LA NOTA CASERTA. Lo strano caso dell’incarico professionale affidato dall’Ospedale Civile al sindaco Marino
7 Febbraio 2019 - 11:16
CASERTA – Reminiscenze giornalistiche, peraltro ancora nitide, ci portano ad affermare con sicurezza che Carlo Marino, nella sua versione di avvocato e non in quella di sindaco, si è occupato di diversi casi di malasanità denunciata da chi, ritenendo di aver subito un danno grave e a volte esiziale a un proprio congiunto, si rivolgeva a lui.
Non sappiamo da quanto tempo l’avvocato Carlo Marino sia entrato a far parte della short list dei professionisti di fiducia dell’azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta.
Diciamo che sarà il caso di accertarlo, per un motivo importante e per un altro motivo meno importante, ma pur sempre significativo.
Se Carlo Marino era nella short list negli anni 2013-2014, insomma nel periodo in cui era consigliere comunale di minoranza, ma soprattutto avvocato di molte famiglie e pazienti colpiti dalla malasanità, il fatto, come dicevano gli antichi maestri di scuola coevi a quelli raccontati da Edmondo De Amicis nel libro Cuore, “non sta bene”.
Anzi, precisiamo per evitare confusioni sanitarie “non sta fatto bene”.
Per due ordini di motivi.
Il primo è che se tu professionalmente hai compiuto anche una sola scelta di rappresentare la famiglia di un paziente morto o vittima di un danno alla salute più o meno permanente, per effetto di una vicenda capitata nell’ospedale civile di Caserta, se tu hai un solo cliente, non puoi, per etica professionale, iscriverti alla short list dentro alla quale i dirigenti pro tempore dell’azienda scelgono gli avvocati che andranno a difenderla in sede giudiziaria nei procedimenti sulla malasanità.
Ma liquidiamola, per evitare di essere più duri, con una sola parola: paradossale.
Il secondo motivo è che tu, da consigliere comunale di Caserta, se vuoi assumere un incarico di attore a favore di un cittadino che si ritiene danneggiato dal trattamento avuto all’ospedale civile, non puoi e dunque, per la seconda volta, “non sta bene”, che tu entri nella short list di un’azienda pubblica che ha la sua sede nella città di Caserta ed è sottoposta anche al controllo del Comune.
Va da sé, a questo punto, che la prima delle due questioni, citate all’inizio di questo articolo, diventa un’amplificazione esponenziale della seconda.
Perché da sindaco della città il problema enunciato in relazione al rapporto tra un consigliere comunale e un’azienda con sede a Caserta si moltiplica alla millesima potenza, fermo restando anche il tema etico-professionale di cui prima.
Leggiamo da una delibera a firma del direttore generale Ferrante che Carlo Marino ha avuto un incarico legale di 3.600 euro circa. Intanto stupisce l’esiguità della cifra rispetto a quello che può essere il volume d’affari dello studio dell’avvocato Marino.
Stupisce, insomma, che per 3.600 euro, cioè per “quattro pidocchi”, il sempre più stralunato e poco lucido sindaco della città capoluogo si metta a difendere l’azienda ospedaliera nel processo riguardante un ricorso presentato da una famiglia, simile ai tanti che lui, da attore, ha presentato contro l’azienda ospedaliera di Caserta.
Questo Marino tafazziano, masochista, sta diventando a sua volta ai nostri occhi un caso sanitario.
La speranza è che oggi pomeriggio il sindaco possa annunciare la sua rinuncia a questo incarico e quantomeno il congelamento della sua posizione nella short list fino a quando svolgerà attività politica, esercitando una funzione amministrativa all’interno del Comune.
In conclusione, ci piacerebbe sapere, nel rispetto dell’ovvia privacy che induce l’azienda ospedaliera a contrassegnare con le iniziali i nomi delle persone che hanno portato la stessa in tribunale, quale sia il Comune in cui risiedono.
Perché mettiamo il caso che fossero cittadini residenti a Caserta, avremmo anche una specificazione diagnostica del caso sanitario di Carlo Marino: subito, senza indugio, in neuropsichiatria.
G.G.