La CZeta, impresa indagata per camorra e protetta da Nicola Ferraro vince (con il trucchetto della solita coop di Ravenna) la gara da 15milioni di euro per la raccolta rifiuti a CAPUA

8 Gennaio 2024 - 10:00

Clamoroso, ma giusto per dire, visto che la provincia di Caserta è il luogo in cui tutto è possibile, è il luogo in cui è normale ciò che altrove è assurdo, improponibile e autenticamente scandaloso. I dipendenti del settore raccolta hanno già cambiato le insegne sostituendo quelle di Ecology con quelle dell’impresa della famiglia Ilario che ad Ecology, poi, è strettamente collegata. In cima all’articolo lo screenshot della pagina Ecosportello Capua, partecipato anche da Diego Buompane, da anni dipendente del settore rifiuti e cognato della vice sindaca Marisa Giacobone. In calce all’articolo la determina a firma di Carlo Ventriglia dello scorso 20 dicembre

CAPUA(Gianluigi Guarino) Il solito sperpetuo favorito da una legislazione che dimentica sempre di scrivere a lettere di fuoco quello che poi qualsiasi giurisprudenza, anche quella del tribunale delle giovani marmotte, sancirà facilmente, ovviamente e sicuramente, in stile scoperta dell’acqua calda.

La premessa forse barbosa è necessaria, mai come in questa circostanza

Lo scorso 23 ottobre (CLICCA E LEGGI QUELL’ARTICOLO) sulla scia dell’episodio, riportato nell’atto di notifica delle perquisizioni svolte dalla Dda sulla presunta rinascita di un’organizzazione politico-camorristica imperniata sulla figura di Nicola

Ferraro, un nome che non ha bisogno di ulteriori presentazioni, andavamo ad esaminare ciò che era capitato subito dopo l’incontro avvenuto al centro di Napoli tra Aniello Ilario, co-patron della cZeta spa, e il sindaco di San Giorgio del Sannio, Angelo Ciampi, con passaggio di una busta dalle mani di Ilario ad una borsa di Ciampi che gli inquirenti valutarono come un passaggio di danaro.

Coincidenza o non coincidenza – questo saranno le indagini ancora in corso a stabilirlo – dopo qualche settimana, al Comune di San Giorgio del Sannio, avviene una sorta di ribaltone: l’impresa partita in vantaggio finisce alle spalle, in sede di aggiudicazione definitiva della ”CICLAT TRASPORTI AMBIENTE SOC. COOPERATIVA”, con sede legale in VIA ROMAGNOLI – 48123 RAVENNA” . Questa aggiudicazione fu seguita da un post con il quale Luigi Ilario, anche lui socio proprietario della cZeta al pari di chi aveva consegnato la presunta mazzetta al sindaco Ciampi, annunciava che dal giorno 01 maggio 2023 la cZeta avrebbe cominciato a svolgere l’attività del servizio di raccolta dei servizi di rifiuti solidi e urbani nella cittadina di San Giorgio del Sannio.

Nello sviluppo dell’articolo del 23 ottobre mostrammo la nostra irritazione dopo aver setacciato la normativa vigente in tema di partecipazione di soggetti economici, variamente connotati, alle gare d’appalto per l’aggiudicazione della gestione di beni e servizi di pubblica proprietà.

Non riuscimmo a consultare i documenti di gara di San Giorgio e dunque non riuscimmo nemmeno a capire se durante la procedura questi tizi di Ravenna avessero mai indicato il nome di un loro socio quale esecutore del servizio, cioè della raccolta dei rifiuti a San Giorgio del Sannio.

La procedura e l’esito pazzeschi della gara di Capua

Un’ irritazione assolutamente fondata, alla luce di, un altro evento che noi consideriamo assolutamente clamoroso, cioè l’aggiudicazione, avvenuta ad opera del Comune di Capua, con determina del 20 dicembre scorso a firma del dirigente Carlo Ventriglia, che è anche, ricordiamo, il comandante dei vigili urbani di Capua, del servizio di raccolta rifiuti nella città di Fieramosca per un periodo di 5 anni e per un importo di circa 15milioni di euro, manco a dirlo alla CICLAT TRASPORTI AMBIENTE SOC. COOPERATIVA.

Non c’è alcun dubbio che le cooperative come la Ciclat, formate da decine e decine di soci, tra i quali diverse società di capitali, debbano essere sottoposte alla disciplina prevista dall’articolo 67 del codice degli appalti che si auto denomina (CONSORZI NON NECESSARI). L’articolo 67 che rimanda anche all’articolo 65 comma 2 lettera d, e all’articolo 66 comma 1 lettera g, stabilisce al comma 4 che devono indicare in sede di offerta per quali consorziati il consorzio concorre.

Ora, è mai possibile – e parliamo di Capua perchè noi i documenti di San Giorgio del Sannio non li abbiamo consultati – che siccome questa è una cooperativa e non un consorzio tecnicamente definito non abbia l’obbligo di dichiarare in sede di presentazione dell’offerta il nome di chi realizzerà materialmente il servizio di raccolta? E invece è andata proprio così, al punto che c’è già subbuglio, aria di rivolta tra gli altri partecipanti alla gara. Ovviamente siccome il legislatore italiano è molto spesso – per dirla alla Sgarbi- una capra costringe la giurisprudenza a soccorrerlo continuamente. Per cui, siccome uno ha fatto una cooperativa e non un consorzio può anche non dichiarare il nome del socio che erogherà il servizio, riducendo anzi azzerando il diritto degli altri partecipanti alla gara di aver un punto di riferimento fondamentale che consenta loro di stabilire che tutto sia andato secondo le regole e in maniera trasparente oppure che non sia andata così e che dunque occorra presentare ricorso.

Che poi è l’unico vero motivo per il quale il codice degli appalti obbliga i cosiddetti consorzi non necessari a indicare il nome del soggetto consorziato che il servizio erogherà. Nessun Tar, nessun tribunale potrà negare questo diritto agli altri concorrenti e il fatto che la norma preveda l’obbligo solo per i consorzi significa che c’è un vulnus gravissimo nella scrittura dell’articolo 67 del codice degli appalti. Chiudendo la questione giuridica per rendere regolare, a nostro avviso, questa gara ala raccolta dei rifiuti non la dovrà realizzare cZeta spa, mai citta nella procedura, bensì, direttamente la cooperativa di Ravenna CICLAT TRASPORTI AMBIENTE

Dalla ricostruzione giuridica alla pasta e “fasul” in salsa capuana. Il cognato della Giacobone e …

E fin qui arriva la trattazione giuridica che noi, proprio per rispetto nei confronti del sindaco di Capua, Adolfo Villani, della sua assessora all’ambiente, al super zanniniana, Rosaria Nocerino, del dirigente Carlo Ventriglia abbiamo il dovere di mettere su carta anche a costo di annoiare il lettore. Meglio, infatti, un lettore annoiato che abbandona la lettura di un articolo, che una carenza di motivazione su un fatto così serio.

Poi ci sono le cose spicce e spicciative che rappresentano una sostanza a nostro avviso gravissima di quello che sta succedendo a Capua in queste ore. E’ cZeta infatti – a questo punto togliamo anche l’ultimo dubbio sulla identità di socio della CICLAT TRASPORTI AMBIENTE SOC. COOPERATIVA – a svolgere il servizio di raccolta e spazzamento dei rifiuti della città di Capua.

La prima prova è costituita dai camion che gironzolano in zona Porta Roma da un paio di giorni a questa parte e già contrassegnati dal logo in serigrafia della società della famiglia Ilario, erede della non certo luminosissima storia imprenditoriale del defunto Lorenzo Falzarano. Poi c’è anche la prova regina e che ci conduce, seppur indirettamente – e ti pareva che non stanno sempre in mezzo – alla famiglia del vice sindaco Marisa Giacobone coniugata Zenga (CLICCA E LEGGI): Diego Buompane è, da diversi anni un dipendente del servizio di raccolta dei rifiuti della città di Capua, dunque, ha beneficiato, insieme agli altri suoi colleghi, dei passaggi di cantiere che volta per volta, sono avvenuti quando un’ impresa ha sostituito un’altra. In questo caso sostituzione ma fino a un certo punto dato che la Ecology ultima titolare, è legata a doppio, anzi triplo filo alla cZeta spa, così come abbiamo inconfutabilmente dimostrato rispondendo ad una lettera di confutazione, fattaci arrivare dalla stessa Ecology che poi non ha più fiatato.

Il buon Buompane, cognato della vice sindaca Marisa Giacobone in quanto sposato con la sorella gemella Candida che della vice sindaca è anche socia del rinomato e da noi più volte citato Bar Giacobone di Corso Appio, ha già cambiato le insegne della pagina che gestisce o co-gestisce insieme a qualche suo collega, e con tanto di post promozionali del bar Giacobone, denominata Ecosportello Capua. Non più dunque Ecology ma cZeta come mostriamo nello screenshot pubblicato tra il sommario e l’inizio di questo articolo. Il cambio del logo, delle insegne tra Ecology e cZeta, è avvenuto il 3 gennaio, dunque, tutto torna.

CZeta indagata per camorra fornitore d’opera del Comune di Capua. E la Prefettura …

Oggi, a Capua, la raccolta dei rifiuti è gestita in tutto e per tutto dalla cZeta spa, la società indagata dalla Dda in quanto appartenente al cartello di Nicola Ferraro che avrebbe speso la sua particolarissima autorità, la sua esperienza, le sue conoscenze, e il suo staff, manco a dirlo molto capuano, dei vari Montanino, Rubino e Moraca, per piazzare questa impresa, per permetterle di aggiudicarsi di fatto gare d’appalto nei Comuni della provincia di Caserta e in altri nella provincia di Napoli.

Noi non abbiamo nulla da dire al dirigente Carlo Ventriglia perchè se è possibile utilizzare questo pazzesco escamotage che differenzia, a proposito di monnezza, sul piano degli obblighi procedurali, i cosiddetti consorzi non necessari, dalle cooperative contenenti vagonate di imprese del settore nella propria compagine sociale, lui da questo punto di vista, sta a posto.

Attenzione, però, noi stiamo lavorando sulla giurisprudenza perchè se ci dovesse essere qualche pronunciamento chiaro di assimilazione dei consorzi a questo tipo di coop, il Ventriglia a posto non ci starebbe più. Detto questo, la città di Capua deve fare i conti con la realtà di una società al momento, ancora in odore di camorra, che svolge il servizio di raccolta dei rifiuti. Dopo questo articolo, la Prefettura lo saprà e magari ci fa sapere, ma lo fa sapere soprattutto ai capuani, se la cZeta, nonostante tutto quello che la Dda ha già scritto nei suoi atti d’indagine, è una società che possa tranquillamente acquisire, aggiudicarsi di fatto, aggiungiamo noi col solito trucchetto, forse autorizzato da uno Stato imbelle, della cooperativa di Ravenna che è un consorzio di fatto, ma non formalmente.