IL FOCUS. Il Comune di Carinaro ne fa più di Bertoldo. Ecco come a nostro avviso ha perso, anche se fa finta di niente, il finanziamento Pnrr per la messa in sicurezza delle fogne in zona ponte di via Piave

5 Ottobre 2022 - 08:58

Siccome noi abbiamo rispetto per la comunità carinarese, abbiamo anche dato la disponibilità a utilizzare ben due pomeriggi per lavorare duramente sulle strutture normative, pur sapendo che tutto questo tempo sarebbe stato dedicato ad un’opera di bene e non certo a quella che dovrebbe essere la legittima coltivazione dei nostri likes. Ne è uscito fuori un lavoro sicuramente opinabile, ma molto articolato e dettagliato. Per cui, se il sindaco Nicola Affinito e il dirigente Daniele Vetere vogliono replicare, ovviamente attenendosi al merito tecnico-amministrativo delle nostre argomentazioni, ci farebbe molto piacere.

CARINARO (Gianluigi Guarino) – Pur tra molte difficoltà, questo giornale ritiene che le vicende che si consumano nei comuni del comparto Asi di Aversa Nord, dunque a Carinaro, Teverola, Gricignano e in parte anche in quello più grande di Aversa, costituiscano un target irrinunciabile per chi ritiene, come noi, di doversi occupare dei rapporti, molto spesso discutibili, anzi discutibilissimi, tra Comuni e una certa imprenditoria, tra gli stessi Comuni e i vertici dell’Asi, che chiameremo governance solo per comodità espositiva. In poche parole in quello che abbiamo definito il triangolo industriale della provincia di Caserta gira una montagna di quattrini e si addensano interessi molto cospicui che coinvolgono, spesso e volentieri, anche figure insospettabili delle professioni di quei territori ma anche del resto della provincia casertana.

Dopo un periodo in cui ci siamo manifestati un po’ a intermittenza e con tempi molti lunghi cercheremo ora di essere più assidui.

NON SOLO ASI, NUOVO CASO AL COMUNE DI CARINARO

Chi conosce il nostro metodo sa che noi non andiamo solamente a vedere quello che viene prodotto dalla governance (tale per noi, sempre per comodità espositiva) dell’Asi o dall’interazione tra questa e i Comuni nei cui perimetri ricadono i territori utilizzabili per quelli che sulla carta dovrebbero essere gli insediamenti industriali. Ci interessiamo anche di fatti amministrativi, singolarmente esaminati e singolarmente valutati, relativi ai quattro Comuni in questione anche quando questi atti non contengono nessuna connessione e non sviluppano alcuna interazione con le politiche messe in opera dalla governance (tale per noi, ma sempre solo per comodità espositiva). Lo facciamo perché nella vita di questi Comuni, cioè di Teverola, Gricignano, Carinaro e in parte Aversa, sono direttamente presenti e molto attivi diversi soggetti che da un lato sviluppano i loro business dentro all’Asi, con modalità, anche in questo caso discutibili, anzi discutibilissime, dall’altro lato puntellano continuamente le rappresentanze politico-amministrative di quei comuni in modo che Carinaro, Aversa, Gricignano, Teverola possano interagire in grande armonia con la governance (tale per noi, sempre per comodità espositiva) dell’Asi dentro alla quale abita e si consolida la gran parte dei loro interessi, cioè degli interessi di imprenditori partiti praticamente da attività che nulla hanno a che vedere col settore industriale, (ammesso e non concesso che ciò che fanno vada inserito nel novero di fatti industriali) e che oggi, partiti da fatturati di 100mila euro all’anno si ritrovano con patrimoni stratosferici nell’ordine di decine e decine di milioni di euro, anche grazie a questa armonia politico-istituzionale di cui sono quotidianamente custodi e difensori e che ha come sua base costitutiva il rapporto privilegiato che intrattengono con i quattro sindaci, Alfonso Golia, Nicola Affinito, Tommaso Barbato, tutti non a caso, vicini al neo deputato del Pd, il teverolese Stefano Graziano e, per quanto riguarda il primo cittadino di Gricignano, Vincenzo Santagata, vicino contemporaneamente sia a Graziano che a Giovanni Zannini.

Questa era la premessa per affrontare l’ennesima procedura strampalata e stralunata realizzata dal Comune di Carinaro. L’argomento è quello dei fondi, attinti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, collegati al progetto di messa in sicurezza della rete fognaria nei pressi del ponte di via Piave. In poche parole, si tratta di un problema annoso che crea grossi disagi, che si materializzano in perniciosi allagamenti, soprattutto in presenza di fenomeni atmosferici rilevanti nella zona prospiciente alla piazza nei pressi della chiesa, in pieno centro di Carinaro. L’importo del finanziamento è pari a un milione e 250 mila euro, ridottosi, con i computi metrici, a 910.833 euro che rappresenta proprio la cifra della recente gara per la realizzazione dei lavori, praticamente conclusasi lo scorso 29 agosto. Una data lontana solo un mese e mezzo da quella dell’11 agosto scorso, allorquando il dirigente ai Lavori pubblici, il prefortorino Daniele Vetere aveva determinato l’avvio della procedura negoziata telematica, senza previa pubblicazione di un bando di gara, ai sensi dell’art.1 comma 2 lettera B del D.L. 76/2020 convertito con legge 120 del 2020 per i lavori suddetti.

LE LEGGI ANTI COVID SUGLI APPALTI ANCOR PIU’ VELENOSE DEL VIRUS

Come abbiamo più volte scritto nei tanti articoli che Casertace dedica al sistema degli appalti, a nostro avviso a dir poco putrescente, attivo nei Comuni di questa provincia, la medicina utilizzata a suo tempo dai governi per curare la malattia che il covid ha inflitto al sistema economico nazionale, si è rivelata più velenosa, più pericolosa e letale dello stesso virus. Perché se tu dai in mano ai dirigenti degli Uffici tecnici che ci ritroviamo in provincia di Caserta, uno strumento normativo che sospende i vincoli, a partire dai tetti riguardanti gli importi di queste gare e di questi affidamenti, non attui un meccanismo di velocizzazione delle procedure amministrative, che di per sé costituirebbe anche un fatto nobile durante un cataclisma, quale si è rivelato essere la pandemia, ma permetti ai mandarini che governano i Comuni, livello tecnico-burocratico fiancheggiati dal livello politico, di attivare e partecipare a una vera e propria orgia, nella quale per decisione monocratica e addirittura, come in questo caso, senza obbligo di pubblicazione del bando, tu vai ad assegnare lavori e incarichi per cifre vertiginose che già prima del covid, con la piena applicazione del decreto.legislativo 50 del 2016 meglio noto come Codice degli appalti, figuriamoci adesso con la neutralizzazione di alcuni articoli del medesimo era difficile arginare, non si metterà mai alcun freno agli appetiti della politica e di certi imprenditori, ma soprattutto alla sistematica e decisamente sistemica modalità di scelte già a priori predestinate a favore degli amici o degli amici degli amici.

Ad occhio e croce, perciò, nel sempre scoppiettante Ufficio tecnico del comune di Carinaro, sono riusciti a creare le condizioni per perdere questo finanziamento, nonostante tutte le facilitazioni e le agevolazioni delle procedure amministrative legate all’applicazione delle norme-covid.

Il problema è che la politica riesce sempre a conformarsi, a collegarsi ai meccanismi e alle procedure nuove, allo scopo di approfittarne al massimo.

L’INCARICO ALL’INGEGNERE AVERSANO UMBERTO MOTTI, I 66 ERRORI E IL NUOVO PROGETTO PRESENTATO SOLO DUE MESI FA

Ora, noi non vogliamo minimamente mettere in discussione le qualità professionali dell’ingegnere aversano Umberto Motti, che sarà il massimo della vita e delle capacità in tutte le altre branche della disciplina scientifica che ha studiato ma che, quando affronta progettazioni, come quella relativa alla messa in sicurezza idraulica di una rete fognaria, morde decisamente il freno. Peraltro, questo non rappresenta un nostro giudizio, ma quello dell’architetto carinarese Francesco Mattiello, il quale, al tempo dirigente dell’Ufficio tecnico in cui era arrivato subito dopo, in applicazione dell’articolo 110 del Tuel, la controversissima esperienza professionale di Davide Ferriello, al grido di “ma a chi volete far passare un guaio…” di fronte al progetto presentato dall’ingegnere aversano Motti, a quanto pare vicino agli ambienti di Fratelli d’Italia di Carinano, leggi l’assessore Bracciano si rivolse ad una società di revisione, la Progeca srl, la quale ravvisò ben 66 errori all’interno del progetto. Di lì a pochi mesi Francesco Mattiello, che ben aveva capito quali fossero i rischi che correva continuando lavorare nel proprio paese, in un Ufficio tecnico in cui era passato Davide Ferriello e in cui, anche alla luce di questa nuova normativa covid, i livelli politici erano diventati ancora più assiduamente frequentatori dell’Ufficio tecnico, levò le tende e si dimise. I 66 rilievi furono faticosamente assorbiti nel progetto che Motti presentò a un anno di distanza, precisamente il 28 luglio 2022, dal momento in cui gli era stato conferito l’incarico, in questo caso il 21 luglio 2021, per la progettazione definitiva della messa in sicurezza idrica della rete fognaria del ponte di via Piave.

LA PROCEDURA DI LEGGE TOPPATA A CARINARO: L’INGEGNERE VETERE FUORI TEMPO MASSIMO

Siamo arrivati alla vigilia di quello che è successo la scorsa settimana. Per valutare bene la situazione però, bisogna riavvolgere il nastro cronologico, andando ai fondamentali relativi a questa erogazione che arriva, ripetiamo, direttamente dal Governo, occupandoci soprattutto dei requisiti che vanno obbligatoriamente rispettati e riscontrati affinché il finanziamento non venga perso.

A proposito di tossicità della normativa post covid, basta citare l’art. 1 comma 2 lettera B del decreto legge 76 del 2020 il quale, addirittura, rimuove il vincolo previsto dall’art. 36 del Codice degli appalti del 2016 di pubblicazione obbligatoria dei bandi di gara. In verità, questo decreto prevedrebbe anche altre cose, termini temporali che separano le varie fasi delle procedure relative all’utilizzo di finanziamenti pubblici ai Comuni, ma preferiamo non complicare ulteriormente un articolo già complesso, limitandoci solamente a segnalare che anche questi requisiti il Comune di Carinaro non ha rispettato.

Nel decreto ministeriale attributivo del finanziamento, precisamente a pagina 11, viene pubblicato il cronoprogramma che stabilisce diversi termini temporali per l’aggiudicazione dei lavori in relazione agli importi erogati. Per la fascia di finanziamento a cui si associa il progetto del Comune di Carinaro, questo termine è fissato comodamente a 15 mesi di distanza dalla data di pubblicazione del decreto del ministero.

In poche parole, il Comune di Carinaro avrebbe dovuto definire l’aggiudicazione definitiva entro e non oltre la la data del 23 maggio 2022. Senonché, nel novembre 2021, l’Italia delle mille proroghe e dei penultimatum, non si smentisce e a procedura già in corso per tantissimi Comuni, viene aggiunta un’ ulteriore comodità temporale. Il ministero, infatti, comunica una pro😁roga di tre mesi che riconfigura il termine complessivo per i lavori di messa n sicurezza della rete fognaria, aggiornando lo al 23⁸ agosto 2022.

Dunque, ritorniamo nel solco del ragionamento. Oltre al problema Motti, che è un problema molto serio, c’è anche un problema Vetere che sta per Daniele Vetere, l’ingegnere prefortorino divenuto dirigente dopo la rinuncia di Francesco Mattiello. Proprio Vetere, lo scorso 11 agosto, dunque poco meno di due mesi fa, con la determina che pubblichiamo in calce a questo articolo, ha fatto partire la procedura per l’aggiudicazione dell’appalto dei lavori, utilizzando per l’appunto, la possibilità di evitare la pubblicazione del bando.

Se l’11 agosto è partita la procedura per l’appalto dei lavori è del tutto impossibile che sia stato rispettato il termine ultimativo del 23 agosto.

QUANDO UN FINANZIAMENTO SI TRASFORMA NELLA RUOTA DELLA FORTUNA

Per cui ad oggi, il comune di Carinaro tenta la classica sorte che potremmo definire del furbo e del fortunato. Se, infatti, i 15 mesi (più tre) previsti nel decreto de ministero dell’Interno e nella proroga del novembre 2021, sono trascorsi soprattutto a causa del ritardo con cui è stato presentato il progetto dopo le correzioni dei 66 errori individuati dalla Progeca srl, questo iper ritardo non può essere definito come un motivo di forza maggiore, in grado di congelare, neutralizzare i termini stabiliti dal ministero dell’Interno nel febbraio 2021, salvo poi concedere un altro po’ di tempo ai Comuni, cioè gli altri tre mesi, nel novembre dello stesso anno. Furbi, che in questo caso per noi non è un’etichetta positiva, elogiativa.

Al contrario, si tratta della tipica furbizia di chi si mette a vedere se la legge gli offre la possibilità di trovare una scappatoia. Furbi perché occorrerebbe avere l’onestà intellettuale di ammettere di aver sbagliato, di aver violato i termini previsti per l’erogazione del finanziamento coltivando la speranza che quei controlli ministeriali a campione non tocchino la procedura, a dir poco sgangherata, del Comune di Carinaro.

UN DISASTRO SU TUTTA LA LINEA. IL COMUNE NON PUO’ ESSERE STAZIONE APPALTANTE

Finita qui? No, perché quando si parla dei Comuni della provincia di Caserta e di quelli d’agro aversano in particolare, non c’è limite al peggio. E qui non citiamo una legge di trent’anni fa, ma un a fonte del diritto recentissima, messa in opera dal governo Draghi, proprio per fornire alla pubblica amministrazione e ai Comuni in particolare, gli strumenti per non sbagliare, per non compiere errori di procedimento, in modo da evitare il rischi di perdita dei finanziamenti, dei fondi proprio del Pnrr, un decreto legge, il 77/2021, varato dal Governo tra gli ultimi giorni di maggio e i primissimi di giugno e convertito in legge dello Stato, dal Parlamento, il 29 luglio del 2021, che all’articolo 52, recita testualmente: “Nelle more di una disciplina diretta ad assicurare la riduzione, il rafforzamento, la qualificazione delle stazioni appaltanti, per le procedure afferenti le opere Pnnr e Pnc i Comuni non capoluogo di provincia procedono all’acquisizione di fornitura servizi e lavori oltre che secondo le modalità indicate dall’art. 37 attraverso le unioni dei comuni, le province, le città metropolitane e i Comuni capoluogo di provincia”.

Per caso ci siamo distratti ultimamente e dunque ci siamo anche persi la notizia che Carinaro sia diventato Comune capoluogo di provincia? Oppure, per caso, questi lavori di messa in sicurezza si configurano come appartenenti alla categoria di lavori sotto soglia, sotto i 40mila e poi successivamente, per effetto delle norme covid, sotto ai 150mila euro; per caso Carinaro fa parte dell’elenco custodito presso l’authority nazionale anticorruzione, ai sensi dell’art. 38, sempre del Codice degli appalti, che abilita a effettuare gare come stazione appaltante sopra la soglia di 150mila euro fino a un milione? Ci siamo persi qualcosa? No. Non ci siamo persi nulla, per cui Carinaro è semplicemente quello che prevede l’art. 52 di un decreto e di una legge che, ripetiamo, sono stati realizzati per cercare una disciplina ad hoc e immediatamente utilizzabile per le procedure riguardanti l’utilizzo di finaziamenti Pnrr e Pnc.

LA COMBINAZIONE TRA L’ART. 52 DELLA LEGGE PNRR E IL 37 DEL CODICE DEGLI APPALTI

Ci rivolgiamo ai lettori più esperti della materia. Andate a confrontare, per favore, la vecchia formulazione, quella pre covid, dell’art. 37, comma 4 del Codice degli appalti che rimanda al comma 1 e alla prima parte del comma 2 dello steso articolo, con i contenuti dell’art. 52 della legge del 29 luglio 2021. Vi accorgerete che questa legge RECENTE formula solo un’integrazione di ciò che il Codice degli appalti già prevede per un particolare tipo di procedure che sfuggono alla categoria degli affidamenti sotto soglia o anche a quelle previste dalle procedure di gara per importi da 150mila euro a un milione. A riguardo, l’art. 52 della legge Pnrr rimanda proprio all’art. 37 comma 4 del Codice degli appalti, il quale, a sua volta, mette in una sorta di riserva di eccezione quelle situazioni previste, per l’appunto, nel comma 1 (affidamenti sotto soglia, prima, di 40mila euro, divenuta poi, post covid, di 150mila euro) e nella prima parte del comma 2 dello stesso art. 37. Siccome noi tutte queste possibili eccezioni che potrebbero consentire a un Comune non capoluogo di provincia di diventare stazione appaltante o centrale di committenza le abbiamo esaminate una per una, vi diciamo che il caso specifico di questo appalto di Carinaro non rientra in alcuna delle eccezioni che si riassumono nell’art. 52 del D.L e della legge Pnrr e la cui individuazione viene rimandata all’art. 37 comma 4 e, attraverso questo, al comma 1 e alla prima parte del comma 2 del medesimo. Se non ci credete, vi abbiamo messo a disposizione tutti gli strumenti per controllare, partendo dalla legge Pnrr, andando fino all’ultimo rimando, con rapide incursioni anche nel 35 e 38 sempre del Codice degli appalti. Abbiamo ora sgomberato il campo dall’esistenza di possibili eccezioni. Rimango, a questo punto, le due formulazioni simili dell’art. 37 comma 4 del Codice degli appalti e dell’art. 52 della legge Pnrr. Togliendo di mezzo, in quanto non applicabile come detto, le eccezioni, il 37 comma 4 sancisce che “I Comuni non capoluogo di provincia procedono ricorrendo a una centrale di committenza o a soggetti aggregatori qualificati; mediante unioni di comuni costituite e qualificate come centrali di committenza, ovvero associandosi o consorziandosi in centrali di committenza, oppure ricorrendo alla stazione unica appaltante costituita presso le province”.

LE NOSTRE CONDIZIONI PER L’EVENTUALE REPLICA DEL SINDACO E DELL’INGEGNERE VETERE

A questo fa eco l’art. 52, comma 1.2 della d.l. 77 del 2021, che a questo punto vi riproponiamo nel processo logico di dimostrazione della nostra tesi: “Nelle more di una disciplina diretta ad assicurare la riduzione, il rafforzamento, la qualificazione delle stazioni appaltanti, per le procedure afferenti le opere Pnnr e Pnc i Comuni non capoluogo di provincia procedono all’acquisizione di fornitura servizi e lavori oltre che secondo le modalità indicate dall’art. 37 attraverso le unioni dei comuni, le province, le città metropolitane e i Comuni capoluogo di provincia” . Il 37 cita l’unione dei Comuni e la centrale unica appaltante. Il 52, comma 1.2, cita ugualmente l’unione dei comuni e in più integra i contenuti dell’art. 37 comma 4 con altre stazioni appaltanti costituite da quella dell’amministrazione provinciale nel cui territorio ricade il comune in questione, nel nostro caso l’amministrazione provinciale di Caserta per il Comune di Carinaro e, infine, le centrali appaltanti dei Comuni capoluogo di provincia che, nel nostro caso, è assolutamente da tenere lontano trattandosi della cucina degli orrori attrezzata dal sindaco Carlo Marino e dal super dirigente Franco Biondi del Comune di Caserta.

Ora, sindaco Nicola Affinito, dirigente Daniele Vetere ,una vostra eventuale replica sarebbe la benvenuta ma, siccome ci siamo rotti il mazzo rispettando una comunità non di grandi dimensioni, ma dignitosissima come quelle di Carinaro, scrivendo e pubblicando un focus, una sorta di mini inchiesta e non semplicemente un articolo, fatevi vivi solamente se avete argomenti tecnico-amministrativi da opporre a quelli da noi esposti e, per effetto dei quali, noi riteniamo definitivamente perso il finanziamento del Pnrr per la messa in sicurezza della rete fognaria di via Piave, prima di tutto perché il Comune di Carinaro non poteva, come invece sta facendo, svolgere la funzione di stazione appaltante e secondo perché tutti i termini temporali sono ampiamente scaduti. Vi affidate alla lotteria di un eventuale mancato controllo da parte del ministero, ma ogni cittadino di buona volontà e rispettoso delle leggi, dovrebbe, di fronte al sotterfugio, informare il Governo sul fatto che in quasi 20 mesi non siete riusciti a realizzare tutti i passaggi della procedura fino ad arrivare all’aggiudicazione definitiva dei lavori.