I TORMENTI DEL PD. Susanna Camusso scrive una lettera per lamentarsi del congresso regionale. Con rispetto parlando, “non la caga nessuno”: né Graziano, né Picierno, men che meno Piero bello e’ papà. Ecco perchè

23 Settembre 2025 - 12:25

Pensate un po’ quanto sia importante per Casertace questo argomento, visto che i concetti espressi nell’articolo che leggerete (?) sono stati solo argomenti di conversazione in qualche convivio. Mai li abbiamo esplicitati, ma ora, dato che ci sono le regionali, spieghiamo alla ex segretaria CGIL come funzionano le cose a Caserta e Napoli, soffermandoci anche sul suo errore (ci mettiamo anche una parola difficile, visto che vogliamo perdere tempo stamattina) sesquipedale

CASERTA (G.G.) – Susanna Camusso è arrabbiata con Piero De Luca, ma forse anche con Elly Schlein. La segretaria nazionale ha fatto l’accordo col governatore per regalare al figlio, in pratica senza un vero congresso ma con una messa in scena organizzata per l’occasione, la carica di segretario regionale, e ai De Luca ha anche delegato l’organizzazione del teatrino.

Siccome De Luca padre considera queste cose una perdita di tempo, e il figlio è un “Piero, a papà” e nulla più, a dieci giorni dalla rappresentazione scenica non si sa nemmeno chi siano i delegati delle varie province, e di Caserta in particolare.

E allora, con tutto il rispetto della Schlein, a cui la Camusso non invia la sua lettera stizzita limitandosi a individuare i destinatari in Pieruccio bello e’ papà, nel presidente della commissione di garanzia per il congresso regionale (ma quale congresso? piantatela), Giovanni Iacone, nel commissario regionale — ancora per qualche giorno — Antonio Misiani, a Igor Taruffi, segretario dell’organizzazione, e solo per conoscenza — una botta lessicale di burocratismo formalista sindacal-partitocratico non guasta mai — alla presidente della commissione di garanzia nazionale Stefania Gasparini,

dicevamo, la Camusso lamenta che tutto ciò che era stato deciso in una riunione svoltasi il giorno 4 settembre alla presenza del deputato della provincia di Caserta Stefano Graziano, dell’europarlamentare Pina Picierno, ma soprattutto di quelli che la Camusso definisce sindaci, amministratori e segretari di circolo, sarebbe stato totalmente disatteso e al momento “la rappresentanza territoriale di Caserta non viene in alcun modo tenuta in considerazione”.

“L’impegno era quello di rivederci prima della presentazione della lista, ma ciò è reso impossibile dalla totale esclusione del territorio dalla discussione.”

Negli anni in cui è stata commissario provinciale, ci siamo occupati poco del PD. Lo abbiamo fatto anche per evitare di esprimere critiche pesanti al modo in cui la Camusso ha svolto il suo compito e in cui ha creato un divario enorme tra quelle che sono state le intenzioni enunciate, cioè il profondo rinnovamento della classe dirigente del partito in ogni territorio, e l’operatività, il tempo che ha impiegato per realizzare un obiettivo a dir poco arduo. Né la Camusso è riuscita a individuare una persona che conoscesse la cartina geografica di Caserta molto bene e che soprattutto condividesse questo percorso, partendo da un certo prestigio personale, da una militanza che gli consentisse di fornire alla commissaria tutte le informazioni per intervenire in maniera efficace nei vari comuni, senza prendere persone a caso solo perché semisconosciute e solo perché in grado di propinare comodi discorsetti di maniera sulle contaminazioni — che pure sono esistite, eccome se sono esistite — tra il PD casertano e le peggiori pratiche clientelari, con digressioni inquietanti in rapporti con certa imprenditoria a volte collusa, se non addirittura connessa alla criminalità organizzata.

Vabbè, gliel’abbiamo detto oggi quello che le dovevamo dire in questi anni, e glielo abbiamo detto in estrema sintesi.

Ora a questa donna lombarda dobbiamo recitare, perché di recita si tratta, uno dei proverbi napoletani più noti che spesso abbiamo utilizzato: A Santa Chiara dopp’arrubbato mettettero ‘e porte ‘e fierro.

Graziano con la Camusso non ci parla proprio, perché sa bene che questa — aggiungiamo noi molto giustamente e con tante ragioni — lo considera un male per il PD e farebbe a meno di candidargli al consiglio regionale il pupillo aversano Marco Villano, a cui l’ex segretaria generale della CGIL non ha mai perdonato, anche in questo caso con piena ragione, di averle risposto con sufficienza — forse perché aveva in testa il voto disgiunto da non voler far individuare — quando la Camusso gli ha chiesto di candidarsi alle elezioni comunali di Aversa, avendo lui incassato i tanti vantaggi derivatigli dall’aver ricoperto, aggiungiamo noi dopo il ribaltone vergognoso attivato dall’accordo tra Zannini e Graziano, le cariche di vicesindaco, assessore ai Lavori Pubblici e assessore all’Urbanistica.

Ma Graziano le verifiche le fa a Roma, con il suo amico Francesco Boccia, marito di Nunzia De Girolamo, pupilla di Silvio Berlusconi insieme alla sua sorella minore beneventana, poi traditrice politica di Berlusconi insieme ad Angelino Alfano allo scopo di conservare la carica di Ministro dell’Agricoltura. Oggi lavora in televisione, dove si barcamena tra programmi chiusi e il suo “Ciao Maschio”, che dalla seconda serata è passato al pomeriggio del sabato con un po’ di radio acclusa, dove senza grande fantasia conduce un programma denominato “Maschio Selvaggio”, titolo quasi fotocopia del podcast “Muschio Selvaggio”.

Sarà Boccia a cercare di far candidare Marco Villano, se ci riuscirà, perché può anche darsi che la Schlein insieme alla Camusso dicano a Piero De Luca che Villano non va bene e che magari il candidato del partito, cioè quello appoggiato dai vertici nazionali, sia, come abbiamo già scritto nei giorni scorsi, l’ex sindaco di Casal di Principe Renato Natale, graditissimo anche a Sandro Ruotolo, in pratica il meglio che c’è in giro in fatto di gomorrismo rituale e parolaio. La Picierno, a sua volta, è uno dei leader nazionali della corrente riformista di Guerini e Franceschini, ossia della minoranza interna del PD, e dunque ritiene per motivi suoi di non dover neppure salvare quella che De Gasperi, nel suo famoso intervento di Parigi al cospetto delle potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale, definì la “personale cortesia” nei confronti della Camusso, assecondando la convocazione di una seconda riunione dopo quella del 4 settembre.

Per quanto riguarda i rappresentanti dell’area riformista all’interno degli organismi regionali del partito, la Picierno — evidentemente su mandato di Guerini e Franceschini — andrà a parlare direttamente con Piero “bell’ è papà”.

Per cui la Camusso rimane da sola con i suoi segretari di circolo che sembrano, senza volerli offendere, absit iniuria verbis, presi dall’elenco telefonico.

Seconda e ultima cosa da comunicare alla senatrice Camusso: lei forse l’ha conosciuto poco De Luca.

Lui è uno “che se ne fotte” del prossimo in maniera ontologica, escatologica. Cioè se ne fotte a prescindere. Pregiudizialmente. Il modo in cui ha amministrato la Regione lo racconta senza se e senza ma. Si è circondato di una serie di praticoni di cui si è fidato: Cascone, Picarone, Zannini, i quali non a caso — ma proprio non a caso — sono tutti pesantemente inquisiti dall’autorità giudiziaria. Figuriamoci se adesso Vincenzo De Luca, che sarà il vero segretario regionale del PD, si mette a perdere tempo con la ritualistica procedurale del partito, con assemblee, mozioni o centellinando i posti negli organismi regionali di fianco a suo figlio. Ma la Camusso questo lo sa. Probabilmente la lettera da lei scritta è stata un tributo che doveva alla sua dignità di persona e di politico che si muove nel solco di certi valori, che sono esattamente opposti a quelli in cui si attiva e si attiverà l’iniziativa politica di Vicienzo o’ massiccio.