GUARDA IL VIDEO MARCIANISE. Velardi contestato dal non vedente Enrico Russo, risponde: “Sei qui per 50 euro”. Russo ha sbagliato ma questa risposta è mera disonestà intellettuale e morale
28 Settembre 2020 - 14:16
Chi vede queste immagini e non conosce i fatti, può essere portato a ritenere, per il modo con cui il candidato sindaco risponde, che il disabile fosse arrivato lì estemporaneamente e non invece da dignitoso dipendente comunale che da decenni lotta per il vero abbattimento di tutte le barriere architettoniche
MARCIANISE – (g.g.) Premettiamo subito che il buon Enrico Russo, persona nota a Marcianise che svolge molto dignitosamente il suo lavoro di pubblico dipendente da centralinista del comune, ha sbagliato a comportarsi come si è comportato ieri sera. Ha sbagliato due volte: la prima quando ha interrotto un comizio del candidato sindaco Antonello Velardi, esagerando con proteste ed epiteti. Un comizio autorizzato, come ha spiegato lo stesso Velardi, non può essere interrotto e se questo accade, chi lo fa, svolge un’attività illegale. Le leggi possono piacere o non piacere, si ha il diritto di contestarle, di criticarle, di cercare di abolirle, ma fin quando ci sono, vanno rispettate senza se e senza ma.
Enrico Russo ha sbagliato la seconda volta, quando, volendo inscenare una contestazione nei confronti di Velardi, non ha avuto la freddezza affinchè l’insulto che comunque è sempre deprecabile, rappresentasse la staffa conclusiva di due o tre concetti, magari espressi come slogan, che facessero comunque comprendere il perchè lui additava, in quel momento, con tale durezza, il candidato sindaco. La disobbedienza civile è un’arma, benchè estrema, di democrazia.
Ma siccome è strumento che si oppone al pieno esercizio di diritti, sanciti dalla Costituzione e dalle leggi, siccome utilizza il mezzo del disturbo, dell’interferenza, quand’anche temporanea, deve, a maggior ragione, dotarsi di possenti e convincenti argomentazioni.
Detto questo, però, bisogna rimettere in ordine le tessere della storia di Enrico Russo, delle vicende che lo hanno visto sempre impegnato per testimoniare, da non vedente, la nobilissima causa dell’abbattimento delle barriere architettoniche, con cui tanti si riempiono la bocca, salvo poi scordarsene quando non c’è da raccattare voti o da compiacere, da lisciare il pelo, con larga profusione di mielosa e dozzinale retorica, alle autorità istituzionali durante un convegno o una manifestazione pubblica.
Insomma, Enrico Russo possedeva tantissime argomentazioni, tutte nobili, per realizzare, durante il comizio di Velardi, il suo blitz, in modo da rimettere al centro del dibattito politico della città, i temi per cui lui lotta e perchè no, anche per denunciare l’inerzia di colui che in quella piazza parlava dopo aver fatto il sindaco per tre anni e mezzo senza ascoltare, per una sola volta, le parole di quello che era ed è pur sempre un dipendente del comune di Marcianise.
Dunque, chi ascolta le parole e guarda le immagini di questo video, è portato a ritenere che Velardi abbia subito un torto, un sopruso. In realtà, Enrico Russo è arrivato lì percorso da un’esasperazione non infondata, anzi giustificatissima. Ciò non lo esonerava, essendo tra le altre cose un dipendente della pubblica amministrazione, dal rispettare l’esercizio della corretta dinamica democratica del confronto delle idee; ciò non lo esonerava, politicamente parlando, dalla ricerca di argomentazioni più solide con le quali riempire, connotare le sue urla di protesta. Però, ancora una volta, Velardi ha mostrato un cinismo ed una forma di freddezza anaffettiva di origine narcisistico-individualista, che hanno permesso di comprendere ai tanti marcianisani che questo video hanno guardato dal momento in cui è stato messo in rete, l’esistenza di un filo conduttore che parte dal disprezzo dei tanti rifiuti che Velardi ha opposto alle richieste di incontro che Enrico Russo gli ha formulato nei tre anni e mezzo di amministrazione, fino all’interpretazione, a dir poco sballata, errata nonchè tendenziosa che dal palco ha dato per commentare l’attacco ricevuto da Enrico Russo.
Si è partiti da un’ indifferenza sprezzante e si è arrivati all’indifferenza sprezzante di ieri sera, dunque, passando per quella famosa fotografia scattata e pubblicata in facebook da Velardi e in cui si vedeva il cane che accompagna il non vedente Russo mentre faceva un bisognino all’interno di un’aiuola. In quella circostanza, Russo presentò una querela legata alla diffusione di una immagine che non poteva appartenere certo al perimetro della denuncia di inciviltà, visto e considerato che il cane in quel momento compiva un peccato veniale infinitamente meno importante, rispetto alla funzione, alla missione di accompagnamento di un non vedente. E se per la procura non si ravvisavano fatti tali da attivare un procedimento penale nei confronti del sindaco, la spietata pubblicazione di quella foto descriveva con chiarezza e per l’ennesima volta il lato disumano del carattere dell’allora sindaco.
Secondo Velardi, dunque, il disturbatore del suo comizio sarebbe stato mandato lì dai suoi avversari politici che lo avrebbero ricompensato con 50 euro. Ora, non ci risulta che Enrico Russo sia un indigente, dato che riceve ogni mese un regolare stipendio, certo, non pari ai 9/10mila euro che Velardi ha fatto scucire al comune di Marcianise per anni, esonerando in pratica il suo giornale dal corrisponderglielo, ma è comunque un introito mensile che consente ad Enrico Russo di vivere in maniera dignitosa. Insomma, i 50 euro non aggiungerebbero nulla alla linea di bilancio del disabile marcianisano.
Se proprio fosse la persona che Velardi ha descritto ieri sera dal palco, il Russo avrebbe dovuto chiedere almeno 500, 600 o mille euro per la sua performance.
Sempre il Velardi, nel momento in cui afferma che Enrico Russo è stato mandato lì per 50 euro, definisce e fa passare quella scena come elemento estemporaneo e contingente di questa campagna elettorale. Come dire: siccome dobbiamo far vedere che Velardi ha fatto male, assoldiamo dei poveri cristi e li mandiamo a far casino. Ma ciò presuppone che Enrico Russo abbia inscenato la sua protesta diventando oggi, senza esserlo stato ieri, un propugnatore dei diritti dei non vedenti e un contestatore di chi a questi diritti non ha badato, rifiutando più volte al Russo, anche un semplice incontro di confronto.
In subordine, il modo con cui Velardi ha liquidato la contestazione subita potrebbe allora far pensare ad un agitatore professionista, pronto a muoversi anche fuori dalle campagne elettorali ma sempre in quanto imbeccato e remunerato da uno o più mandanti.
Noi non siamo marcianisani. Dunque, sicuramente chi marcianisano è, potrà meglio assecondare rispetto alle risposte che possiamo fornire noi nell’articolo in lettura, questo nostro invito alla riflessione, alla ricostruzione storica e quindi oggettiva, dei comportamenti, delle azioni di Enrico Russo. Domanda: sono dunque sospetti i tempi in cui lui ha protestato e continua a protestare contro il sindaco Velardi, oggi solo candidato alla massima carica cittadina? Ci siamo informati, ma siamo disposti anche a chiedere venia nel caso in cui ci sbagliassimo: Enrico Russo, assunto naturalmente grazie alla quota riservata alle categorie protette al comune di Marcianise, svolge, da anni e anni, la sua funzione di denuncia e di testimonianza.
Lo ha fatto organizzando blocchi stradali, anche in quel caso percorrendo quindi la strada complessa della disobbedienza civile. Lo ha fatto issando cartelli. Ma soprattutto lo ha fatto anche quando Antonello Velardi non si occupava di politica, quando a Marcianise c’erano altri sindaci ed altre amministrazioni. Ecco perchè una manifestazione di dissenso sicuramente, ripetiamo, sbagliata nelle forme espressive scelte, diventa finanche meno grave rispetto ad un’altra manifestazione, quella di Velardi, protetta da un parlare apparentemente misurato, felpato, ma, in realtà connotato, al contrario, del marchio della profonda disonestà intellettuale.
Velardi, insomma, pur conoscendo la storia di Enrico Russo, pur avendo il diritto di considerarla nella peggiore maniera possibile, di valutarla come spazzatura, non potrà però mai dire, e invece lo ha detto in pratica ieri sera dal palco, che Russo si è mosso per i diritti dei non vedenti e dei disabili, solo in coincidenza con la sua esperienza di sindaco e con la sua ricandidatura alla massima carica cittadina.
Poi, i motivi per cui ha sempre rifiutato di incontrarlo, non li conosciamo. Sappiamo però che molte relazioni personali di Velardi si sono deteriorate di fronte ad esercizi sconcertanti e parossisisti di arroganza autoreferenziale, rispetto alla quale in tanti hanno fatto spallucce e girando i tacchi sono andati via, come si fa di fronte ad uno che compie e dice cose strane. Chissà magari qualche mattina il Russo non l’ha salutato o magari gli ha formulato una richiesta di incontro in maniera non servile. Ma ripetiamo, ci potrebbero essere anche altre motivazioni che Velardi farebbe bene a rendere pubbliche, dopo l’incidente del comizio dell’altra sera.
Una piccola conclusione: ci sono dei marcianisani, meno della volta scorsa, ma ancora in numero significativo, che hanno sviluppato una forma di fanatismo acritico che li porta dove mai un cittadino della democrazia dovrebbe andare. I sostenitori di Velardi hanno tutto il diritto di stare dalla sua parte, di fare battaglie, di accettare addirittura di plaudire alla decisione di farsi votare personalmente senza associare alcun segno di consenso alle liste collegate, così com’è successo al primo turno. Ma una cosa un cittadino di democrazia non dovrebbe mai fare, altrimenti la definizione di fanatico diventa una automatica constatazione di uno stato di fatto: ipnotizzarsi di fronte ad una tesi senza rapportarsi con serenità alle tesi opposte. Vi ricordate di una volta, di una sola volta, in cui Velardi abbia risposto a precise domande sui fatti per esempio che lo hanno portato a sfiorare il divieto di dimora a Marcianise, così come aveva chiesto formalmente il pubblico ministero D’Amato, oggi autorevole componente de consiglio superiore della Magistratura?
Avete mai ascoltato la voce di Velardi entrare nel merito della questione dei 220mila euro scuciti dai cittadini di Marcianise, per pagargli una messe di permessi da lui presi, dopo aver deciso di non mettersi in aspettativa, nè a part time con Il Mattino e che son diventati una forma surrettizia per farsi pagare il sontuoso stipendio dai marcianisani, in modo da esentare i suoi editori, cioè i Caltagiorone, che di soldi dunque ne hanno tirati fuori ben pochi? Potremmo proseguire per ore.
Attenzione, può anche darsi che a queste domande Velardi sia in grado di rispondere, come si dice “per filo e per segno“. Ma non l’ha mai fatto e dunque a Marcianise, Velardi o non Velardi, Abbate o non Abbate, oggi esiste solo quello che abbiamo già definito il rumore delle parole e non il suono del loro significato.