LA NOTA. Carlo Marino liscia il pelo e “si ammazza” a fare complimenti a Nicola Gratteri. Ma lui da imputato Dda, gli chieda invece di accelerare il suo processo per la gara truccata da 116 milioni

22 Ottobre 2023 - 23:13

Prima il benvenuto dato come presidente campano dell’anno, ieri, inopinatamente, per complimentarsi dopo l’arresto di Emilio Martinelli, che, al di là del cognome, non è certo un esponente del clan dei Casalesi destinato a passare alla storia

CASERTA (Gianluigi Guarino) – L’insediamento del nuovo procuratore capo della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, ha provocato una reazione originale, una sorta di onda anomala di commenti e di felicitazioni, erogate da diversi esponenti della politica casertana. A distinguersi maggiormente in questa attività e nello sviluppo di sperticate lodi è stato il sindaco di Caserta, Carlo Marino. Mai era successo in passato di leggere tante parole da parte del primo cittadino del capoluogo. Non era successo quando a capo della Procura di Napoli era arrivato, direttamente dall’ufficio di gabinetto dell’allora ministro di Grazia e Giustizia del Pd Andrea Orlando, il magistrato Giovanni Melillo, divenuto poi, proprio nell’ultimo periodo del governo giallorosso Pd – Cinque Stelle, capo della Direzione Antimafia.

Non è successo, al di là di qualche concisa dichiarazione di maniera, quando a Santa Maria Capua Vetere, a capo della locale procura della Repubblica, si è insediato Pierpaolo Bruni. Carlo Marino ha pubblicato un suo indirizzo di saluto qualche giorno fa nella veste di presidente della sezione campana dell’Associazione nazionale dei Comuni d’Italia. Ma sorprendente è stata soprattutto la dichiarazione di un paio di giorni fa, arrivata dopo l’arresto, da parte della polizia di Stato di Caserta, in conseguenza di un’indagine condotta sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Una reazione decisamente anomala, visto che l’arrestato Emilio Martinelli, di San Cipriano d’Aversa, è un esponente del clan di Casalesi, che fa parte di una schiera di pregiudicati già in passato attinti da provvedimenti dell’autorità giudiziaria e che, sicuramente, pur possedendo un nome e un cognome che rende il suo peso specifico un po’ più importante rispetto a quello posseduto da un cluster ordinario di camorristi ancora in azione operativa, non giustifica, soprattutto quando questa arriva da un personaggio che mai si è applicato più di tanto su queste materie, una reazione così attiva e partecipata, come se si trattasse di un superlatitante, magari appartenente alla famosa schiera delle 30 “primule rosse” più ricercate d’Italia.

E allora, non è gratuito, non è eccessivo, non è malevolo intravedere, in questo atteggiamento della politica locale, rispetto ad attività tutto sommato ordinarie della Direzione Distrettuale Antimafia, rispetto a un fatto, che può costituire, più che altro, argomento di indugio valutativo per gli addetti ai lavori, per i giornalisti specializzati nella materia della cronaca nera e della fenomenologia camorristica o per gli esponenti delle forze dell’ordine o per gli avvocati.

Se diciamo, allora, che la politica casertana, se diciamo che Carlo Marino sembrano voler lisciare il pelo a Nicola Gratteri, non pensiamo di andare molto distanti della realtà, proprio in considerazione di queste reazioni anomale, di queste reazioni eccessive, di queste reazioni senza precedenti. Lisciare il pelo, ma perché? Questo lo sospettano, ma non lo sappiamo al punto da poterlo esprimere letteralmente. Sappiamo, invece, che Carlo Marino farebbe un gesto nobile se chiedesse, ad esempio, a Nicola Gratteri di accelerare il più possibile l’iter lentissimo della sua vicenda giudiziaria, quella che, ancora oggi, lo vede imputato in base ad una richiesta di rinvio a giudizio, formulata una vita da dalla stessa Procura della Repubblica di Napoli, attraverso la Dda, in merito alla celebre vicenda della presunta turbativa d’asta, consumata per il super appalto dei rifiuti da 116 milioni di euro.

Un iter che, incredibilmente, ancora oggi ballonzola in un ufficio Gip del tribunale di Napoli, in attesa di un pronunciamento non ancora arrivato sulla richiesta dell’invio a giudizio formulata dal pubblico ministero Giovanni Vanorio, anche a carico di Carlo Marino, accusato di aver determinato gli esiti di quella gara truccandone l’esito, e di averlo fatto allo scopo di favorire gli interessi del clan dei Casalesi, rappresentato in tutto e per tutto da quel Carlo Savoia da Sant’Arpino di cui diversi collaboratori di giustizia parlano quale in cointeressenza con gli interessi della camorra. Noi non vogliamo assolutamente dire che Carlo Marino sia colpevole.

Non vogliamo assolutamente dire che Carlo Marino meriti sicuramente il rinvio a giudizio. Ci siamo formati una convinzione, leggendo con grande attenzione gli atti giudiziari di quella ordinanza. A nostro avviso quel comportamento del sindaco di Caserta appartiene ad un modus operandi riprodotto in tante altre occasioni e che non ci convince affatto. Avere l’idea di essere una persona ingiustamente coinvolta in un’inchiesta giudiziaria, avere, su un piano più generale e meno personale, l’idea che Nicola Gratteri possa essere una risposta ai problemi della legalità in questa regione, dovrebbe indurre, lo ribadiamo, Carlo Marino a chiedere al nuovo capi della Repubblica di Napoli a muoversi in maniera tale per accelerare il più possibile un iter inquietantemente lento e che non permette oggi, ancora oggi, a un paio d’anni di distanza dall’ emissione di quella ordinanza e dopo un anno e mezzo dalla formalizzazione della richiesta di rinvio a giudizio, di capire se il sindaco di Caserta e gli altri imputati debbano o meno essere sottoposti a un processo.