguentemente le forme della comunicazione e dell’informazione, sempre meno distinte e delimitate nei loro tradizionali ambiti, generalisti e specialistici, crescono ed occupano spazi progressivamente più larghi, soppiantando, mano mano, in maniera irreversibile e ineluttabile, le forme tradizionali, che già soffrivano, di loro, di una cronica astenia riformatrice da parte del Parlamento, rispetto a strutture legislative, che oggi sono, ancora e addirittura, risalenti a tempi in cui l’informazione non era neppure lontanamente assimilabile a quella erogata nel tempo presente e, a dirla tutta, neppure a quella di trenta anni fa, che già visse con disagio e sofferenza la sottoposizione a norme approvate nel 1948, dunque risalenti al tempo a 30 anni prima, oggi addirittura a75 anni fa.

Uno spazio temporale che, per quanto riguarda la materia trattata, equivale a un paio di ere geologiche, durante le quali si è assistito a un’evoluzione che ha totalmente rivoluzionato, come si diceva prima, la forma espressiva e, ancora più a monte, quasi tutti gli strumenti utilizzati, apparecchiandone un kit di sempre più evoluti, di sempre più veloci, di sempre più interattivi, e determinando, conseguentemente, un quadro totalmente stravolto dell’offerta delle notizie immesse in circuiti di ricezione connotatisi e insediatisi soprattutto nell’ambito web-digitale.

Va da sé che in un macro contesto del genere, frutto di una miriade di micro contesti, un ordinamento di 75 anni fa, che, incredibile ma vero, prevede ancora il carcere per la diffamazione a mezzo stampa e finanche per l’omesso controllo del direttore, oltre ad essere, in pratica, inservibile da un punto di vista tecnico-giuridico, precipita l’Italia al rango della Corea del Nord e della Birmania, per quel che riguarda il grado di rispetto dei diritti dell’uomo, così come si capisce chiaramente dal numero, ormai ingente, di sentenze emesse della Corte europea, in riscontro ai ricorsi presentati dai giornalisti, dagli operatori dell’informazione a seguito di altre sentenze, quelle che i tribunali italiani formulano in base a norme e a pene scaturite da una legge del 1948.

Questo è molto altro e stato affrontato e accuratamente approfondito dall’avvocato Rosina Casertano nel corso del suo intervento e nei contenuti delle sue risposte alle domande poste da alcuni componenti della Commissione Giustizia del Senato.

IL VIDEO: