Il tesoro dei casalesi si allarga: una parafarmacia finisce nel mirino della DDA. Le rivelazioni di Lady Sandokan
10 Novembre 2025 - 09:46
L’attività sarebbe stata rivendita dal figlio Emanuele subito dopo la sua scarcerazione nel 2024
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CASAL DI PRINCIPE – È un patrimonio ingente quello che la famiglia di Francesco Schiavone Sandokan, ai vertici del clan dei Casalesi, avrebbe nascosto nel tempo, in parte all’estero e in parte attraverso attività commerciali e locali apparentemente gestiti da imprenditori insospettabili. Secondo gli inquirenti, tali investimenti sarebbero stati utilizzati per ripulire denaro illecito, garantire coperture economiche e offrire sostegno ai vertici della cosca.
Tutto è filato liscio finché alcuni esponenti della famiglia, rimasti lontani dal territorio per anni a causa della detenzione, una volta tornati in libertà, hanno iniziato a reclamare la restituzione di quei beni per monetizzarli. È quanto sarebbe accaduto anche nel caso dei 13 ettari di terreno in località Selvalunga, a ridosso dell’aeroporto militare di Grazzanise, riconducibili a Francesco Schiavone. Il figlio Ivanhoe, in difficoltà economiche, avrebbe spinto per la vendita di quei terreni.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha raccolto nuove informazioni sul patrimonio delle famiglie grazie alle dichiarazioni di Nicola Schiavone, primogenito di Francesco e oggi collaboratore di giustizia. Davanti ai magistrati, Nicola ha parlato non solo di terreni agricoli e abitazioni, ma anche di una parafarmacia che, secondo lui, sarebbe riconducibile agli investimenti mafiosi del clan.
A confermare parte di queste indicazioni sarebbe stata anche la madre del collaboratore, Giuseppina Nappa, la quale avrebbe riferito che Emanuele Libero Schiavone, altro figlio di Francesco, uscito dal carcere nell’aprile 2024 (e successivamente arrestato di nuovo per detenzione e spaccio di droga), avrebbe manifestato malcontento per aver perso il controllo dell’attività con lo zio Antonio Schiavone.
Gli investigatori stanno ora verificando le tracce dei beni indicati dal collaboratore, che potrebbero far luce su patrimoni mai emersi in precedenza, nonostante i numerosi arresti e condanne che nel tempo hanno colpito il clan.
