GUARDA IL VIDEO. Zannini snocciola i numeri del suo potere alla festa di Forza Italia. C’entrano con la clamorosa denuncia della segretaria comunale di Aversa?

28 Settembre 2025 - 21:45

Cosa c’entrano questi fatti? Proviamo a spiegarvelo.
Emanuela De Chiara, sorella di un noto magistrato, non vede l’ora di scappare da Aversa, dove ha subito mobbing, stalking e pressioni indicibili da parte degli uomini e delle donne di Zannini

AVERSA (Gianluigi Guarino) – In effetti, a prima vista, è difficile comprendere il senso e la connessione degli elementi che compongono il seguente quesito – o scioglilingua: cosa c’entra la clamorosa lettera di rinuncia alla propria carica (CLICCA E LEGGI), scritta dalla segretaria generale del Comune di Aversa, Emanuela De Chiara – sorella del noto giudice del tribunale di Napoli, Marcello De Chiara, componente del direttivo dell’Associazione Nazionale Magistrati – con l’intervento tenuto ieri, sabato, da Giovanni Zannini durante la festa nazionale di Forza Italia, svoltasi a Telese Terme, e con il quale Zannini si è presentato al partito a cui ha aderito da pochi giorni? Apparentemente, nulla. Non sembra esserci alcun nesso, né causale né logico, tra i due fatti.

A chi, pur sapendo dell’intervento di Zannini alla festa di Forza Italia e della lettera di De Chiara, segue un po’ stranito la prima parte di questo articolo, senza capire dove vogliamo andare a parare, regaliamo la soddisfazione di ammettere che il nesso causale, effettivamente, non esiste. I due eventi non si sono parlati né citati tra loro.

Detto ciò, chiediamo però qualche minuto di attenzione per seguire, se vi aggrada, il nostro ragionamento sull’altro nesso, quello logico. Un nesso che non solo esiste, ma che, a nostro avviso, diventa il vistoso paradigma di quello che è stato, senza ombra di dubbio, l’avvenimento più importante della settimana della para-politica casertana: l’adesione di Zannini a Forza Italia. Una volta che il mondragonese ha compreso che i Cinque Stelle, ma anche Elly Schlein e Susanna Camusso, a causa dei suoi pesanti problemi giudiziari, non avrebbero mai consentito una sua candidatura nella coalizione di centrosinistra a sostegno del candidato governatore Roberto

Fico, ha scelto Forza Italia. Un’opzione che Zannini aveva desiderato fortemente fino alla scorsa settimana, quando il governatore De Luca gli ha fatto capire che, purtroppo per lui, non c’era nulla da fare.

Ho ascoltato, come tanti altri, i quasi tre minuti dell’intervento di Zannini a Telese. Lasciamo perdere l’eloquenza che, come si suol dire, “non si porta più”, e ignoriamo pure il lessico sciatto e la sintassi del periodo, intrappolata e punita dalla storia della contemporaneità di Zannini e di quelli come lui, che l’hanno sollevata dall’incarico di rappresentare un minimo standard culturale in un Paese civile. Un Paese che, ancora oggi, deve immeritatamente gran parte del suo PIL alle sintassi eternizzate della nostra letteratura, della scultura, della pittura e dell’architettura monumentale italiana. Lasciamo stare tutto questo e andiamo a esaminare alla lettera solo ciò che Zannini dice a modo suo. Una lunga teoria di numeri: porto in dote cinquecento amministratori, cento sindaci, eccetera. I numeri di questa riproduzione non sono precisi, ma a questo rimediano il video che potete guardare, nella sua versione integrale, in cima a questo articolo.

Solo numeri. Zannini si trasforma in una sorta di ragioniere, di calcolatrice del proprio ego, di quello che ritiene, con piena ragione, osservando e valutando questi numeri dall’angolo visuale da cui guarda la vita, un grande successo. Aggiungiamo noi, a supporto della sua autogratificazione, che tale reclutamento di forze sostenitrici è senza precedenti nell’Italia degli ultimi trentatré anni, per quanto riguarda un politico che si cimenta in un perimetro territoriale provinciale e, perché no, anche in un perimetro regionale. Trentatré anni considerando come punto di riferimento Tangentopoli e la fine della cosiddetta Prima Repubblica. È difficile ritenere che, anche prima del 1992, ci sia stato qualcuno in provincia di Caserta in grado di mobilitare truppe cammellate tanto numerose.

Riconosciuto a Zannini quel che è di Zannini, è il momento di spiegare perché, secondo noi, esiste uno stretto nesso logico tra l’intervento telesino e la lettera di dimissioni – trasformata giocoforza in una lettera di denuncia – scritta dalla segretaria generale del Comune di Aversa, Emanuela De Chiara. Questa lettera, come abbiamo già sottolineato ieri in un articolo (che potete consultare tramite il link nelle prime righe di questo), ha portato o almeno tentato di farlo, alla luce dell’identità, dell’educazione e della cultura generale di De Chiara, e di quella che deriva dal retaggio familiare, dai suoi studi, dal rapporto col fratello, eminente magistrato, e dalla sua incorruttibilità all’interno della struttura amministrativa più importante e più esposta al potere reale esercitato da Zannini in questa terra.

Aversa è, infatti, la seconda città della provincia di Caserta. Nell’amministrazione comunale attuale, rispondono direttamente a Zannini il sindaco Francesco Matacena, il vicesindaco Alfonso Oliva, il presidente del Consiglio Giovanni Innocenti e più del 40% (sì, avete letto bene, più del 40%) dei consiglieri comunali. In più, l’80% delle deleghe di giunta sono strettamente controllate dal mondragonese.

Ora, se provate per un attimo a sovrapporre il video con i numeri della sua conquista totale della provincia di Caserta, snocciolati da Zannini, e le accuse di mobbing e stalking subiti da amministratori comunali di Aversa per favorire procedure illecite, e poi ancora con le accuse che rivelano una vera e propria collusione tra gli stessi amministratori, tra gli uomini e le donne di Zannini, ritenete ancora che la spavalda ostensione dei numeri, del potere da parte di Zannini, e la lettera di Emanuela De Chiara non abbiano alcuna connessione logica?

Il problema è che De Chiara è una mosca bianca. Se non fosse stata, e se non fosse così, altro che 500 amministratori, duemila sindaci e ventimila consiglieri comunali. Zannini e lo zanninismo si combattono con la cultura. Ma finché i testimoni del diritto, della rettitudine, rimarranno isolati, come è successo a Emanuela De Chiara ad Aversa, non basteranno due stadi Pinto per contenere tutti i presenti alle convention di Zannini.