LA NOTA CASERTA ELEZIONI. Antonio Luserta scatenato con la sua scuderia di candidati nei rioni e dintorni. Vi spieghiamo perchè la crasi con Zannini lo ha convinto ad esporsi molto di più rispetto ad altre volte

29 Settembre 2021 - 12:27

Mancano poco più di 48 ore alla fine della campagna elettorale e vogliamo concederci uno dei nostri rari inserimenti all’interno della stessa. Lo facciamo perchè questo rapporto tra l’imprenditore delle cave e il consigliere regionale è, a nostro avviso, il fatto politico più rilevante capitato in provincia di Caserta negli ultimi anni. Il che è tutto dire

 

CASERTA – (Gianluigi Guarino) La campagna elettorale prosegue, con narrazioni spesso stravaganti da cui abbiamo deciso sin dall’inizio di rimanere distanti, anzi, di essere distinti e distanti perchè noi di CasertaCe le nostre benemerenze, ce le siamo guadagnate giorno per giorno, settimana per settimana, mese per mese, anno per anno, al cospetto dei purtroppo pochi, anzi dei pochissimi interessati a leggere un articolo, andando al di là del titolo e delle fotografie e dunque divergendo da una massa di persone troppo più cospicua rispetto a quella che si registra in altre parti d’Italia, che fa della sua grassa ignoranza sulle cose della loro polis, della loro civitas, uno strumento potentissimo nelle mani dei politicanti e della loro turpe attività. Perchè, come si dice, le mafie sono sempre cresciute di fronte a un sistema fondato sul bisogno, su un bisogno, frutto della incultura, della non conoscenza di fatti e situazioni pubbliche e comunitarie anche di piccola dimensione.

Se una città resta ignorante, continua a produrre giovani, persone, che per entrare nel mondo del lavoro o semplicemente per campare, dovranno andarsi a raccomandare al capo bastone della loro contrada, oppure associato da generazioni al loro nucleo familiare, oppure sono destinati a fare la fame, perchè il deserto della propria competenza, della propria formazione, non gli consente probabilmente nemmeno di emigrare per trovare un lavoro fuori da questa città, da questa regione. Un lavoro, ovviamente, come dicono loro, perchè più sono ignoranti, più non sanno fare nulla e più pretendono perchè non sia mai detto che possano accettare di alzarsi alle 5 di mattina per svolgere un’attività onesta quanto ordinaria, per esempio il muratore o l’aiutante nella cucina di un ristorante.

Per cui riteniamo che la campagna elettorale rappresenti una contaminazione fortemente negativa ed inquinante rispetto alla purezza della ragion d’essere della nostra linea editoriale, facilissima da interpretare, visto che si può riassumere nella breve espressione “opposizione e controllo” rispetto ad ogni potere che ha in mano i destini della comunità e soprattutto i tanti soldi che lo stato gli mette a disposizione.

Ci siamo limitati a poca informazione, nuda e cruda, all’inserimento dei comunicati stampa autogestiti, che sono poi ciò che l’ufficio commerciale dell’editore invia alla redazione come parte integrante dei contratti pubblicitari (leggerete sempre “SPAZIO AUTOGESTITO”) e al di là di qualche articolo pubblicato come atto dovuto alla cronaca, è stata quella relativa alla piaga del voto di scambio, che anche in queste elezioni si sta sviluppando – anche in queste ore, anche in questi giorni, da stasera a sabato poi non ne parliamo proprio cosa succederà – senza freni, senza limiti e soprattutto senza che le autorità preposte riescano a intervenire. In tre brevi puntate abbiamo ricostruito un poco i fili di certi meccanismi e quantomeno siamo riusciti a tenere fermi a casa dei soggetti che, diversificando il loro lavoro di criminali, di spacciatori abituali e rinomati, si erano improvvisati promotori elettorali, ovviamente gestendo i quattrini consegnati loro dai soliti e ben noti candidati.

A poco più di 48 ore dalla chiusura della campagna elettorale non si può non sottolineare, però, che rispetto a tutte le altre che abbiamo seguito nella città capoluogo, stavolta l’imprenditore della cave Antonio Luserta, è stato molto più attivo e soprattutto più visibile.

Qual è stata la differenza, qual è stato il punto di discrimine rispetto a un passato vissuto attivamente, ma in maniera molto più defilata? L’amicizia incontenibile, ormai sconfinata, con il consigliere regionale Giovanni Zannini. Quando, in un paio di circostanze, il sottoscritto è stato seduto a tavola con Zannini e Luserta (diciamola tutta, con Giovanni e Antonio, dato che ci conosciamo bene da anni), ha avuto la sensazione che i 40 e più anni che hanno preceduto questo tempo nella vita di Antonio Luserta e i 40 e qualcosa in meno rispetto all’età di Luserta, antecedenti a questa epoca, a questo tempo, da parte di Giovanni Zannini, avevano rappresentato per entrambi una sorta di grande occasione perduta. E’ come se due persone avessero scoperto all’improvviso di essere gemelli, di essere stati separati dalla nascita, e avessero anche scoperto, trascorrendo insieme delle ore per realizzare un progetto politico-imprenditoriale, che esistevano in quanto persone reciprocamente complementari. In pratica, di essere nati per riunire le loro evidentissime affinità.

Il rapporto con Giovanni Zannini è diventato, dunque, per Luserta, un incentivo che lo ha incoraggiato negli ultimi due o tre anni ad esporsi di più rispetto a quanto non facesse in passato e soprattutto di esporsi in mondi che non aveva mai frequentato. Dall’altra parte, invece, Zannini ha adottato uno stile di vita che magari era latente in sè, era una potenzialità non del tutto, solo parzialmente espressa e che, in questa crasi antropologica e biologica con Luserta, ha potuto liberarsi da tutti i suoi freni inibitori.

Insomma, questa è una vera e propria coppia di fatto che andrebbe esaminata in tutte le sfaccettature. Non certo per farci i “cazzi loro”, ma semplicemente perchè questa relazione, figuriamoci come stiamo inguaiati nel nostro territorio, rappresenta il fatto politico più importante degli ultimi due o tre anni. Ed è perciò che noi scriviamo un articolo come quello che state leggendo. Solo per questo. Non esplorando questa relazione diventerebbe infatti fortemente carente la lettura della politica casertana e questo non sia mai detto nei confronti di CasertaCe.

Non si discute sulla valenza politica che addirittura diventa prevalente su quella dell’ambito interpersonale, perchè gli effetti della relazione di sangue tra i due, sono sotto gli occhi di tutti. Ciò che Zannini fa, infatti, nei diversi comuni, tutto quello che combina al consorzio idrico con Pasquale Di Biasio e quello che combina nell’ambito dei servizi sociali con l’altro suo “gemello del gol”, Pasquale Capriglione, non rappresentano qualcosa a parte, che non c’entri con Luserta.

Magari il singolo atto, la singola azione, la singola cofecchia compiuta qua e là, la singola assunzione immeritocratica e iper-clientelare, fatta per saldare cambiali elettorali (non sarà voto di scambio, ma non ci siamo neppure tanto lontani) si sviluppa in apparenza dentro ad un algoritmo di atti, di movimenti in cui fisicamente Luserta non c’è. In realtà, è la mentalità, è la cultura frutto della mescolanza di queste due teste a diventare metodo stabilmente adottato. Per cui, anche nell’ennesimo arruolamento della consigliera comunale più o meno piaciona del paese più remoto di questa provincia, c’è l’azione di Zannini, ma anche il pensiero di Luserta e speriamo che quel genio visionario di Giuseppe Mazzini non si rivolti nella tomba. A Mondragone, a Sparanise, a Carinola, a Teano, così come a Caserta.

Oggi, Antonio Luserta è diventato un politico a tutti gli effetti. E’ sceso in campo in questa campagna elettorale come non mai, annunciando l’appoggio a Emiliano Casale poi alla Iuliano, in quest’ultimo caso per assonanza cavaiola, negli ultimi giorni, un altro candidato ancora, cioè Tremante. Oltre a consigliare e a seguire Giovanni Zannini in molti degli spostamenti quotidiani che quest’ultimo sviluppa raggiungendo instancabilmente tutti i quadranti territoriali di questa provincia, Luserta è, a suo modo, leader nella città di Caserta.

Badate bene, non il plenipotenziario, non il rappresentante, ma il leader, il protagonista, il costruttore di voti, da mettere insieme attraverso l’applicazione di quella cultura, divenuta metodo, frutto dell’unione di due teste, di due caratteri, di due modi di essere, di due modi di vivere. Ed è perfettamente inutile cercare di stabilire, “chi abbia contaminato chi”, usando noi questa parola,  nell’accezione classica della contaminatio latino-ellenica. E’ inutile perchè ciò che oggi Luserta fa e ciò che oggi Zannini fa, era già dentro al Dna, al tessuto educativo, al portato culturale di ognuno dei due.

L’incontro delle due persone ha fatto incrociare queste strutture caratteriali, queste potenzialità. E siccome come abbiamo scritto all’inizio, Zannini e Luserta erano fatti l’uno per l’altro, l’incrocio non si è tradotto in uno scontro, neppure in uno scontro parziale, scherzosamente potremmo dire una copula da cui è venuta fuori quella che, a nostro avviso, per carità non abbiamo la verità in tasca, è una mostruosità politico-imprenditoriale. Per fare un esempio banale in modo da capirci bene, negli anni pre-Zannini, Luserta esprimeva 5, negli anni pre-Luserta, lo Zannini esprimeva a sua volta 5. Oggi, per i motivi appena scritti, i due, sempre singolarmente, esprimono una cifra dei loro comportamenti, del loro modo di operare, non pari a 10, che significherebbe già dare un senso e dare una dimostrazione al discorso che abbiamo fatto fino ad ora, ma addirittura a 12. Insomma, una miscela esplosiva molto più potente delle tante mine che i Luserta hanno fatto brillare nella loro cava d’oro.

Ecco perchè abbiamo oggi un Luserta più attivo, meno defilato, politicamente più spavaldo. Si sente coperto da Zannini, come Zannini si sente coperto da Luserta. Risultato: una vera e propria scuderia di candidati, non solo appartenenti alla lista Moderati- Insieme, quella dunque messa in piedi dai due politici che, contaminandosi, sono dunque entrambi definibili a questo punto, anche politici-imprenditori, ma anche candidati di altre liste del centrosinistra di Carlo Marino.

Antonio Luserta in questi giorni si sente legittimamente ringalluzzito e rassicurato nelle sue finanze dalla proroga che la Regione Campania gli ha dovuto dare in ossequio ad una sentenza del Tar, dentro ad una vicenda che non a caso non stiamo affrontando nei giorni della campagna elettorale e che non a caso abbiamo deciso di presentare, dopo aver letto sia le 19 pagine del decreto della Regione, sia la sentenza del Tar, successivamente alla chiusura delle urne. Ha l’umore alto e ciò alimenta il suo piacere antico nell’apparire come uno in grado di essere mattatore, di essere determinante.

Per cui, i vari Iannucci, in parte Massimo Russo, ma anche altri, si sono collegati ideologicamente (questo non è certo automaticamente collegato al modo con cui certi candidati spendono i loro soldi in campagna elettorale, ognuno i voti li fa a modo suo), in pratica, si sono abbeverati alla fonte di Luserta che, essendo prima di tutto un imprenditore, divenuto successivamente politico, conosce il mestiere della lobbying, storicamente molto in voga a Caserta, città in cui, se ci sono non si vedono, latitano gli imprenditori i cui destini economici dipendono dalla loro capacità di affermarsi nell’equità del mercato, mentre abbondano e purtroppo aumentano quelli che aprono una partita iva e costituiscono una società con il solo obiettivo di accucciarsi sotto all’ala protettiva di uno dei nostri politici che poi gli farà vincere una o più gare d’appalto, che propizierà affidamenti diretti a suo favore e chi ne ha più ne metta, in un meccanismo, che oltre ad essere immorale, oltre ad essere ingiusto, oltre ad essere molte volte illegale, decreta indiscutibilmente un destino di minorità incasellando la città di Caserta tra quelle destinate ad un sicuro declino economico e sociale.

Non abbiamo usato l’aggettivo “culturale” per carità di patria e anche perchè la crisi morale e la crisi dell’illegalità sono, parafrasando quel tedesco con la barba bianca, comunque sovrastrutture della “struttura-Cultura” che però è tema veramente inaffrontabile da queste parti, perchè non si saprebbe letteralmente da dove cominciare per quanto sia profondo il precipizio della perdita totale di una identità storica e di cittadinanza.