GUERRA TRA BANDE. Freddato sull’Asse mediano. Ecco i dettagli della morte di Gennaro Sorrentino detto Capaianca.

8 Settembre 2019 - 13:29

AVERSA/SANT’ANTIMO (Lidia e Christian de Angelis) – Agguato di camorra. E’ questa la pista seguita dagli inquirenti relativamente all’omicidio di Gennero Sorrentino, il 50enne pregiuticato di Scampia, affiliato agli Scissionisti gruppo Amato. L’uomo era referente del gruppo criminale delle Case dei Puffi, nota piazza di spaccio, della zona napoletana, e Sorrentino negli ambienti criminali era noto come Capaianca. Il suo nome in questi anni è stato citato da diversi collaboratori di giustizia. Sorrentino è stato freddato da 4 colpi di pistola all’interno della sua auto lungo l’Asse mediano nei pressi dell’uscita Melito. L’uomo, dopo essere stato colpito, si è schiantato contro il guardrail, dove è deceduto in pochi istanti. E’ palese che sia l’ennesima vittima di una guerra tra bande, per la spartizione del territorio per la droga e forse non solo, si preannunciano altri possibili omicidi di risposta a questo. Si rischia di ritornare a diversi anni addietro, quando le strade di Napoli e Caserta erano insanguinate da omicidi tra clan e dissenzienti. Ricordiamo che la prima faida di Scampia (anche faida di Secondigliano) è stata una guerra di camorra combattuta soprattutto nel quartiere napoletano di Scampia, e che ha coinvolto una serie di clan napoletani: da una parte i Di Lauro di via Cupa dell’Arco a Secondigliano (capeggiati da Paolo Di Lauro), dall’altra la frangia dei cosiddetti “scissionisti”, anche detti “gli spagnoli” (perché aventi base operativa in Spagna), gruppo nato da una costola degli stessi Di Lauro (capeggiati da Raffaele Amato). La guerra ha poi coinvolto altri clan e sottogruppi, tra cui gli Abbinante di Marano, le famiglie referenti di Melito di Napoli, i Pariante di Bacoli, i Ferone di Casavatore. Oltre che a Scampia, la guerra si è svolta anche nei quartieri di Secondigliano e Miano e nei comuni di Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Marano di Napoli, Giugliano in Campania, Bacoli, Casavatore e Arzano. Le cause principali che hanno scatenato il conflitto possono essere ricondotte al controllo del territorio, delle attività illecite a nord di Napoli e vendette di natura personale.

Agli
inizi degli anni 2000…

Dopo un lungo periodo di inquietudine sociale le forze dell’ordine compirono una serie di importanti arresti e nuovi blitz, tra cui ai danni dei Di Lauro del 3 marzo 2005, che coinvolse scissionisti e uomini del clan. Il più importante tra gli arresti avvenne poi il 16 settembre 2005 in un appartamento di via Canonico Cosimo Stornaiuolo 16 a Secondigliano, a poca distanza da via cupa dell’Arco, il “regno” della cosca dei Di Lauro: venne catturato il boss Paolo Di Lauro. Gli investigatori seguirono una donna che fungeva da vivandiera e badante, sulla base di un input acquisito da una fonte confidenziale dagli agenti del SISDE. Quindici giorni dopo, in un’aula di tribunale, Paolo Di Lauro baciò Vincenzo Pariante, boss degli “scissionisti”; gli inquirenti interpretarono quel gesto come un segnale all’esterno che la guerra era finita. Nonostante la diminuzione del numero dei delitti, colpi di coda della faida si sono verificati fino al 2007 inoltrato, tra cui l’omicidio a Secondigliano di Lucio De Lucia, padre di Ugo, accusato dell’omicidio di Gelsomina Verde.Il traffico di stupefacenti, tuttavia, non si è mai fermato tra le vele di Scampia e nelle piazze di Secondigliano perché costituisce un affare da milioni di euro superiore alle ragioni che hanno mosso la faida camorristica, così come continuano i crimini, gli arresti e le operazioni quotidiane delle forze dell’ordine a Scampia, a Secondigliano e in tutto il territorio a nord di Napoli.Il 30 dicembre 2013 viene arrestato Angelo Marino (Napoli, 23 novembre 1972) accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso e del duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salerno, che diede inizio alla faida.