LA FOTO. ELEZIONI PROVINCIALI. Gennaro Oliviero battezza Mirra, il Pd non esiste, Zannini non vuol reggere la coda e incontra Colombiano. La foto birichina con la mega affissione di Lupin
18 Maggio 2025 - 20:18

Il presidente del consiglio regionale, cacciato da Susanna Camusso, va avanti con il sindaco di Smcv. Il suo collega di San Marcellino spinge su Zannini, che di reggere la coda ad Oliviero non ha proprio voglia. E allora…
CASERTA (g.g.) – Gennaro Oliviero non ha fatto nulla affinché il Pd e Giovanni Zannini non comprendessero che Antonio Mirra, sindaco di Santa Maria Capua Vetere, è il suo candidato alle prossime elezioni provinciali fissate per venerdì 27 giugno; quando, solo per votare il presidente, in conseguenza delle dimissioni di Giorgio Magliocca, saranno chiamati alle urne tutti i sindaci e i consiglieri comunali della Provincia.
Come è noto, requisito non emendabile per potersi candidare alla massima carica dell’amministrazione provinciale, è quello di essere sindaco di uno dei 104 comuni.
Oliviero ha scelto Antonio Mirra, ha parlato di Antonio Mirra nelle riunioni con i suoi amici, soprattutto con sindaci e consiglieri comunali dell’alto casertano, ed oggi è l’unico, insieme a Luigi Bosco di Azione, ad essersi già pronunciato su questa candidatura.
Come è noto il Pd di Stefano Graziano – la commissaria Camusso conta ben poco – non ha una forza elettorale in grado di contrastare quella di Oliviero. Se candidasse il sindaco di Capua Adolfo Villani, raccoglierebbe i voti della maggior parte dei consiglieri di maggioranza di quel comune; comune che appartiene alla seconda fascia dei voti ponderati la quale, ricordiamo, attribuisce più peso alle schede depositate nell’urna dai consiglieri dei comuni di Caserta, Aversa, Marcianise, Maddaloni e proprio Santa Maria Capua Vetere.
Caserta non conterà, in quanto come è noto il consiglio è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche. La candidatura di Antonio Mirra nasce soprattutto da un patto di ferro che questi ha stipulato a Santa Maria Capua Vetere con il suo sodale di sempre Nicola Leone, il quale non a caso, è uno storico riferimento di Gennaro Oliviero nel territorio casertano. Provengono entrambi dal partito socialista che guarda a sinistra.
Se il Pd fa poca paura in quanto è in grado di schierare, dopo la caduta di Carlo Marino, solo tre sindaci, ossia quello di Cesa Enzo Guida, quello di Carinaro, ossia Marianna Dell’Aprovitola grande amica di Stefano Graziano, e per l’appunto quello di Capua Adolfo Villani, diverso è il discorso per Giovanni Zannini che ancora oggi è in grado di esprimere una poderosa forza elettorale in provincia di Caserta, nonostante i pesanti problemi giudiziari che l’affliggono e che si sono anche aggravati dopo che l’altro giorno la Corte di Cassazione, respingendo il ricorso presentato dagli imprenditori Griffo, ha sostanzialmente confermato le fondamenta accusatorie dell’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere, che vede Zannini indagato per corruzione, proprio relativamente alla sua connessione con gli interessi dei Griffo, e anche per concussione per le pressioni da lui esercitate nei confronti dell’allora direttore sanitario dell’Asl Enzo Iodice.
C’è una persona che vuole fortissimamente candidarsi a presidente della provincia. E’ l’uomo più vicino a Giovanni Zannini: il sindaco di San Marcellino, Anacleto Colombiano. Una candidatura problematica. Ora, Colombiano presenterà la sua 95esima inutile querela o citazione civile nei confronti di CasertaCe, magari presenterà pure un nuovo esposto all’ordine dei giornalisti, ma non è colpa nostra se la figlia ha sposato il nipote di un camorrista potentissimo e se la connection familiare investe anche colui che è stato il capozona del clan dei casalesi a San Marcellino, così come abbiamo spiegato dettagliatamente in diversi nostri articoli.
Non è colpa nostra se il figlio di Dante Apicella, cioè il figlio di colui che è stato in pratica, per ammissione dello stesso Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandokan, il ministro dei lavori pubblici a San Marcellino, ha parlato in un’intercettazione che un gip del Tribunale di Napoli, insieme ai magistrati della Dda, hanno deciso di inserire in un’ordinanza, della possibilità di arrivare al comune di San Marcellino proprio grazie a questo parente acquisito di Colombiano.
Non è colpa nostra se nell’ordinanza su Carmine Schiavone ‘O Russ, così come magari dovremo ricordare a qualcuno, si parla espressamente di appalti al comune di San Marcellino. Ciò non vuol dire, e lo ribadiamo per l’ennesima volta volta, che il sindaco Anacleto Colombiano abbia a che fare con la camorra. Non c’è infatti alcun elemento diretto che lo faccia pensare. Ma vuol dire, ragionando come fa il ministero dell’interno quando deve valutare un clima che si respira dentro o attorno ad un’amministrazione comunale, che qualche ombra si registra e questa, a nostro avviso, si tratta solo di un punto di vista, non collima con una candidatura di Anacleto Colombiano a presidente della Provincia, per di più appoggiato in solitudine dal molto indagato Giovanni Zannini, il quale però non accetta l’idea di non essere più il ras – nel senso letterale del termine, per carità, non ci permetteremmo mai di usarlo in senso metaforico – della politica casertana. E un capo, un comandante, non si aggrega, ma se mai costringe gli altri ad aggregarsi e ad accodarsi, così come ha fatto Zannini negli ultimi anni.
E allora riflette; riflette proprio insieme ad Anacleto Colombiano come dimostra questa foto curiosa che lo ritrae a Castel Volturno, in un locale non lontano dalla Clinica Pineta Grande, proprio con il sindaco di San Marcellino accompagnato per l’occasione dal suo presidente del consiglio comunale Michele Di Martino. Presidente di un consiglio comunale che, ricordiamo, contiene solo esponenti della maggioranza, in quanto alle ultime elezioni la potenza di Anacleto Colombiano e della sua famiglia fu tale che nemmeno una lista piccola, finalizzata solo a rappresentare l’opposizione democratica, fu in grado di competere.
La foto è curiosa perché, per pura coincidenza, di fronte a Zannini, Colombiano e Di Martino c’è una mega affissione di Lupin di Antonio Fusco, arrestato recentemente per camorra dopo le accuse formulate nei suoi confronti dal neo pentito Vincenzo D’Angelo, marito di Teresa Bidognetti, e dunque genero di Francesco Bidognetti detto Ciciotto ‘e mezzanotte, co-fondatore del clan dei casalesi.