INTRECCI DI CAMORRA AL COMUNE DI CASERTA. La società dei lavori a San Clemente era della cognata di Peppe Diana, condannato per l’aiuto a Michele Zagaria. Poi ai Falanga, in casa del boss tra bunker e mitra
8 Marzo 2025 - 19:07

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E proprio nei giorni cruciali che potrebbero portare allo scioglimento per infiltrazione dell’amministrazione di Caserta, davanti a particolari rapporti tra imprese che lavorano sui cantieri del comune capoluogo e la criminalità organizzata, il clan dei Casalesi in particolare, tutto tace da palazzo Castropignano. Se a Giovanni Allucci, AD di Agrorinasce, va dato atto di averci messo la faccia, seppur in maniera non precisa, questo sicuramente non si può dire per Carlo Marino
CASERTA – Con il passare delle settimane, la situazione della Mira Costruzioni, società intestata ad Antonio Falanga, figlio di Ernesto Adriano Falanga, entrambi residenti in una casa di proprietà del boss Michele Zagaria a
Questa ditta ha ricevuto un subappalto dal comune di Caserta di cui abbiamo scritto lo scorso 30 dicembre (CLICCA E LEGGI) e sul quale siamo tornati pochi giorni fa, dopo la connessione che la giornalista Maria è Natale ha fatto emergere tra la Mira Costruzioni, Ernesto Falanga e Il blitz che ha portato all’arresto del 56enne.
Inoltre, la Mira Costruzioni ha ricevuto due affidamenti di lavori dal consorzio di comuni Agrorinasce, che gestisce molti beni confiscati alla criminalità organizzata. Parliamo di aggiudicazioni poi revocate, non d’ufficio dall’ente guidato da Giovanni Allucci, bensì su richiesta della società che aveva tecnicamente vinto questi appalti e poi affidato i lavori a una sua consorziata, ovvero il consorzio Grade di Torino (PER I DETTAGLI CLICCA QUI).
Nell’articolo dello scorso dicembre, quello che aveva dato il via all’approfondimento sulla Mira Costruzioni, ci chiedevamo come era possibile che una società presente negli affidamenti pubblici da milioni di euro fosse nelle mani di un ragazzo di 20 ann.
Ci chiedevamo, inoltre, in che modo Antonio Falanga, classe 2004, residente a Casapesenna, aveva acquistato la Mira, precedentemente di proprietà di una certa signora Maria Amato.
In queste ore è uscito fuori un rapporto molto importante tra Maria Amato e Giuseppe Diana, detto Peppe O’ biondo, sposato con Raffaella Zagaria, nipote diretta del boss Michele, essendo la figlia di Elvira Zagaria e Francesco Zagaria, Ciccio ‘a benzina, condannato in via definitiva per associazione mafiosa.
Ricordiamo che Diana alla fine del 2023 è stato condannato in primo grado a sei anni di reclusione dal tribunale di Napoli, su richiesta della DDA partenopea, poiché ritenuto uomo del clan proprio di Michele Zagaria. Giuseppe Diana avrebbe gestito gli spostamenti del boss in latitanza e trasmesso i suoi messaggi agli altri affilati del clan.
Va detto anche che Peppe O’ Biondo recentemente è stato assolto in un altro processo, questo istruito la DDA di Firenze, che lo accusava di aver portato nel ricco centro Italia gli interessi del clan dei Casalesi, ripulendo il denaro degli Zagaria attraverso attività edilizie in Toscana ed Emilia Romagna.
Maria Amato, infatti, è la moglie di Raffaele Diana, fratello di Giuseppe, anche lui indagato dalla DDA di Firenze, imputato e assolto, ma che, come Giuseppe, dovrà affrontare il processo d’Appello, visto che la procura antimafia toscana ha presentato ricorso contro l’assoluzione dei due.
Se a Giovanni Allucci va dato il merito di aver risposto, non a noi e non in maniera precisissima, sui rapporti che il consorzio Agrorinasce ha avuto con questa Mira Costruzioni, il comune di Caserta, che sta rischiando seriamente di essere sciolto per infiltrazione camorristica, nulla ha espresso rispetto a questo subappalto molto importante che la società di Antonio Falanga, il quale, ci perdonerà, non lo riteniamo essere il reale capo di questa ditta, bensì un supporto di persone economicamente molto più forti di un ventunenne, figlio di un uomo che lavora in un caseificio, ha ricevuto la scorsa estate, dal valore di 107 mila euro sui 233.000 complessivi, tramite società vincitrice dei lavori per l’impianto sportivo di San Clemente, a Caserta, ovvero un altro consorzio, Artemide.
Il sindaco Carlo Marino, da quando è esplosa l’inchiesta sulla corruzione dell’Ufficio tecnico e il presunto mercato dei voti messo in piedi da Emiliano Casale e Massimiliano Marzo con imprenditori e con le famiglie Rondinone e Capone, sembra quasi far finta di non vedere ciò che sta succedendo attorno a lui.
Probabilmente, non essendo coinvolto personalmente in questa inchiesta, politicamente lo è moltissimo, Carlo Marino si ritiene fuori da certe dinamiche. Ma, a nostro avviso, non lo è mai stato. Il sindaco di Caserta, infatti, è stato un potente assessore ai Lavori Pubblici quando era il braccio destro di Nicola Cosentino a Caserta per Forza Italia.
Il sindaco Carlo Marino sa bene come si muove l’Ufficio tecnico guidato dal suo fido dirigente Franco Biondi e quindi è difficile che non sapesse nulla rispetto alle dinamiche che hanno portato poi alle inchieste per corruzione che stando rischiando di far crollare l’amministrazione comunale del capoluogo.