Il figo della CAMORRA. Orlando Diana politico, playboy e imprenditore, tra relazioni pericolose con l’allora fidanzata di Franco Barbato e incontri segreti con gli Iorio della Beton Campania
21 Giugno 2022 - 14:01

Più leggiamo atti giudiziari e più questa figura assume valenza. Non si tratta certo di manovalanza della camorra, nè di un classico imprenditore alla Lagravanese, alla Maurizio Zippo. Già a 27 anni è assessore ed è in grado di permettersi il lusso e il rischio e il pericolo grave, soprattutto in queste aree, di aprire una relazione con Maria Cecoro, al tempo fidanzata con Franco Barbato il quale di mestiere non faceva certo il missionario
SAN CIPRIANO D’AVERSA – (g.g.) La famiglia Iorio di San Cipriano d’Aversa a partire dal capostipite Gaetano Iorio e proseguendo con i suoi figli Tullio, Paolo e Salvatore, si fa forte, legittimamente, di una sentenza di assoluzione, datata 2014, nel processo che li vedeva imputati per reati molto gravi, a partire da quello fondamentale di associazione a delinquere di stampo camorristico.
La loro Beton Campania, azienda principale di famiglia, insediata all’interno del perimetro del comune di San Tammaro, fu prima sequestrata e successivamente confiscata. Insomma, vicende e traversie altalenanti per una famiglia che molto deve all’ottimo lavoro svolto dagli avvocati che ne hanno curato la difesa.
Detto ciò, qualora fosse necessario, possiamo pubblicare e ripubblicare centinaia e centinaia di vecchie ordinanze, quelle che indussero la Dda a chiedere ed ottenere il rinvio a giudizio per Iorio, all’interno delle quali, al di là del fatto giudiziario inerente alla colpevolezza o alla non colpevolezza, si coglie per intera quella adesione, quantomeno morale, al sistema, all’ordinamento fondato e garantito dal clan dei casalesi.
E su questa cosa, ripetiamo, non c’è, a nostro avviso, che non siamo certo depositari del “pensiero assoluto”, assoluzione che tenga. Per gli Iorio, dunque, noi, pur senza conoscerli, nutriamo sicuramente disistima totale per come si sono comportati.
Noi dobbiamo sempre specificare bene i concetti, andando al di là di quello che può essere scritto all’interno di un atto giudiziario, di un’informativa, che di questo, può rappresentare la premessa. Lo dobbiamo fare perchè siamo dei garantisti.
Ma il garantismo, al di là di come venga usato da molti in maniera intellettualmente disonesta e del tutto strumentale, non prevede una santificazione di chi ottiene un’assoluzione da un tribunale che si limita a sancire la non colpevolezza, o meglio, il fatto che quell’imputato o quegli imputati non abbiano volato il codice penale. Il garantismo si muove dentro ed attorno a questo perimetro e si sforza di valorizzare, sempre e comunque, al di là di ogni altra valutazione, la presunzione di non colpevolezza, come noi facciamo sempre.
Altra cosa sono i comportamenti, le frequentazioni, la cui valutazione non appartiene, al contrario, alla sfera espressiva di un giudice dell’accusa o del processo, risiede, è stanziata in un altro perimetro che declina il diritto e anche al dovere di un cittadino, di un giornalista, di esprimere il proprio punto di vista anche su cose molto delicate. In questo caso, essere garantisti significa un’altra cosa. Significa arrivare alla manifestazione di quel punto di vista attraverso forme evolute e circostanziate di ragionamento che, come tali, sono opinabili, ma che rappresentano, senza se e senza ma, un legittimo lasciapassare all’espressione di una valutazione conclusiva su fatti, ripetiamo, anche molto delicati.
Per cui, secondo CasertaCe e per i motivi appena declinati, gli Iorio “non erano buoni” al tempo in cui frequentavano attivamente le stanze dell’amministrazione provinciale di Caserta, al tempo della presidenza di Sandro De Franciscis, hanno continuato “a non essere buoni” quando sono stati indagati, arrestati, rinviati a giudizio senza che questi fatti , però, alterassero in eccesso o in riduzione quel punto di vista che noi avevamo già maturato dal 2005 in poi. Conseguentemente, logicamente gli Iorio, ai nostri occhi, non possono “esser diventati buoni” dopo la sentenza di assoluzione, la quale, parimenti alla fase negativa degli arresti, del rinvio a giudizio, non mette e non toglie nulla al nostro già citato punto di vista, formatosi su un terreno diverso, sicuramente contiguo, ma distinto da quello della contestazione giudiziaria, ancorché strutturato su solidissime e ampie conoscenze documentali.
Dato agli Iorio quello che è degli Iorio, la loro storia si intreccia, manco a dirlo, con quella di un altro “sanciprianese eccellente”, cioè a quella di Orlando Diana, un vero moto perpetuo tra politica ed imprenditoria, ragazzo prodigio che a 27 anni era già assessore in una delle giunte di Enrico Martinelli e, stando a quello che abbiamo letto, nelle dichiarazioni dei pentiti Nicola Schiavone junior, Francesco Barbato e della semi-collaboratrice di giustizia Giuseppina Nappa, faceva anche strage di cuori, permettendosi il lusso di compiere azioni molto pericolose soprattutto in quei territori, a partire dalla relazione con Maria Cecoro, al tempo fidanzata di Franco Barbato, cugino diretto del pentito Francesco Barbato, coltre che lasciare quella sua fidanzata che aveva ceduto al fascino del rampante e all’ aitanza giovanile di Orlando Diana, non fece o non potette fare, visto che quando Nicola Schiavone, a cui non mancava una certa attitudine naturale alla violenza, decise di impartirgli una lezione, tutto si fermò,visto che Diana era un protetto, un pupillo di Michele Zagaria, il quale gli inflisse solamente un buffetto, un rimbrotto.
Alle 16.01 del 17 settembre 2020, stiamo parlando dunque di un tempo recente, inferiore ai due anni, Paolo Iorio, figlio di Gaetano Iorio co-patron della Beton Campania, confiscata come dicevamo dentro ad un’operazione di acquisizione di beni della camorra per circa 20 milioni di euro, fa due squilli sul telefonino di Orlando Diana. Due squilli e poi si ferma. Furtivamente, misteriosamente.
Ora, se Orlando Diana che al tempo (ma a pensarci bene lo è pure oggi) era ancora brillantemente dentro alle cose della politica di S.Cipriano e che si preparava 3 giorni prima a sostenere lo sforzo elettorale di sua moglie Giuseppina Barbato, cugina del pentito Francesco Barbato, alle elezioni comunali del 20 e 21 settembre 2020, svoltesi in contemporanea con le Regionali, e che si sarebbero trasformate in un grande successo per la signora Barbato Diana (600 e passa di voti di preferenza ed elezione immediata alla presidenza del consiglio comunale), se, dicevamo, Orlando Diana esprimeva questa valenza pubblica e Paolo Iorio poteva tranquillamente issare il vessillo del non colpevole o addirittura dell’innocente, perchè cavolo questi due stabilirono un appuntamento attraverso due squilli convenzionali, manco se stessero dentro ad un film di James Bond e trovando in quei due squilli l’unica possibilità, a loro avviso, per evitare intercettazioni, dirette o realizzate attraverso i trojan, non valutando, però che quando un telefonino è sotto controllo, nel modo tradizionale o attraverso le nuove tecnologie, anche gli squilli vengono intercettati.
Un’ora dopo nel piazzale antistante allo stadio di Casal di Principe, che si trova, come sanno i residenti e chi conosce, come noi, quei territori, proprio ad un passato dall’uscita Casal di Principe lungo la Nola-Villa Literno, si svolge una riunione abbastanza allargata e opportunamente monitorata dai detectives della prima sezione della Squadra Mobile di Caserta, in azione su mandato dei pubblici ministeri della Direzione Distrettuale antimafia di Napoli. Non si vedono solo Orlando Diana che arriva con la Panda di sua moglie e Paolo Iorio che giunge a bordo di una Wolkwagen Golf a lui intestata, ma sul posto convergono anche SalvatoreIorio, fratello di Paolo Iorio e dunque a sua volta figlio del capostipite Gaetano, a bordo di una Crevolet Cruze e anche Claudio Misso, a bordo di una Panda di colore nero, sanciprianese a sua volta, il quale, ovviamente non può fare brutta figura con i suoi interlocutori e reca con sè “l’ottima referenza” di precedenti penali per assegni a vuoto e falsità materiale che poi significa un fatto preciso e cioè che se Misso non è un dipendente della pubblica amministrazione, questo reato l’ha commesso in concorso, ai sensi dell’articolo 110 del codice penale, con uno dei servitori dello stato della specie casertan-aversana che incrociamo e di cui scriviamo ogni giorno.
Di questo summit preparato con i due squilli, si sa poco e magari bisognerà attendere fasi successive dell’indagine per conoscerne o quantomeno per intuirne, attraverso lo strumento della deduzione, i contenuti.