CAMORRA. Iavarazzo si fa pagare una tangente. L’ira di Carmine Schiavone

19 Agosto 2019 - 18:29

CASAL DI PRINCIPE (Maria Rosaria Madonna) Un imprenditore pagò 15mila euro a Mario Iavarazzo e Francesco Panaro detto camardone, figlio di Nicola Panaro. Carmine Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan si infuriò quando lo seppe e pretese il versamento della tangente per dei lavori da parte dell’imprenditore. A parlare di questo episodio sono tre collaboratori di giustizia, Eduardo Di Martino, Luigi D’Ambrosio e Raffaele Maiello.

Di Martino seppe: “Direttamente da Carmine Schiavone che l’imprenditore si era presentato da lui e gli aveva detto che per quei lavori aveva già pagato una tangente di 15.000 euro a Mario Iavarazzo. Nonostante tutto Carmine Schiavone gli chiese di pagare una tangente di 15.000 euro da dare prima delle festività natalizie. Sempre da Carminotto ho appreso che l’imprenditore gli inviò 5.000 euro, soldi che Carminotto gli restituì poiché pretendeva il pagamento dell’intera tangente di 15.000 entro il 24 dicembre. I fatti da me riferiti risalgono al periodo novembre – dicembre 2012 e li ho appresi direttamente da Carmine Schiavone ed inoltre ho partecipato attivamente alla vicenda estorsiva“.

Il fatto che quella tangente fosse stata versata nelle mani di Iavarazzo e Panaro provocò l’ira di Carmine Schiavone, a detta di Luigi D’Ambrosio: “Ricordo che ero presente al bar Hollywood nel mese di novembre del 2012

quando Carmine Schiavone mandò Raffaele Maiello a chiamare un imprenditore per parlargli perché era venuto a sapere che aveva pagato una estorsione a Mario Iavarazzo e Francesco Panaro e quindi era arrabbiato perché questi ultimi avevano fatto un’estorsione senza chiedergli il permesso“.

La circostanza è confermata anche da Maiello che ricorda che “l’imprenditore rispose che per quei lavori si era gia’ messo a posto con la cifra di euro 10.000,00 versati a Iavarazzo Mario e Panaro Francesco detto “camardone” figlio di Nicola Panaro e nipote di Sebastiano, l’anno precedente. Aggiunse che doveva ancora una quota di ulteriori 5.000,00 euro nei giorni successivi“.