Incubo finito per Giulio Facchi: “Se non ci fosse stato mio figlio mi sarei suicidato. Scriverò in un libro tutte le verità sulla terra dei fuochi”

20 Gennaio 2019 - 19:10

CASAL DI PRINCIPE – (Tina Palomba) In una intervista telefonica abbiamo chiesto a Giulio Facchi, l’ex commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, di rilasciarci un commento sulla recente sentenza del processo Resit in Corte di Appello che lo ha visto assolto  da ogni accusa (condannati invece Cipriano Chianese a 18 anni Gaetano Cerci  a 15 anni e Remo Alfano a 10 anni).

Credo che la sentenza offra molti spunti di riflessione, alcuni dei quali però devono essere approfonditi dopo aver letto attentamente le motivazioniPer me rappresenta la fine di un incubo, di un calvario durato 16 anni che mi ha distrutto vita, carriera, relazioni e rapporti familiari. A distruggere una vita e una carriera non è stata soltanto una indagine e una lungaggine andata oltre ogni limite umanamente accettabile. Hanno molto inciso la sorta di accanimento e le diverse tappe di una indagine che ogni momento cambiava direzione e riservava colpi di scena con riflessi mediatici devastanti”.

Quante richieste di arresto ha avuto?

Numerose richieste di arresto, spesso affiancate alla richiesta di personaggi di spicco di vario tipo. Arresti richiesti a me e a Chianese, a me e a Licio Gelli, a me e a Nicola Cosentino, a me e a Bidognetti. Ogni volta le richieste venivano respinte da Gip, Riesame e Cassazione. Nonostante non avessero seguito ogni volta offrivano lo spunto per azioni sui media dove la mia persona veniva massacrata dal micidiale mix di attività combinata tra procure e stampa. L’impressione era che, pur nella conoscenza del fatto che le richieste di provvedimenti fossero prive di fondamento concreto, venivano avanzate per alimentare quella gogna mediatica che trasforma nei fatti in condanna tesi accusatorie prive di base concreta e di elementi probanti.Non è quindi stata solo una indagine e una vicenda lunga, è stato molto di più, con colpi di scena che ogni volta hanno annullato il mio tentativo di provare a condurre una vita normale. Terribile questo mix combinato di attività giudiziaria e informatica”.

Ad un certo punto della sua vita lei ha pensato pure a gesti estremi?

Solo la vicinanza di mio figlio e la mia testardaggine hanno impedito che in questi anni la facessi finita. Il suicidio ti appare a volte come lo strumento più adeguato a gridare la tua innocenza e a sottrarti da un calvario devastante. Avessi dato retta a quella parte di me che mi spingeva più volte a farla finita (in sostanza arrendermi) non sarei qui a commentare e sarei stato la vittima di un grosso errore giudiziario. Durante questo periodo ho anche subito un infarto e una operazione per l’inserimento di 5 by pass, vicenda in cui il calvario giudiziario ha certo pesato. Una cosa è certa: nulla mi sarà restituito!!! 16 anni sono una crudeltà che fa apparire una tragica presa per i fondelli sentirsi dire ciò che già sapevi: IL FATTO NON COSTITUISCE REATO

Ci sono considerazioni politiche da fare?

La politica aveva affidato agli sviluppi giudiziari la ricostruzione storica di quella emergenza. I procedimenti giudiziari nei confronti miei, di Bassolino e dei vertici commissariali della gestione Bassolino sino finiti tutti nel nulla. Assoluzioni in oltre 15 procedimenti. Non sarebbe ora che la politica dimostrasse di riacquistare autonoma capacità di analisi e di giudizio. Non sarebbe ora di riscrivere la storia alla luce anche di queste sentenze? Per riabilitarci? No o non solo, ma per capire seriamente le ragioni strutturali che impediscono alla Campania ‘una normale’ gestione dei rifiuti”.

Scriverà un libro su questa storia ?

Da parte mia prometto un libro che si articola sulle ragioni vere dell’emergenza, sulla ricostruzione dei fatti (non giudiziaria) e anche sui teoremi che hanno alimentato processi dove le tesi accusatorie non hanno retto. Si, perché anche questa sentenza rappresenta il fallimento del teorema della accusa. Lo scenario suggestivo, che si basava sul ruolo da capro espiatorio mio, di Chianese e di altri non ha retto. Nella vicenda Resit non c’era e non poteva esserci il grande patto tra inquinatore, camorra e politica. Non tragga in inganno la condanna di Chianese, sventolata da alcuni come la “grande vittoria”. Bisognerà leggere le motivazioni ma la sensazione è che la condanna non sia dovuta alle tesi accusatorie del primo grado. Mi sembra di poter intravedere una condanna che apre la strada a uno stravolgimento in cassazione”.

Si aspettava questa sentenza per la Terra dei Fuochi?

cipriano chianese e gaetano cerci, condannati

“Dal primo giorno sentivo che l’epilogo non poteva che essere questo. Alla fine i teoremi hanno bisogno di riscontri che non esistevano. Non immaginavo certo 16 anni di processo e non avevo previsto che lo stesso si trasformava ogni giorno nel processo che mirava a trovare colpevoli cui attribuire tutta la responsabilità (cosa molto più complessa) della vicenda ‘Terra dei fuochi, della emergenza rifiuti e della connessione tra politica, camorra e inquinamento”.

Nel libro chiarirà il rapporto Stato e camorra?

“Ho promesso a me stesso, agli amici e alla famiglia un libro, in quella sede credo si possano approfondire al meglio alcuni aspetti, tra cui gli scellerati patti tea stato e camorra. Un tema che deve essere approfondito nel contesto di tutto ciò che avvenne allora e che non può e non deve essere isolato dal resto”.