Impresa di camorra al lavoro nel cantiere del Comune di CAPODRISE. Ecco cosa c’è da chiarire sulla Marco srl del fedelissimo di Dante Apicella

12 Agosto 2022 - 13:23

I poliziotti del commissariato di Marcianise, si sono recati, l’altro giorno, sui lavori da 318mila euro, relativi al miglioramento della gestione delle acque meteoriche di rione Marte. Oltre al fratello di Antonio Magliulo, quest’ultimo arrestato lo scorso 3 maggio, è venuto fuori, tra la nostra giustificata ilarità, che lì c’era un Nicola Schiavone che ha dichiarato di essere un consulente. Insomma, piccoli monacielli crescono 

 

CAPODRISE – Se il tipo di attività svolta ultimamente dal commissariato di polizia di Marcianise diventasse sistematica, sarebbero tante le storie da raccontare su presenze improprie, spesso addirittura illegali, dentro ai cantieri, nati per effetto di gare d’appalto, di affidamenti da parte di comuni e di enti pubblici con significativo utilizzo del danaro dei cittadini.

Essendo l’80% dell’edilizia pubblica di questa provincia nelle mani delle imprese dell’agro aversano, in special modo di quelle operanti tra Casal di Principe, Casapesenna, San Cipriano, Villa Literno e Villa di Briano, sarebbe facilissimo imbattersi in situazioni che definire borderline

è poco.

La Dda deve comprendere che la verifica dei cantieri aperti in tutta la provincia di Caserta può rappresentare uno strumento validissimo di indagine e di verifica sullo stato di salute e sullo stato organizzativo di quello che è diventato un vero e proprio sistema economico-produttivo, il più delle volte, con una origine non del tutto trasparente, il più delle volte attivato per effetto di un ricorso a go-go del reato di riciclaggio regolato dall’articolo 648 e 648 bis del codice penale.

A proposito di 648 bis, uno dei 66 indagati nell’ordinanza che ha, in pratica, riunito (a dire il vero utilizzando elementi di relazione molto labili), l’importantissimo filone di indagine riguardante gli appalti nell’azienda di stato Rfi, controllati e monopolizzati da Nicola Schiavone detto monaciello, 68 anni di Casal di Principe, trapiantato a Napoli e Roma e socio 30 anni fa, di Francesco Schiavone sandokan di cui diventò un vero e proprio pupillo, con l’impresa S.C.E.N.(CLIKKA E LEGGI)

, con un altro filone, riguardante gli appalti ma soprattutto l’attività di riciclaggio del danaro sporco avente come vertice criminale l’imprenditore di Casal di Principe Dante Apicella, dicevamo, uno dei 66 indagati è Antonio Magliulo, 44 anni di Casal di Principe, imprenditore edile.

Magliulo è stato arrestato nel blitz del 3 maggio scorso perchè accusato di essere, con piena consapevolezza e dentro a un meccanismo che lo vedeva direttamente impegnato nelle attività economiche del clan dei casalesi, una persona operante, insieme a Dante Apicella, per riciclare il danaro proveniente da attività illecite, orchestrate dal clan dei casalesi.

Questa sua consapevolezza, emersa, secondo gli inquirenti, dagli atti di indagine, gli è valsa, oltre a quella di riciclaggio, anche l’ipotesi di reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, ai sensi dell’articolo 416 bis del codice penale.

Onestamente, noi non ricordiamo se l’accusa più grave, quella associativa, sia stata o meno valutata dal tribunale del Riesame, chiamato a pronunciarsi sui ricorsi, presentati dagli avvocati difensori di coloro che, tra i 66 indagati, sono stati colpiti da misure di restrizione della loro libertà personale, allo stesso modo con cui è stata valutata, ad esempio, per Nicola Schiavone monaciello, per il fratello Vincenzo, per i vari prestanome, Leo Caldieri, Luca Caporaso e compagnia, che si sono visti dissequestrare tutto.

Non sappiamo dunque se il Riesame abbia considerato insussistenti i gravi indizi di colpevolezza sul 416 bis anche per Antonio Magliulo. Può darsi, poi magari ve lo diremo tra oggi pomeriggio e domani.

Qualcosa di più preciso vi diremo anche sull’esito del Riesame personale, sempre riguardante Antonio Magliulo, relativamente all’accusa di riciclaggio, attuata, come si diceva, con un’attività sistematica, realizzata insieme a Dante Apicella, per trasferire rilevanti somme di danaro da un’azienda all’altra. Il tutto, per rendere ardua l’identificazione della provenienza di questi soldi, introitati, il più delle volte, grazie a gare d’appalto truccate, ovviamente all’interno degli uffici tecnici dei comuni, i quali lo facevano, lo hanno fatto e lo continuano a fare, in via diretta, dunque, grazie all’opera di commissioni aggiudicatrici interne, naturalmente corrotte, o indirettamente, attraverso le presunte centrali appaltanti-barzelletta, tipo Asmel, stazione unica appaltante, eccetera,  che da anni noi di CasertaCE descriviamo come luoghi pronti ad accogliere il trasferimento di strutture, ben attive e ben operanti all’interno dei comuni casertani, sul fronte della turbativa d’asta.

Non sappiamo neppure cosa abbia deciso un’altra struttura giudiziaria, diversa dal Riesame dei provvedimenti di limitazione della libertà personale e che si occupa, invece, del riesame dei provvedimenti patrimoniali, soprattutto di sequestri, sul destino delle due imprese riconducibili allo stesso Antonio Magliulo e cioè la Edil Mascia sas e Marco Edilizia srl.

Un’attività, sviluppata anche attraverso il collaudato sistema del cambio assegni e che veniva svolta, per quanto riguarda il segmento di indagine che ha coinvolto Antonio Magliulo, con uno specifico rapporto tra le due imprese appena citate, cioè la Edil Mascia sas e la Marco Edilizia srl, e le varie aziende adibite alla fatturazione compulsiva  e fine a se stessa, cioè ad essere un elemento attuatore del riciclaggio, che hanno consegnato, all’indagine di cui stiamo parlando, numeri a due cifre incasellati nell’elenco dei 66 indagati.

Anche in questo caso, vi forniremo certezze nel corso della giornata. Questo preambolo introduce una notizia riguardante Fabio Magliulo, fratello di Antonio, la cui presenza, nei giorni scorsi, è stata accertata in un cantiere che un’impresa di Villa Literno, vincitrice di una gara d’appalto da 318mila euro per la regimentazione delle acque meteoriche, finalizzata a prevenire danni, in occasione del maltempo, nella zona del rione Marte.

Fabio Magliulo ha dichiarato ai poliziotti che lui effettivamente è stato chiamato dall’impresa appaltatrice per fornire un apporto ai lavori. Bisognerà stabilire se l’impresa di cui è co-titolare insieme al fratello Antonio, cioè la Marco srl, una di quelle sequestrate il 3 maggio, fosse presente con il suo maggiore rappresentante, sul cantiere di Capodrise, in forza di un formale contratto di subappalto, ammesso e non concesso che questo fosse previsto dal capitolato della gara relativa ai lavori o se questa presenza del fratello di Antonio Magliulo, fosse solo informale.

Interrogativo, questo, di indubbia importanza, perchè se ci fosse il subappalto bisognerebbe capire se questo sia stato firmato prima o dopo il provvedimento di sequestro della Marco srl, avvenuto il 3 maggio oppure se questo contratto sia stato stipulato in quanto, ma ciò lo dobbiamo ancora stabilire, la Marco srl, al pari di tante altre imprese coinvolte nella stessa indagine, è stata dissequestrata per ordine del Riesame.

Insomma, una vicenda da chiarire e da valutare nei termini che vi andiamo ora a declinare: prima di tutto, dobbiamo capire se Edil Mascia sas e Marco srl, cioè le imprese di Antonio Magliulo, arrestato il 3 maggio, abbiano o meno presentato ricorso alla sezione del tribunale del Riesame che si occupa delle impugnazioni sulle misure cautelari non personali, ma reali; successivamente bisognerà capire se questo ricorso sia stato o meno accolto dallo stesso Riesame, per tutte e due le imprese o per una di queste.

Solamente dopo, qualora si appurasse lo status di impresa sequestrata e dunque di amministrazione giudiziaria della Marco srl, potremo andare a capire se il rapporto tra l’azienda di Villa Literno, aggiudicataria dell’appalto di Capodrise, e la Marco rappresentata nel cantiere di Capodrise dal fratello di Antonio Magliulo, sia stato formalizzato da un contratto di subappalto, di fornitura d’opera, in relazione ad una previsione in tal senso che comunque deve essere contenuta nel capitolato speciale. In questo caso, non è che si possa escludere a priori che l’amministratore giudiziario, sotto la propria egida e allo scopo di tutelare nei limiti del possibile, l’integrità patrimoniale e i livelli occupazionali, abbia autorizzato la prosecuzione dell’attività in quel cantiere.

Insomma, abbiamo assunto l’impegno di chiarire questa storia e ovviamente lo faremo come capita per tutti gli altri impegni che assumiamo con i nostri lettori.

Nota a margine: nel sopralluogo e nell’atto di identificazione delle persone presenti in quel cantiere, alcune delle quali denunciate poi per mancato rispetto delle norme di sicurezza, è stato trovato un soggetto il cui nome e cognome non poteva non essere che quello di Nicola Schiavone.

Ovviamente  si tratta di un omonimo, sia di Nicola Schiavone figlio di Francesco Schiavone Sandokan che si trova in carcere seppur da collaboratore di giustizia, sia di Nicola Schiavone monaciello.

E sapete cosa ha dichiarato il terzo Nicola schiavone ai poliziotti? Che lui stava lì in quanto consulente dell’impresa di Villa Literno. Come dire, un marchio di fabbrica una scuola di pensiero che dà corpo ad un preciso, peculiare metodo di azione. Il consulente dei consulenti, cioè il monaciello, apre la strada, quindi, ad altri presunti consulenti aziendali.

E naturalmente il primo degli allievi non poteva, per l’appunto, che chiamarsi, pure lui, Nicola Schiavone. Piccoli monacielli crescono.