IL DRAMMA. Gli interrogativi, destinati forse a rimanere senza risposta, sulla morte del regista Rai casertano Amedeo Gianfrotta

25 Giugno 2024 - 16:43

Siamo pienamente a disposizione con chiunque volesse esprimere una ricostruzione difforme da quella che noi realizziamo nell’articolo, grazie al racconto di persone vicine al noto professionista 59enne.

CASERTA (g.g.) Chiariamo subito un fatto: la nostra ricostruzione è frutto di elementi acquisiti da persone amiche di Amedeo Gianfrotta, regista 59enne casertano, morto pochi giorni fa a causa di uno o di più infarti. Si tratta di persone, a nostro avviso, serie ed affidabili. Però, sempre di amici di Gianfrotta si tratta. Per cui, il tutto potrebbe essere, anche involontariamente, condizionato da un elemento emotivo.

Se, dunque, la parte della direzione dell’ospedale civile di Caserta o da parte del servizio del 118 dell’Asl si avvertisse la necessità di chiarire, precisare, correggere questa ricostruzione, noi siamo a completa disposizione. I permalosi abbondano ed allora, cose banali, come questa appena scritta, diventano delle necessità.

Evaso questo obbligo, veniamo alla ricostruzione di cui sopra. Amedeo Gianfrotta, regista Rai in servizio presso il Centro di produzione di Napoli e attivo protagonista di programmi di successo come Reazione a catena, Cook, Agorà, ma anche di produzioni speciali. come quelle riguardanti le visite del presidente della Repubblica, si è sentito male domenica scorsa. Sul posto si è portata un’ambulanza non medicalizzata, ossia senza medico a bordo, del 118 di Caserta. Arrivato al Pronto soccorso dell’ospedale, la stessa ambulanza non sarebbe riuscita a ricoverare Amedeo Gianfrotta, a causa di una condizione di piena occupazione di tutti quanti i posti disponibili all’niterno del citato Pronto soccorso.

Di qui, la necessità di recarsi all’ospedale Moscati di Aversa. Durante il percorso, sempre secondo le ricostruzioni di ambienti vicini al regista e alla sua famiglia, Gianfrotta avrebbe subito uno o, addirittura, 2 arresti cardiaci. E all’ospedale Moscati di Aversa sarebbe già arrivato morto.

Ora, lungi da noi la ripetizione di quella che è diventata una sterile cantilena sull’assurdità di una struttura organizzativa, così voluta dalla direzione dell’Asl di Caserta, che prevede l’esistenza di un numero limitato di ambulanze medicalizzate, ossia con medico a bordo, e addirittura di una sola ambulanza rianimativa, cioè dotata di strumenti che si usano nei reparti di terapia intensiva. Una sola ambulanza che, per di più, per motivi che stiamo cercando di approfondire – perché questa cosa è troppo assurda per non avere una spiegazione appena decente -sarebbe in via di abolizione.

Il regista Amedeo Gianfrotta sarebbe morto lo stesso, anche se si fosse trovato all’interno di un’ambulanza medicalizzata? Il problema è stato costituito solamente dal cronico assalto al Pronto soccorso dell’ospedale del capoluogo che, a un certo punto, esplode e non riesce più a soccorrere nessuno? Sono domande a cui è difficile rispondere. Ecco perché ci piacerebbe che l’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano e la direzione dell’Asl dessero qualche spiegazione.

Non sappiamo se la famiglia del povero Amedeo Gianfrotta presenterà o meno una denuncia. Cercheremo di saperlo. Nel caso in cui non riuscissimo a farlo, andremo ad archiviare l’ennesimo esito infausto dell’intervento di un mezzo di emergenza sanitaria in provincia di Caserta.