L’INTERPORTO E LA CAMORRA. Francesco Santucci della Sorgesa ha pagato per un decennio il pizzo al clan Belforte

30 Marzo 2019 - 19:20

MARCIANISE (g.g.) – Quando parliamo di Francesco Santucci, lo abbiamo fatto, fino ad oggi, sempre in relazione alle azioni di protesta che i dipendenti da lui licenziati per motivi economici dalla Sorgesa, impresa dell’ampia, variegata e opacissima galassia dell’Interporto Sud Europa, hanno organizzato nel momento in cui si sono accorti che Santucci, pur avendo acquisito nuove commesse, non li aveva riassunti, così come aveva promesso, partecipando a tavoli organizzati dall’Unione industriali.

Santucci è un imprenditore controverso, inutile girarci intorno. E’ difficile trovare citazioni nei motori di ricerca che riguardino situazione lisce, sempre guai. Polemiche, accuse dei suoi ex dipendenti che vedono nelle assunzioni di altre maestranze un modo per beneficiare continuamente di sgravi fiscali, dimostrando un’idiosincrasia per le tasse, peraltro vero marchio di fabbrica della citata galassia-Interporto dal patron Giuseppe Barletta, recentemente arrestato, in giù.

In pochi che Francesco Santucci è entrato, insieme ad altri, anche nelle cronache giudiziarie. Ma non come attore di azioni criminali, per carità, ma come vittima di estorsione. Il suo nome compare negli elenchi dei grandi ragionieri del clan Belforte.

Come potrete rendervi conto dalle foto d’archivio che abbiamo recuperato, quando questa mansione era svolta da Riparato Golino, il suo nome era annotato a penna, con grafia non disprezzabile, quale pagatore

puntuale di tangenti, al tempo calcolate in lire. “Da definire – scriveva Golino – 36000 metri di capannone. Acconto Lire 15.000.000”. Scavallato il confine con il terzo millennio, il nome di Francesco Santucci compare nella famosa pen drive sequestrata a Bruno Buttone, uno degli esponenti più importanti ed influenti del clan dei Mazzacane-Belforte.

Realizzato il cambio di moneta, ai sensi del Trattato di Maastricht, Santucci cominciò a pagare in euro. Sono 4 le annotazioni, non più riportate a penna, ma con un sistema informatico, dovrebbe trattarsi di excel di circa 13 anni fa. Il riferimento temporale è specifico in quanto Buttone indica con precisione l’anno, imputando a Santucci il pagamento di una cifra, evidentemente proporzionale a una cifra per dei lavori effettuati dall’imprenditore. “Santucci  Inter 2006? NUOVO – 40,0€”, che dovrebbe significare 40 mila euro. In altre 3 citazioni del mastrino dei Belforte, viene indicato il pagamento, rispettivamente, delle cifre di 142 mila euro, 132,5 mila euro e 15 mila euro.

Cosa ci suggerisce tutto ciò? Niente di eccezionale ma, doverosamente va detto che, passando dalla lira all’euro e arrivando fino agli anni 2006 e forse anche seguenti, si può dire che Francesco Santucci sia stata una “fedele vittima” del clan Belforte, con un’estensione più che decennale dei versamenti.