Il CLAN DEI CASALESI investe nei bar: quando Tonino “Bin Laden”, già proprietario dei locali, diventa socio di Fava per il Bar dello Sport

23 Ottobre 2018 - 12:33

SANTA MARIA CAPUA VETERE(g.g.) Sono interessanti, molto interessanti i racconti del collaboratore di giustizia Pasquale Fava, perchè espongono con un respiro più ampio le condotte criminali inserendole in un contesto criminale di equilibri tra i diversi gruppi camorristici, tutti filiazione del clan dei casalesi, ma spesso rivali nell’area di Santa Maria Capua Vetere e comuni vicini, nella gestione delle attività estorsive.

Uno di questi racconti riguarda un personaggio noto, uno borderline, almeno per quello che è emerso nei suoi confronti negli ultimi anni. Attivo come titolare di bar, ma soprattuttom racconta Pasquale Fava, “per l’organizzazione del gioco d’azzardo.

Il pentito racconta che si chiamava e si chiami, riteniamo ancora, Tonino, meglio conosciuto con il suo impegnativo soprannome di “Bin Laden”. Tonino “Bin Laden” era titolare di un non meglio precisato Bar Europa, riteniamo, anche se la cosa non è specificata nell’ordinanza, di Santa Maria Capua Vetere e anche di un altro locale in quel di Casapulla.

Pasquale Fava afferma di essere entrato in società con Tonino “Bin Laden” per la gestione di un terzo locale, il Bar dello Sport, anche in questo caso, non localizzato nell’interrogatorio di Fava. Proprio rispetto alla quota che Tonino “Bin Laden” doveva versare nelle casse del clan, si registrò uno scontro piuttosto pericoloso tra il gruppo di Elio Diana, attivo, come racconta Fava anche in altri interrogatori nelle attività criminali legate alle estorsioni, a Santa Maria Capua Vetere, e il gruppo rampante di Carmine Morelli anche lui evidentemente collegato e protetto da un’altra sezione del clan dei casalesi.

Continueremo e pubblicare e ad analizzare gli interrogatori dei fratelli Fava.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’INTERROGATORIO