I fratelli di Giggin a’ Purpett accusati in aula: “La gara Pip di Lusciano fatta su misura per voi”
18 Aprile 2019 - 17:30
AVERSA/LUSCIANO (t.p.) – Udienza rilevante quella svoltasi stamane davanti ai giudici del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Si tratta del processo in cui sono imputati per concorso esterno e turbativa d’asta, Aniello e Raffaele Cesaro, notissimi imprenditori di Sant’Antimo, fratelli del senatore Luigi A Purpett Cesaro e zii, dunque, del capogruppo di Forza Italia e consigliere regionale Armando Cesaro.
Il processo riguarda i presunti reati compiuti nelle attività del Pip di Lusciano ed è frutto di un indagine, realizzata a suo tempo, dalla Dda di Napoli. Questo processo si tiene a Santa Maria Capua Vetere perché i fatti contestati ai fratelli Cesaro e agli altri imputati sono precedenti al settembre 2013, momento in cui cominciò ad operare il tribunale di Aversa-NA Nord, modificando le competenze territoriali di quello di Santa Maria Capua Cetere. Quindi, per i reati compiuti prima del settembre 2013, i processi si svolgono nella città de Foro e non ad Aversa, dove i Cesaro sono imputati per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso per le presunte relazioni con il clan santantimese dei Puca, dopo le dichiarazioni di uno dei fratelli del celeberrimo boss soprannominato “O Negus“, ucciso dal piombo della camorra.
Tornando al processo di Santa Maria Capua Vetere, alla sbarra ci sono anche l’ex sindaco di Lusciano Isidoro Verolla, difeso dall’avvocato Mario Griffo, l’arci noto Nicola Ferraro, ex consigliere regionale ed ex patron di EcoCampania, Raffaele Bidognetti O’ Puffo, figlio di primo letto del boss Francesco Cicciotto e Mezzanott Bidognetti. E ancora, il noto imprenditore di Teverola, molto presente nei lavori pubblici e privati di Maddaloni, Francesco Pezzella, una vera celebrità nell’ufficio tecnico del comune calatino, Luigi “O Drink” Guida, collaboratore di giustizia e per anni reggente, per volere diretto di Francesco Bidognetti che aveva conosicuto in carcere, dell’omonimo clan. Infine, Vincenzo Salernitano che (se non ricordiamo male) era dirigente dell’ufficio tecnico al tempo a Lusciano, Spenuso Salvatore, Nicola Mottola e Francesco Pirozzi. Nell’udienza di oggi, importante proprio perché ospitava l’interrogatorio di chi ha compiuto le indagini a suo tempo, è salito sul banco dei testimoni il tenente De Vivo. L’ufficiale ha fatto una ricostruzione sulle vicende amministrative, dichiarando che la gara del Pip di Lusciano era stata fatta “su misura per i Cesaro“.
Nel collegio difensivo fanno parte gli avvocati Paolo Trofino e Vincenzo Maiello, che difendono i fratelli Cesaro.