La CAMORRA delle nuove leve come le bande del vecchio west: in Audi S3, spara all’impazzata al centro di CASAL DI PRINCIPE. Ecco cosa gli fecero Walter Schiavone e Gaetano Diana

22 Agosto 2021 - 20:07

Un altro episodio interessante, utilizzato dagli inquirenti della dda e dal gip del tribunale di Napoli per dare solidità all’accusa nei confronti del figlio di Francesco Schiavone Sandokan di essere stato un riferimento significativo e visibile di un clan dei casalesi che voleva e forse ancora oggi vorrebbe riaffermarsi attraverso i figli dei vecchi boss

 

CASAL DI PRINCIPE – (g.g.) Chi non ha visto, almeno una volta nella vita, uno di quei film western in cui una banda di cattivi a cavallo, faceva irruzione in una di quelle città di legno sparando all’impazzata verso l’alto, in modo da terrorizzare i cittadini dando un messaggio chiaro su chi fosse l’interprete della legge del più forte.

Beh, l’episodio che abbiamo scelto oggi, in questa domenica, per continuare il nostro lungo approfondimento su fatti e azioni delle cosiddette nuove leve del clan dei casalesi, somiglia a una di quelle scene.

Invece del cavallo, c’è una fiammante Audi S3 a bordo della quale un ras emergente, uno che chiamavano “spagnuolo”, spara all’impazzata in aria passando per piazza Vittorio Emalunele meglio conosciuta come Piazza Mercato, da decenni feudo incontrastato della famiglia di Francesco Schiavone Sandokan.

La cosa viene ritenuta un affronto. Ad intervenire in prima battuta, è Gaetano Diana,

figlio di Elio Diana, il quale aggredisce e picchia o spagnuol. Quest’ultimo si reca da Walter Schiavone, riconoscendogli, così commenta il gip del tribunale di Napoli, un prestigio criminale che gli dovrebbe consentire di essere pacificatore di contesa fra quella “gente lì”, ma trova un muro. Anzi, trova altre botte, perchè Walter Schiavone, così come racconta in auto lo stesso Gaetano Diana a Luigi Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Cicciariello e quindi cugino di secondo grado di “Walterino”, “prende anche il resto“.

Insomma, altre botte da un arrabbiatissimo figlio di Sandokan, il quale non aveva tollerato quella scorribanda, fatta in pratica a casa sua e a casa di chi, dice lui, “si fa la galera e per questo esige rispetto“. Un lessico, un atteggiamento che permette al giudice di sviluppare il contesto di una camorra che seppur indebolita, forse non più in grado di far scorrere il sangue, riesce ancora ad essere violenta, per affermare la propria influenza, dilatata nelle generazioni, in un contesto in cui ancora c’è gente – il fatto risale a tre anni fa, non a cento anni fa – in cui si può ancora passare al centro cittadino di Casal di Principe, sparando all’impazzata.

Una curiosità: Gaetano Diana si ritiene un grande picchiatore, a differenza di quanto, a suo avviso, valeva per Schiavone, che lui sarebbe sin da piccolo tolto anche dai guai più volte, sempre secondo ciò che racconta in auto con Luigi Schiavone.

 

QUI SOTTO LO STRALCIO DELL’ORDINANZA

  • 7.2. L’aggressione di Gaetano Diana ai danni di tale “spagnuolo” e la richiesta di protezione rivolta a Walter Schiavone.

 

Un’altra vicenda in cui SCHIAVONE Walter riaffermava il suo ruolo criminale facendo ricorso ad azioni violente, emerge dall’analisi di una ulteriore conversazione tra DIANA Gaetano e SCHIAVONE Luigi, figlio di Cicciariello, registrata il 21.5.2016 a bordo della Renault Megane di quest’ultimo.

 

Progressivo 1345 del 21.05.2016, ore 17:39:48 (R.I.T. 1564/16 – Allegato n. 4)

 

  1. Luigi Schiavone
  2. Gaetano Diana

 

  1. inc.. lui disse questo è un mio compagno, a si è un tuo compagno e gli ho dato uno schiaffo e l’ho girato intorno a se stesso, quello andò da Walterino (Walter Schiavone) e disse quello Gaetano mi ha dato uno schiaffo e Walterino gli disse te ne ha dato solo uno e disse sì, allora Walterino lo continuò a picchiare e stavano litigati, passò in piazza Mercato con S3 e bum bum bum (spari) e Walterino bestemmiò e disse noi (intesi come famiglia) ci stiamo a fare la galera al “41” e questi ci devono inc.. in testa, da un lato portava ragione perchè il padre sta buttando il sangue (in carcere)....
  2. embè che fece..
  3. lo presi e lo picchiai …..
  4. cioè dopo che vi sieti picchiati io sono a conoscenza che quello picchiò a come si chiama o Pullier e lui andò là…
  5. no picchiai a coso o Spagnuol….
  6. io so che hai picchiato o Pullier….
  7. il Pullieri ha fatto inc….lo Spagnuol ha lo zio quà
  8. inc…
  9. inc….. questo scemo….Walterino, Walterino…

(…)

  1. gli ho dato un solo pugno lo mandai con la testa a sbattere vicino al muro…
  2. e la Crapa (alias Walter Schiavone) gli fece il resto…
  3. la Capra , la crapa lo picchiò e gli diede 4/5 inc…
  4. la Capra non si è mai saputo litigare…
  5. bravo… la Capra non sa picchiare..
  6. gli ho sempre tolto i schiaffi dalla faccia quando era piccolo sempre..
  7. gli ha dato 4/5 schiaffi la Capra glieli diede….
  8. si come disse…
  9. poi gli diede un calcio dietro la schiena inc…
  10. come disse…
  11. inc.. mi litigavo io…..disse (uomo picchiato) che devo fare, che devo fare Gaetano me ne devo andare fuori, non devi andare fuori ma chi…..dove devi andare sta là ma solo non ti atteggiare che ti atteggi a fare, ma chi ti conosce, sei uno scemo e non sei nessuno, adesso devo andare a picchiare al suo compagno Paoluccio…
  12. chi è…
  13. Paoluccio Piccirillo u scucchiat (persona senza capelli)
  14. chi è?
  15. quello di fronte all’abitazione di Cesarino..
  16. Gaetano non parlare troppo ..
  17. ma che me ne frega, che puro lo scemo inc….
  18. inc…
  19. io lo picchiai inc…perchè gli portai una carta e chiese di fargli un finanziamento a nome di questa persona e disse ti faccio sapere e non ha fatto sapere più nulla, allora per chi mi hai preso per un ragazzino per un pagliaccio, io ti porta la carta ti chiedo di farmi un finanziamento…

Luigi e Gaetano scendono dall’auto”.

 

Dunque,  anche  agiudizio dello scrivente, dalla conversazione, emergeva che DIANA Gaetano aveva picchiato un soggetto soprannominato “o’ spagnuol” il quale, in seguito, si era rivolto proprio a SCHIAVONE Walter, probabilmente al fine di ottenere una sua intercessione nei confronti del figlio di Elio Diana, così riconoscendogli un ruolo di vertice dell’organizzazione della quale lo stesso sua aggressore era espressione; tuttavia, SCHIAVONE Walter, dimostrando piena unità d’intenti con DIANA Gaetano, lo aveva a sua volta aggredito e picchiato.

Seguitando nell’illustrazione dell’attività di indagine:

 

“Per comprendere le motivazioni di tali azioni violente da parte dei due, vanno analizzate le parole di DIANA Gaetano all’inizio della conversazione.

A quanto pare, il personaggio aggredito, transitando a bordo di un’autovettura Audi S3 nella Piazza Vittorio Emanuele di Casal di Principe, meglio nota come Piazza Mercato, aveva esploso dei colpi di arma da fuoco, forse in aria, provocando il risentimento di SCHIAVONE Walter evidentemente preoccupato di mantenere una sorta di controllo del territorio di evidente matrice mafiosa, della quale si riteneva responsabile.

Le ragioni di tale disappunto vanno ricercate nella mentalità criminale dello SCHIAVONE che, secondo il racconto di DIANA Gaetano, aveva sottolineato che i suoi familiari erano detenuti in regime di 41 bis o.p. (padre e fratelli), e tale circostanza esigeva, quindi, il massimo rispetto. La condotta dello spagnuolo, il quale aveva esploso dei colpi di pistola in luogo notoriamente rientrante tra quelli “controllati” dalla sua famiglia, poteva apparire un vero e proprio affronto. Tanto aveva indotto la violenta reazione dapprima del Diana Gaetano e poi dello stesso Schiavone Walter.

Gaetano Diana, nella conversazione intercettata, confermava del resto l’esigenza di riaffermare il predominio sul territorio.

In sostanza, il responsabile del fatto, già punito con una aggressione fisica, mostrando un atteggiamento riverente nei confronti del Diana e consapevole di aver sbagliato, gli aveva chiesto se doveva “andare fuori”, ovvero allontanarsi dal territorio di Casal di Principe. Il figlio di Elio Diana gli aveva risposto che non era necessario un suo allontanamento, a patto che non avesse assunto atteggiamenti da “boss”, ricordandogli, al contempo, che non era “nessuno”, perché non poteva vantare il suo stesso rango criminale”.

 

Orbene, condivisibilmente con l’assunto del P.M., anche quest’episodio costituisce una ulteriore dimostrazione dell’attuale appartenenza al clan quantomeno di Walter Schiavone, nei cui confronti sussistono ulteriori e convergenti elementi indiziari sui reati-fine in precedenza analiticamente valutati.

Infatti, Schiavone e Diana avevano assunto le vesti di veri e propri capi-mafia, dimostrando di controllare il loro territorio e sanzionando immediatamente azioni sconsiderate come quella dello “spagnuol”. Tra l’altro, la condotta di quest’ultimo richiama le c.d. “stese” che, soprattutto a Napoli e provincia, sono ben note alle cronache quali manifestazioni di affermazione criminale su determinati territori. Con ogni probabilità Schiavone e Diana avevano interpretato in tal senso l’azione e proprio per tale ragione avevano ritenuto di punirlo.

Del resto, quanto all’atro odierno indagato, anch’egli intraneus al sodalizio criminoso in oggetto, BIANCO Antonio, si è già detto che si atteggiava ad una sorta di longa manus di SCHIAVONE Walter.