IL FOCUS. PINETA GRANDE HOSPITAL, ecco perché i 16 milioni negati dalla Regione sono una follia anti-costituzionale contro il Consiglio di Stato, il governo ed ogni logica
27 Giugno 2025 - 19:37

Abbiamo avuto finalmente tempo per analizzare una giurisprudenza tombale. Questa struttura sanitaria fa più codici rossi e arancioni dell’ospedale civile di Caserta e del Moscati. Se chiude questa estate esplode la sanità in provincia di Caserta. Speriamo che il 1 luglio quelli di De Luca leggano almeno ciò che la Corte Costituzionale, il Ministero della Salute e il consiglio di Stato hanno stabilito senza se e senza ma. La dichiarazione di Raffaele Ianuale
CASTEL VOLTURNO (G.G.) – Qualche mese fa, abbiamo riportato la notizia di un’aggressione con accoltellamento avvenuta nell’area di Castel Volturno.
Non una vicenda ordinariamente violenta, ma un gesto terribile, quasi macabro, visto che l’accoltellatore ha letteralmente, ma proprio letteralmente, fatto uscire le budella dall’addome dell’aggredito, il quale però non è morto, ma è stato condotto in codice rosso, al Pronto Soccorso del Pineta Grande Hospital.
Immaginiamo: arriva un medico e al ferito squartato, che magari si tiene le budella con una mano, dice: tempo scaduto, mi dispiace sei il primo fuori budget. Sarai anche un codice rosso, ma noi qui non ti possiamo assistere perché la Regione ha detto che possiamo erogare prestazioni di pronto soccorso in codice rosso e arancione fino ad un numero di 80mila.
Tu, caro amico sbudellato, mo ti diamo un asciugamano e ti fai accompagnare ad un altro Pronto Soccorso.
Dopo un quarto d’ora il tapino tira le cuoia, ma Pineta Grande si è mantenuto ligio al proprio budget burocratista, osservando gli ordini superiori della Regione Campania, la quale considera assistenza privata convenzionata anche i codici rossi e arancioni. Di conseguenza, anche lo sbudellato o l’infartuato gravissimo non devono essere assistiti, in quanto rientrano in un ambito di interesse economico privato, regolato da un tetto di spesa.
Stavolta però, a differenza di altri articoli in cui ci siamo occupati della pochezza, delle asinerie e della solerzia cieca della nostra pubblica amministrazione, non
COSA DICE LA CORTE COSTITUZIONALE
Prima di citare un pronunciamento della Consulta, è utile ripassare il testo dell’articolo 32 della Costituzione, comunemente definito “quello del diritto alla salute”:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.
La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Proprio quest’ultimo passaggio costituisce un pilastro dell’ordinamento giuridico, un limite invalicabile. Nel momento in cui l’articolo 32 afferma che nessuna legge può violare il rispetto della persona umana, impone che anche la normativa sui limiti di budget — finalizzata al rientro dal debito sanitario — debba comunque garantire l’assistenza a ogni cittadino inerme, ferito o gravemente malato. Non esiste legge che possa impedire questo.
Per cui, o tu, Regione, a monte, decidi che a Castel Volturno il Pronto Soccorso non deve esistere, perché violerebbe i limiti di spesa; oppure, nel momento in cui lo istituisci e lo qualifichi come struttura di punta della rete territoriale di emergenza, non puoi sindacare sul numero di persone da assistere.
A maggior ragione, non puoi farlo quando i soccorsi sono codificati come codici rossi e arancioni, e riguardano quindi pazienti con malori gravi o ferite critiche. Lo capirebbe anche un bambino.
Ma noi non vogliamo polemizzare più del dovuto con la Regione Campania, anche perché non vogliamo danneggiare l’incontro in programma il 1° luglio a Napoli, tra i dirigenti regionali della sanità e Vincenzo Schiavone, proprietario del Pineta Grande Hospital, che sarà sicuramente accompagnato da Raffaele Ianuale, figura rilevante nella ricostruzione giuridica che mette in discussione la posizione della Regione Campania, la quale si rifiuta di riconoscere ben 16 milioni di euro di prestazioni erogate nel 2024 e nel primo semestre del 2025 dal presidio sanitario del litorale domizio.
ANCORA LA CORTE COSTITUZIONALE
Dopo aver riportato e interpretato in modo elementare l’articolo 32, citiamo ora un passaggio molto importante della sentenza n.195 del 2024:
“Neanche nel caso in cui la Regione non abbia versato la propria quota del contributo alla finanza pubblica, lo Stato può rispondere tagliando risorse destinate alla spesa costituzionalmente necessaria, tra cui quella sanitaria.”
Addirittura, la Consulta utilizza un caso limite — ossia quello in cui una Regione non versi nulla allo Stato — per chiarire che neppure in questo caso lo Stato può bloccare l’erogazione dei fondi, cercandoli nella riduzione della spesa sanitaria costituzionalmente tutelata.
Quindi non tutta la spesa sanitaria, ma quella protetta dalla Costituzione — non può essere soggetta a tagli né a restrizioni, neppure quando supportata da leggi finanziarie.
LA MINACCIA DI CHIUSURA DEL PS
Non è concepibile che un Pronto Soccorso, al quale la Regione ha riconosciuto un ruolo essenziale e assegnato risorse sulla base di variabili sociali, demografiche e sanitarie, possa essere danneggiato al punto da dover chiudere, come sarebbe costretto a fare il Pineta Grande Hospital dal 18 luglio al 14 settembre, se quei 16 milioni non verranno sbloccati.
IL PARERE DEL CONSIGLIO DI STATO
Anche il Consiglio di Stato, massimo organo della giurisdizione amministrativa, non ha dubbi: i tetti di spesa possono valere per tutti i settori dell’assistenza sanitaria, ma non per i Pronto Soccorso.
Lo spiega chiaramente Raffaele Ianuale, citando una sentenza di Palazzo Spada riguardante il Gemelli di Campobasso e un’altra struttura convenzionata molisana:
“Il Consiglio di Stato è chiarissimo — spiega Ianuale a Casertace — quando stabilisce che i limiti di spesa non si applicano alle prestazioni salvavita e alle prestazioni ad alta complessità, come quelle fornite nei Pronto Soccorso.”
LA POSIZIONE DEL GOVERNO: NON ELUDIBILE
È il Ministero della Salute che indica chiaramente la necessità di una strategia diversa: nelle ultime due leggi di bilancio, con i commi 277 e 278, è stato aggiornato il tetto di spesa per gli acquisti di prestazioni da privati accreditati, destinando nuove risorse anche alle prestazioni ospedaliere e ambulatoriali derivanti da accessi in PS con codice rosso o arancione.
Questa scelta non è un favore, ma risponde a un’esigenza costituzionale, come sottolineato anche dalle sentenze n.3773-3775 del 2023 del Consiglio di Stato.
CONCLUSIONE: NON SI PUÒ BLOCCARE L’EMERGENZA
Per onestà, ipotizziamo anche che Pineta Grande “ci marci”, gonfiando i numeri dei codici rossi e arancioni. Impossibile. Lo dice lo stesso Ministero:
“Si è concordato sulla necessità di un monitoraggio specifico delle risorse, avvalendosi anche del flusso EMUR (flusso informativo dell’Emergenza Urgenza), al fine di controllare l’andamento dei codici e intercettare tempestivamente eventuali fenomeni distorsivi.”
Il triage viene stabilito dal 118 e dall’ASL, non dall’ospedale privato. Il sistema di controllo esiste, è operativo e non lascia spazi a truffe.
Insomma, come la si giri e la si rivolti, non esiste alcuna giustificazione logica per negare al Pronto Soccorso della Pineta Grande il riconoscimento di prestazioni aggiuntive, anche se superano i tetti.
Un incidente, un’aggressione, un infarto non si possono programmare, limitare o incasellare in un foglio Excel.
Perciò: o tu, Regione, ammetti di non poterti permettere un PS a Castel Volturno — e sarebbe un fatto gravissimo — oppure devi aggiornare ogni anno la spesa prevista sulla base dei dati storici e dei flussi reali, non con un tetto fisso.
E anche questo lo capirebbe un bambino. Ma poiché abbiamo scelto di non alzare i toni, e vogliamo agevolare l’incontro previsto per martedì, ci fermiamo qui, certi di aver spiegato con chiarezza una questione sulla quale si è scritto molto ma compreso poco.