La Domenica di Don Galeone: “Ognuno, secondo le sue capacità, è chiamato a fare qualcosa nel cantiere del mondo”

19 Novembre 2023 - 09:21

19 Novembre 2023 ✶XXXIII Domenica del TO (A)

Diventare banchieri di Dio!

Questa Domenica, la Chiesa ci propone un’altra parabola: non è degno del Signore un credente, che, per paura di compromettersi, si aliena dalle realtà di questo mondo. Un credente deve sentire la corresponsabilità nel far crescere il Regno, deve fruttificare se non vuole essere condannato. L’insegnamento di Gesù viene presentato in termini economici. Vegliare significa compiere il lavoro che Dio ci ha assegnato.

Anzitutto una premessa: il talento era una specie di lingotto d’argento del peso di trenta chili; quindi, chi ha ricevuto cinque talenti, ha ricevuto un carico di ben 150 chili! Nessuna paura, perché il padrone dà a ognuno secondo le sue capacità: Dio non pretende che ognuno renda come san Paolo o sant’Agostino o san Francesco. Dio ci affatica secondo le nostre possibilità! Chi ha scritto che il cristianesimo è oppio o rassegnazione o alienazione, mente sapendo di mentire, e questa parabola lo dimostra. Il mondo è concepito come un immenso mercato globale, e la vita come un affare, un rischio, una perdita.

Questa parabola è stata compresa fin troppo bene dalla civiltà affaristica e consumistica dell’Occidente, che non comprende più parole come: rinuncia, distacco, povertà, risparmio; e invece coniuga bene verbi come: produrre, vendere, consumare, accumulare. Aveva ragione K. Marx quando scrisse: “Accumulate, accumulate: questo raccomandano tutta la legge e i profeti!”. Il denaro è diventato un dio: “In God we trust” si legge sul dollaro. Max Weber ha addirittura teorizzato che il capitalismo deriva proprio dal Vangelo e dalla morale cristiana!

È sbagliato intendere i talenti della parabola nella loro materialità economica; i talenti sono i doni di Dio; non si tratta di affari economici ma spirituali. Banchieri di Dio più che banchieri del dio denaro. Gesù condanna l’oziosità, la paura di rischiare. Chi aveva ricevuto un solo talento, ha pensato bene di conservare quel poco, piuttosto che rischiare di perderlo. Dio, però, ha una logica diversa. Quel servo malvagio avrebbe dovuto almeno spendere quel suo unico talento, dando una bella festa, un ricco banchetto ai poveri nel nome e in onore del suo padrone. Lui, un “duro”, ne sarebbe rimasto contento.

Per tutti la vita è dono; il talento non viene meritato da nessuno, ma viene ricevuto da tutti. È un dono, diverso per quantità e qualità, ma è sempre dono, gratuità. A volte si sente qualcuno, che è arrivato a posti di prestigio, dire con un certo orgoglio: “Mi sono fatto da me, con queste mie mani!”. Può essere vero in campo sociale (con qualche dubbio!), ma nella vita cristiana, tutto è grazia. Giustamente Dante condannò quei vigliacchi che condussero una vita scialba, in una sorte di morte anticipata: “Visser senza infamia e senza lode … Sciagurati che mai fur vivi” (Inferno, canto III). La parabola è semplice e rigorosa, che dà un colpo di frusta alla nostra ostinata mediocrità. È la parabola dell’operosità cristiana; è l’apologo della vita attiva, non nel senso grettamente commerciale, ma nel senso dell’umanesimo globale.

Davanti a tanti miti sfiduciati, oggi possiamo assumere tre comportamenti. 1) Anzitutto possiamo continuare ad essere ottimisti, ad affidarci alle risorse illimitate della scienza e della tecnica, a credere che “Non tutto va bene, ma che tutto andrà bene”. 2) Possiamo anche disaffezionarci rispetto alla vita, al lavoro, alla storia; possiamo allora accarezzare l’idea della “fuga mundi”, ricercare isole private di consolazione. 3) L’atteggiamento autentico è quello della responsabilità: ci è stata affidata da Dio la creazione, perché diventi sempre più la casa di Dio. Grazie a Dio, ci sono molti uomini di buona volontà, fuori e dentro la Chiesa, che lavorano per la giustizia e la pace. Noi non andiamo verso la catastrofe, ma verso Qualcuno che alla fine chiederà il conto. È questo il significato della metafora dei talenti: ognuno, secondo le sue capacità, è chiamato a fare qualcosa nel cantiere del mondo.

Buona vita!