LA NOTA. La Procura della Repubblica apre un’indagine sul crollo del castello di Castel Volturno. Punta il dito sull’accordo di programma. Un nostro pensiero poetico

22 Novembre 2019 - 16:10

CASTEL VOLTURNO – La Procura della Repubblica di S.Maria Capua Vetere, dopo il crollo di un’ala dello storico castello, ha diramato oggi un comunicato stampa con cui fa il punto della situazione, annunciando l’innesco di indagini finalizzate a stabilire se esistano o meno responsabilità penali collegate al crollo di un bene storico che, ai sensi dell’accordo di programma formato a suo tempo dai Comuni di Castel Volturno e Villa Literno, dalla Regione Campania, dalla Provincia e dalle due società del gruppo Coppola “Fontana Blu Spa” e “Consorzio Rinascita Srl”, avrebbe dovuto beneficiare di un’attività di ristrutturazione di importo pari a 2 milioni e 250mila euro a carico del contraente privato.

La Procura batte sul tasto dell’accordo di programma. Ritiene, evidentemente e secondo noi con piena ragione in linea di principio, che questo abbia rappresentato un’altra grande occasione persa per la riqualificazione di un territorio malato, che l’altra sera è stato di nuovo ritualmente sputtanato da Striscia la Notizia, con l’ennesimo servizio riguardante i Regi Lagni, la mitica griglia che non funziona e il disastro ambientale conseguente.
Una roba che l’ottimo Luca Abete ha incorporata e che utilizza quando non ha a disposizione un servizio su questioni più attuali.

Viene sottolineato altresì, tornando alla lettera del comunicato, che un’altra inadempienza è rappresentata dal mancato risanamento eco-ambientale e rilancio socio-economico del Borgo Forticato di San Castrese per una spesa preventivata di

7 milioni e mezzo di euro, ugualmente a carico della parte privata.

Lodevolissima l’iniziativa della Procura, perché noi di Casertace da almeno un anno e mezzo abbiamo pianificato un focus da dedicare proprio a questo accordo di programma stipulato nell’anno 2003, grossomodo in contemporanea con l’abbattimento delle famose torri costruite sui terreni demaniali.

Questa iniziativa della Procura ci invoglia, ci inietta la motivazione giusta per raccontarlo, articolo per articolo, questo benedetto (o maledetto) accordo di programma, all’interno del quale – per amor di verità – ci sono le due opere non realizzate, ma anche tante altre cose tipo il raddoppio della 7 quater (o domiziana che dir si voglia) che al contrario sono state realizzate dal privato. Un’opera, quest’ultima, fondamentale. Statistiche alla mano, infatti, fino alla metà del primo decennio di questo millennio, quel tratto di strada mieteva non meno di cinquanta morti all’anno.

Grazie al raddoppio, si è scesi a due, massimo tre, cioè a un numero fisiologico, che non può essere collegato, in quanto tale, a criticità specifiche riguardanti la strada in questione.

Abbiamo aggiunto questo fatti della strada domiziana per assecondare la nobilissima intenzione della Procura di far luce sulle eventuali responsabilità legate al crollo del castello attraverso un ragionamento che non può non considerare i diritti e i doveri, gli obblighi reciproci, limitandosi a quei due specifici interventi non effettuati a favore del castello e del borgo.

Ma è chiaro che il ragionamento sull’accordo di programma va affrontato con un approccio riguardante l’intero impianto di quel documento.

I media, nel corso di questi 16 anni, hanno scritto poco, anzi niente, di quelli che avrebbero dovuto costituire la struttura delle obbligazioni della parte pubblica, soprattutto del Comune di Castel Volturno, il quale, nel 2015, ha chiamato legittimamente in causa il privato per le opere non realizzate, ma che avrebbe meritato di essere chiamato in causa almeno cento volte dal privato per la totale inadempienza degli obblighi rispetto ai quali si era impegnato firmando, ci sembra al tempo con il commissario straordinario di governo Traversoni, quell’accordo di programma.

Ben venga, dunque, l’iniziativa della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere.

Servirà in primo luogo a stabilire l’esistenza di eventuali responsabilità, anche penali, per il crollo del castello; ma servirà anche, per noi di Casertace soprattutto, per realizzare un’operazione verità su ragioni e torti di questo accordo che, vi ripetiamo, non possono essere – per onestà intellettuale e per serietà di un approccio finalizzato alla conoscenza storica dei fatti – collocabili solo nelle inadempienze del privato.

 

Comunicato stampa del 22.11.2019