La morte di Roberto Fusciello ucciso da una testata al volto: carabinieri svelano i retroscena dell’indagine

15 Aprile 2025 - 17:35

Gianluca Sangiorgio è a processo con l’accusa di omicidio volontario con l’aggravante dei futili motivi 

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CELLOLE – Dinanzi alla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, presieduta da Marcella Suma con a latere Honorè Dessi, si è tenuta una nuova udienza del processo per omicidio volontario aggravato dai futili motivi a carico di Gianluca Sangiorgio, 46 anni, originario di Cellole. L’uomo è accusato di aver causato la morte di Roberto Fusciello, suo coetaneo, colpendolo con una violenta testata al volto durante una lite avvenuta il 14 gennaio 2024 in Corso Freda, nei pressi di una sala scommesse

A riferire i dettagli dell’intervento sul luogo dell’aggressione è stato il maresciallo capo Fabio Colameo,

del nucleo investigativo della compagnia dei Carabinieri di Sessa Aurunca. “Intorno alle 17:30 ricevemmo una chiamata per un intervento a Cellole presso una sala scommesse: c’era una persona a terra – ha dichiarato in aula –. C’era stata una lite e Fusciello era stato colpito con una testata al volto da Sangiorgio. Acquisimmo subito i filmati delle telecamere interne ed esterne della sala, oltre a quelle di un vicino tabacchi, riuscendo così a ricostruire l’aggressione”.

Secondo quanto emerso, inizialmente l’imputato avrebbe giustificato il gesto parlando di pesanti apprezzamenti rivolti da Fusciello al fondoschiena di sua figlia. Tuttavia, tale versione è stata smentita dall’analisi degli audio contenuti nei filmati acquisiti: in nessuna delle registrazioni vi è traccia di frasi offensive o riferimenti a sfondo sessuale.

A confermare la dinamica dell’aggressione è stato anche il vice brigadiere Emiliano Giannattasio, che ha ricostruito la vicenda in tre fasi distinte. Presenti al momento dei fatti anche altri testimoni: il fratello dell’imputato, Vincenzo Sangiorgio, l’ex compagna dell’uomo, la figlia e alcuni avventori della sala scommesse. Sarebbero stati proprio loro a cercare di dividere i due durante il litigio.

Particolarmente inquietante il comportamento successivo all’aggressione: “Dopo la testata, mentre Fusciello era già a terra privo di sensi – ha spiegato il militare – Gianluca Sangiorgio continuava a inveire, gridando frasi come ‘figlio di puttana, io ti uccido’, mentre il fratello cercava di trattenerlo”. Inoltre il militari ha chiarito che sia la vittima che l’aggressore avevano assunto superalcolici

Nel corso dell’udienza, il pubblico ministero Stefania Pontillo ha richiesto e ottenuto la sospensione dei termini di custodia cautelare, a causa della complessità istruttoria del caso. La Corte ha anche conferito incarico a un perito trascrittore per analizzare tre intercettazioni ambientali relative a colloqui avvenuti in carcere.

Il processo riprenderà nel mese di giugno, con l’escussione dei testi della Procura.