LA NOTA. La politica rum e cocaina contro quella pane e prosciutto di Pietraroja. Se ci chiedessero per chi votare diremmo sempre Enzo Santangelo

17 Aprile 2023 - 18:36

Per carità, non si tratta di una mammoletta, ma ha conservato l’impronta di un politico semplice, bonario, che non se la tira e soprattutto in grado di stabilire un perimetro e, dunque, le cose che non vanno fatte assolutamente. Altra roba sono quelli delle scorribande diurne e notturne, quelli che ormai vivono in uno stato di grazia ricevuta, ritenendo, a questo punto non senza ragione, che ogni operazione gli sia consentita, sfrontatamente senza alcuna limitazione. Operazioni da noi raccontate a decine e che continueremo a raccontare già nei prossimi giorni.

MADDALONI (Gianluigi Guarino) – Domanda escatologica😂: esiste una seconda via, un modo normale, quand’anche non monacale, non propriamente degasperiano, di far politica, ricoprendo, magari, anche incarichi istituzionali, che non sia quella solcata dalla china sempre più degenerata, lanciata a folle velocità lungo il piano inclinato di una sempre più irresistibile bulimia da potere, tanto più spasmodica quanto più alta è la cifra dell’ignoranza elementarmente nozionistica di chi la pratica?

Esiste una seconda via, rispetto a quella seguita da chi, una volta ottenuto un obiettivo, una poltrona, una carica, un rapporto strettissimo, empatico, con uno, due, dieci imprenditori facoltosissimi, attivatosi grazie al proprio status di potente, non si accontenta mai e vuole sempre di più, senza sapere neanche il perché e allora mangia, mangia e vuole continuare a mangiare senza soluzione di continuità, non percependo che lui, questa grande abbuffata (cfr omonimo e illuminante film di Marco Ferreri), la perpetra solo per sentirsi vivo, per coprire i suoi complessi innati, ancestrali o comunque datatissimi, da sempre inconfessati e chiaramente derivati delle proprie carenze psicologiche, dal considerare vita vera e agognata quella, desolatamente scevra da ogni forma di reale relazionabilità affettiva, che considera questione, discrimine di sopravvivenza, prim’ancora che questione di una felicità, che sa tanto di paradiso artificiale, solo e solamente l’avere i soldi e, conseguentemente, l’arricchirsi a ogni costo; dal considerare la vita che è bella solo ti permette di svagarti con gli stravizi, con quello che Papa Francesco definisce relativismo egocentrico, che neppure il più incallito dei liberisti e il più incallito dei libertari potrebbe mai difendere.

In una sorta di orgia stabilmente partecipata comprando tutto, tutti e tutte (altro che i cento euro per il voto di scambio!) e diventando irresistibile giocoliere di arnesi, quasi sempre illegali, adoperati per imporre, consolidare sempre di più i primati della furberia e della furbizia, capisaldi di un un regime che procede speditissimo verso uno schema totalizzante e irreversibile, ad una velocità inversamente proporzionale alla cifra, al numero indice che connota la valenza culturale media e complessiva, insistente in un territorio. Arnesi che diventano l’attrezzatura per alimentare costantemente questa sorta di maxi dipendenza dal potere, a cui tante altre dipendenze medie e piccole, devono reggere necessariamente il sipario.

SE LA POLITICA A CASERTA E’ DIVENTATA UNA CASA DI TOLLERANZA, ALLORA UNO COME ENZO SANTANGELO…

A Caserta, il quadro è desolante e soprattutto negli ultimi sette o otto anni la politica si è trasformata in una enorme casa di appuntamenti. E allora, quando incrocio uno come Enzo Santangelo, consigliere regionale di Maddaloni, pur conoscendolo da almeno 15 anni, sono portato a comportarmi come uno che ha battuto la testa e ha cancellato ogni memoria, o come un turista o, ancora, un automobilista nell’epoca pre navigatori satellitari, che, spaesato, cerca e, infine, trova qualcuno per strada, chiedendogli: “Scusi, mi sono perso, come faccio a raggiungere la zona di Caserta?” Di qui il viandante: “Guarda che stai a Caserta”. Al che, io: “Noooo, ma daiiiiii, quale Caserta, ho incontrato un politico che ogni mattina sta alla scrivania della sua fabbrica, dove si costruiscono cose e non chiacchiere, che parla a bassa voce, che saluta tutti e che pratica abitualmente la virtù della bonomia e che non se la tira. No dai, viandante, non prendermi per il culo, qui non è Caserta”. A questo punto, il viandante smette di “viandare” e comincia a spazientirsi: “Ma quale culo! Comunque, fai come ti pare. Io ti dico, che, seppur rara, anche qui da noi c’è qualche persona normale che fa politica”. Azz allora, rimugina tra sé e sé lo smemorato di Casertace o, se preferite, il turista o l’automobilista in ambasce, ‘sto Santangelo è una roba tipo mosca bianca.

LA PARABOLA DELLA MOSCA BIANCA

Fuori di parabola, la cosa della mosca bianca va argomentata bene, per non essere scambiata per una inopinata marchetta o comunque per una valutazione esagerata. Non è che Santangelo sua una mammoletta, uno che non fa le raccomandazioni, uno che con pratica la filosofia di “una mano lava l’altra” per situazioni attinenti alla vita degli amici e, estendendo il concetto, riguardante la vita di chi lo vota. Non c’è dubbio che fino a sette, otto anni fa, non avrebbe meritato il titolo di mosca bianca. Oggi, però, non è più come sette o otto anni fa. Oggi siamo nell’era dei politici no limits, spregiudicati di giorno come di notte.

E allora, chi l’avrebbe mai detto che uno come Enzo Santangelo diventasse ufficialmente una mosca bianca, patente rara che, al contrario, secondo me, merita. E, incredibile ma vero, dobbiamo pure ringraziare il cielo che questa mosca bianca voli, al punto da doversi promuovere la tutela, come si fa con le razze in via di estinzione. Uno come Santangelo, che non pretende di essere destinatario della missione di salvare il mondo; uno come Santangelo, che la sera ritorna presto a casa dalla sua compagna, con cui vive da anni (roba da pazzi, che barba, che noia) da monogamo; uno come Santangelo, che al telefonino risponde sempre e sempre direttamente, senza l’ausilio spocchioso di collaboratori; uno come Santangelo diviene, infatti, paragonato alle orge della politica trionfante a Caserta, l’antipersonaggio che serve a riposare un po’ la testa in qualche conversazione in cui si possa parlare non di mignotte o mignotti che ci stanno, ma, empaticamente, delle belle raccomandazioni, così come si facevano una volta, della trepidazione con cui un politico si avvicinava a un funzionario dell’INPS, perché non stesse lì a spaccare il capello di fronte a 500 euro di invalidità da assicurare a un poverocristo nullatenente, zoppo e derelitto, ma non proprio precisamente inabile al movimento, come richiederebbe la norma pignola, per il riconoscimento di quella misera indennità di sopravvivenza.

Stare al cospetto di Santangelo è come stare di fronte allo psicoterapeuta che ti fa pensare “cazzo, Guarino, per quindici anni, nelle poche volte che te ne sei occupato, a questo qua gli hai fatto pelo e contropelo anche per una semplice raccomandazione e ti ritrovi, oggi, immerso in una Sodoma e Gomorra a reti unificate, in una Babilonia in cui avverti la necessità di trascorrere qualche minuto a parlare con un politico semplice, mite, che la notte non dormiva se magari aveva mollato, così come facevano tutti e come fanno tutti anche oggi, venti o cinquanta euro a un derelitto che poi aveva votato lui o chi per lui. Avverti di poterti rilassare a chiacchierare con uno che non dormiva la notte pensando a quel censore, a quello stronzo di Guarino, che scrive “sul giornale” e che non gliel’avrebbe fatta passare liscia, che lo avrebbe appeso al muro molto al di là dei suoi ben modesti demeriti. E sì, perché negli anni, noi di Casertace, come già abbiamo scritto prima, abbiamo anche pizzicato, criticato sfotticchiato Santangelo, uno che però, a differenza di quello di cui oggi si lamentano in molti altri, non ha mai pensato di aver subito dal sottoscritto un attacco pregiudiziale, uno colpo di lesa maestà.

Ma dai, Guarino, mo’ come t’è venuta questa botta revisionista, forse conseguenza di un’altra botta, quella presa in testa, e con cui ti sei, bell’ e buon’ , messo a fare l’elegia di Enzo Santangelo, che molto poco “hai cagato” , al netto delle punturine di cui prima, per anni e anni? E mo’ ve lo spiego di nuovo il perché: chi mi segue e ci segue con frequenza sa benissimo che questo è un giornale fatto da incursori, da truppe speciali col coltello tra i denti e con le gote dipinte con i segni dei Ceyenne; questo è un giornale fatto da gente che combatte cruente battaglie contro il malaffare imperante e quasi interamente derivante dalla politica della provincia di Caserta, di gran lunga la più corrotta d’Italia.

LA POLITICA RUM E COCAINA (LA LORO) E QUELLA PANE E PROSCIUTTO DI PIETRAROJA (LA NOSTRA)

Una volta combattevamo contro mariuoli che si muovevano con circospezione, spesso con il volto travisato e sempre attentissimi a costruirsi un alibi che rendesse complicatissimo la loro relazione con questa o quest’altra trastola, con questa o quell’altra gara d’appalto truccata, con questo o quel concorso, in cui a vincere dovevano essere solo e solamente parenti e amici, comunque persone rigorosamente raccomandate. In poche parole i ladri, nella politica e, più in generale, nella pubblica amministrazione, c’erano anche trent’anni fa. Ma, quanto meno, vivevano la commissione dei reati con più di un patema, in quanto temevano di poter essere scoperti e arrestati dall’esercizio dell’azione penale, che nella sua funzione di deterrenza, incrociava una funzione di democrazia finanche più importante di quella che illustrava lo Stato di Diritto il funzionamento di un apparato, in condizione, all’occorrenza, di svolgere interventi repressivi.

Oggi, invece, nel tempo presente, così come può fare solo chi non ha un figlio da baciare a casa o chi ce l’ha, o ce li ha, ma non ne avverte la reale paternità, non li avverte come una priorità della sua vita, alcuni, quelli che contano realmente, si muovono con il metodo della scorri-banda, come orde barbariche, a cui l’indole, corroborata dagli aiutini chimici, consegna un senso di invincibilità contro tutto e tutti, al punto da potersi permettere di fomentare la stabile violazione di tutti i codici, a partire da quello penale. Sfrontatamente, con la stessa sicurezza di una gang che si muove con la certezza di aver ucciso o, quanto meno, narcotizzato tutte le guardie. Perché quello che sta succedendo a Caserta e nella sua provincia è proprio questo. E accade al cospetto di una magistratura, divenuta, a dispetto delle notitiae criminis, che pullulano ogni giorno, clamorosamente indolente nell’attività di repressione dei reati contro la pubblica amministrazione, rispetto ai quali si muove con una velocità inversamente proporzionale allo zelo efficientissimo con cui (per carità giustamente) applica in maniera ineccepibile il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale quando fa viaggiare, ad andatura vertiginosa, i documenti dei procedimenti attivati ai miei danni e ai danni di questo giornale – tutti e dico tutti in scienza e coscienza -, proprio da questi sedicenti e spesso, purtroppo, seducenti politici, da quelli delle scorribande, giusto per intenderci.

E allora, caro Enzo Santangelo, tu sai bene che da me e da questo giornale non riceverai mai sconti, ma oggi, in questo tempo di “Maracaibo, rum e cocaina” mi piace e ci piace sottolineare quello che abbiamo percepito dalle tue parole nei giorni scorsi quando, soddisfatto, hai detto che questa volta sei riuscito a presentare un’intera lista alle elezioni comunali di Maddaloni, a differenza della volta scorsa, quando eri riuscito a inserire solo qualche tuo nome nelle liste costruite da altri. Sai che ti dico, Enzo? Che pur avendo visto i nomi di un paio di canaglie, se oggi qualcuno mi chiedesse un consiglio su chi votare a Maddaloni io gli direi; vota la lista “Maddaloni Viva”, la lista di Santangelo, la lista di una politica non ineccepibile, ma comunque fondata su tre o quattro valori non negoziabili. Una politica artigianale, pane e prosciutto di Pietraroja, quello che sia a me che ad Enzo Santangelo piace mangiare; una cosa ben diversa da quella “Maracaibo (…) rum e cocaina”.