IL VIDEO. PATENTI COMPRATE. L’indagine partita da un’intercettazione in carcere
30 Settembre 2019 - 12:34
CASERTA – E’ iniziata da una intercettazione ambientale acquisita in carcere, riguardante le conversazioni di un detenuto che parlava di un giro di soldi per gli esami truccati alla Motorizzazione di CASERTA, l’inchiesta sulle ‘patenti facili’ firmata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e sfociata oggi in 13 arresti eseguiti dagli agenti della Squadra Mobile e quelli della Digos della Questura di CASERTA.
L’accusa per gli arrestati è associazione a delinquere finalizzata alla corruzione di funzionari pubblici e all’alterazione dei procedimenti amministrativi per il rilascio di titoli di abilitazione alla guida. Nell’indagine figurano indagati a piede libero 49 persone tra cui alcuni genitori di minori che si erano presentati all’esame di guida per il patentino.
Per ottenere una patente si pagava da 1300 euro a 2500 euro, se residente fuori regione Campania e c’era anche chi si sostituiva al candidato durante la sessione di esame o si fingeva candidato per dare suggerimenti. L’organizzazione, secondo l’accusa, garantiva all’esaminato di turno, l’ottenimento della patente di guida grazie agli accordi corruttivi tra il direttore e alcuni dipendenti della Motorizzazione Civile di CASERTA. Tra le figure di spicco dell’indagine, c’è un 61enne di Sparanise, proprietario di una autoscuola e un 65enne di Bellona, già direttore della Motorizzazione di CASERTA, sono ritenuti promotori e organizzatori dell’associazione.
Entrambi ricevevano somme di denaro dai candidati al rilascio della patente di guida al fine di “truccare” le prove di esame. Parte degli introiti erano poi utilizzati per la corruzione di pubblici ufficiali della Motorizzazione per evitare i controlli sull’identità dei partecipanti alle prove sull’alterazione dei verbali di esame. Alcuni titolari di autoscuole, inoltre, provvedevano a dirottare i candidati in una sessione di esame piuttosto che in un’altra allo scopo di intercettare la commissione compiacente.
Gli indagati, spiegano gli inquirenti, già diversi anni fa furono coinvolti in una inchiesta simile. Il Procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone, ha evidenziato “il particolare impegno degli investigatori a scoprire reati contro la pubblica amministrazione, spesso difficilmente individuabili“.