LA NOTA. 25% di chiamate in più, due squadre in meno di vigili del fuoco, Terra dei Fuochi in soffitta, i sindacati casertani compatti. Caserta resta una questione nazionale

7 Luglio 2022 - 21:33

In calce all’articolo il testo integrale di un documento, interessante come mai in passato, dei sindacati Conapo, Cigil, Cisl e Uil dei vigili del fuoco

 

CASERTA(g.g.) La stampa nazionale ha trattato, in questi giorni, il tema dell’affanno, che spesso precipita nella vera e propria sofferenza, con cui i vigili del fuoco stanno vivendo l’estate meteorologicamente più calda di tutti i tempi. Il grido di dolore arriva da tutta Italia. Ogni comando regionale, ogni comando provinciale ritiene di vivere una condizione di grande disagio, che andrebbe fronteggiata con interventi risoluti da parte del governo, finalizzati soprattutto ad aumentare gli organici degli effettivi in servizio, a partire da quelli della prima linea, da quelli dei grandi e spesso decisivi interventi salvavita.

I vigili del fuoco sono anche stufi di essere chiamati eroi, perchè ormai hanno capito che questo è il modo per farli, come si suol dire, fessi e contenti. Ora più che mai c’è bisogno di un piano strategico di rivisitazione delle funzioni e di un cospicuo rafforzamento del numero dei vigili impegnati nel territorio.

Di fronte a quella che è una problematica nazionale, serietà richiede che si vada a spiegare perchè i guai, le manchevolezze che si registrano in provincia di Caserta rappresentino una sorta di unicum, cioè una ragione tale da esprimere una cifra di criticità tanto alta da rendere i grandi nodi dell’offerta dei servizi su scala provinciale finanche più stretti, più intricati, più pericolosi e gravidi di nefaste conseguenze per le popolazioni residenti.

Nella struttura complessiva del corpo dei vigili del fuoco d’Italia, esiste o non esiste un problema, un caso Caserta? Ci permettiamo di formulare la domanda e di esprimere anche la risposta: esiste, eccome se esiste, perchè non è certo colpa dei vigili del fuoco in servizio se le popolazioni di questa provincia, terreno di coltura dei clan camorristici, si sono fatte male da sole, se hanno trasformato i terreni, le strade, le piazze, le campagne un tempo coltivate, in uno sterminato ricettacolo di tutte le monnezze possibili ed immaginabili, a partire da quelle che puzzano, fino ad arrivare a quelle che non puzzano, ma uccidono.

E allora, se, come è scritto nell’articolato e puntualissimo documento, firmato da tutti i sindacati che rappresentano la categoria, Conapo, Cgil, Csil e Uil e che pubblichiamo nella sua versione integrale in calce a questo articolo, non sarà rinnovata la convenzione Terra dei Fuochi e contemporaneamente questo incomprensibile disimpegno del governo, non fondato su una effettiva riduzione dell’inquinamento legato alla combustione dei rifiuti, non sarà compensato da un rafforzamento netto, credibile, serio degli organici, non si tratterà di un rischio, bensì di una certezza: sarà disastro e mai disastro sarà stato più annunciato.

Ritorneranno le scene di 10 o 15 anni fa, con la gente terrorizzata e tappata in casa, come se non fosse bastato il covid per terrorizzarla e spaventarla già come mai era successo in passato, per evitare che il fumo, gli effluvi velenosi possano insinuarsi sotto alle tapparelle, sotto alle persiane, nelle piccole feritoie dei balconi.

Riteniamo che questo documento dei sindacati, mai uniti come in questa circostanza, non possa e non debba essere ignorato dalla politica e dalle istituzioni; non possa e non debba essere considerato una normale routine rivendicativa dalle rappresentanze politiche della provincia di Caserta, sia da quelle impegnate a Roma in Parlamento, sia da quelle impegnate a Napoli in giunta regionale, dove ricordiamo, un casertano di Teverola ricopre l’importante e strategica poltrona di assessore all’agricoltura, e in consiglio regionale.

Perchè, se i politici non si impegnano su temi come questi, che appartengono ai macro contenuti, alle questioni vitali per il futuro dei figli, dei nipoti, delle prossime generazioni, su cosa mai, i politici locali, pensano di poter sviluppare la loro attività, su cosa mai, i politici casertani, pensano di poter fornire segni di vita, segni di una loro presenza palpabile nella funzione di rappresentanza, che il più delle volte, al contrario, è difficile scorgere?

Rispetto all’anno precedente si registra il 25% in più, una cifra altissima, di chiamate alla centrale operativa dei vigili del fuoco di Caserta. A fronte di ciò, a fronte dell’emergenza meteo che si sovrappone all’emergenza di una condizione di cronica sofferenza negli organici, inflitta da una politica che sa solo farsi bella davanti alle telecamere, spruzzando tonnellate di retorica sull’attività dei vigili del fuoco,fateci dire, almeno una volta nella vita, che chi rappresenta questa terra, l’ha fatto con dedizione, spirito battagliero e coltivando la cultura del risultato concreto, visibile, registrabile, manifestabile.

25% di chiamate aggiuntive rispetto a quelle dell’anno scorso, ma addirittura due squadre in meno. Turni massacranti e un senso del dovere sottoposto quotidianamente alla provocazione dell’inerzia. La speranza è che le sigle sindacali possano mantenere questa compattezza, svolgendo un’attività di persuasione, di moral, ma soprattutto si material susion, utilizzando e amplificando le ragioni esposte in questo documento, per far capire a tutti, governo e regione in primis, che Caserta resta una questione nazionale, da affrontare con strumenti specifici, attraverso  un utilizzo di personale adeguato nei numeri e totalmente motivato.

Fino ad oggi, solo promesse. Ora, l’esplosione delle emergenze è dietro l’angolo. Il tempo sta per scadere e dunque occorrono fatti, magari partendo da interventi graduali, corredati però da un cronoprogramma di scadenze certe, che diano comunque la sensazione ai vigili del fuoco di Caserta di essere dentro ai pensieri, dentro alla scala delle priorità di chi governa a Roma e a Napoli.

QUI SOTTO LA NOTA DEI SINDACATI