IL CLAN DEI CASALESI c’è e si vede. Pizzerie, ristoranti: ecco chi subiva le estorsioni di D’Aniello ‘o mister, Buonpane & co

15 Dicembre 2019 - 10:44

AVERSA/LUSCIANO /TEVEROLA/PARETE – (Tina Palomba) Un fiore a nome di Mimì” . Non è il titolo  di una canzone ma era la frase con cui il nuovo gruppo di aguzzini del clan dei Casalesi ha tentato un’estorsione, senza riuscirsi, in questo caso, ai danni del gestore del ristorante “La Mela Stregata” di Lusciano.

Sono il nipote del mister, offrite il caffè a o’mister per i carcerati”.  Questa intimidazione aveva, invece,  fruttato i soldi richiesti dal titolare di una nota concessionaria tra Lusciano e Parete.  Giacomo D’Aniello alias  Mimì ‘o Mister, secondo le accuse risultate dall’attenta attività di indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo del gruppo di Aversa, al comando del tenente Diego Montella, era il beneficiario dell’attività illecita ed era anche il capo del nuovo gruppo che cercava di imporre il pizzo nel periodo antecedente alle festività natalizie del 2018 con richieste ingenti di somme di denaro da un minimo di 250 ad un massimo di 15.000 euro ai danni di una nota azienda Srl di Lusciano.

Sia per D’Aniello che per gli altri sette arrestati  (Gaetano Buonpane 70 anni di Pignataro Maggiore ma residente a Frignano, Carlo De Simone 52 anni di Aversa, Bruno Improta 57 anni di Lusciano, Giuseppe Tessitore 41 anni di Aversa, Raffaele Cantone 31 anni di Lusciano, Francesco Parola 30 anni di San Cipriano, sarà assistito dall’avvocato Paolo Caterino, e Bartolomeo Vitiello di Giugliano)

la scorsa settimana dai carabinieri di Aversa su ordine della Dda di Napoli, sono fissati gli interrogatori di garanzia domani mattina in carcere.

In un caso, D’Aniello dice  con tono minaccioso ad una vittima:” Siccome ti voglio bene  non ti voglio chiedere  30 mila euro  o ventimila euro come ho chiesto agli altri; tu mi dai di meno, mi dai 15 mila euro, noi abbiamo la medicina per i buoni e per i cattivi”. Nel mirino del gruppo erano finiti anche i titolari di due pizzerie, una con sede a Lusciano e l’altra ad Aversa, e ancora i titolari di una nota azienda di trasporti e un’azienda edile entrambe con sede a S. Marcellino e il titolare di un noto supermercato a Gricignano di Aversa.

Il neo gruppo camorristico si era esteso in tutta l’area controllata dalla fazione del clan dei Casalesi, “bidognettiana”, ed erano pronti a riscuotere i ratei estorsivi delle prossime festività natalizie.