LA NOTA MARCIANISE. E dai! Incarico diretto di Fulvio Tartaglione a Fabio Raucci, imputato con lui nel processo DDA sul Centro Direzionale Vanvitelli

10 Gennaio 2020 - 17:00

MARCIANISE – Non è che noi di Casertace abbiamo sviluppato, prima di tutto da un punto di vista culturale, di cui il nostro giornalismo è conseguenza, la battaglia contro l’amministrazione comunale di Antonello Velardi per sostituire la sua cifra etica (speculare alla temperatura che si registra in Lapponia in queste giornate) con il medesimo metodo di gestione della cosa pubblica, che è tale anche se espresso da altri interpreti.

Perché di Velardi noi abbiamo maturato, negli anni, anche un’opinione attinente alla sua persona, ma chi ci conosce sa bene che qui ci faremmo torturare se un contenuto fosse erogato per effetto di un pregiudizio e non di un giudizio, argomentato con i nostri articoli, che saranno anche lunghi e un po’ barbosi, ma che rappresentano una garanzia di democrazia rispetto a un dissenso mai sommario e mai apodittico.

Per cui, se a nostro avviso un atto amministrativo è riprovevole, frutto di una mentalità clientelare, personalistica, discriminatoria, l’abbia redatto Velardi o il pronipote di Maria Montessori, le due cose, come diceva Indro Montanelli (che Velardi ha anche conosciuto personalmente, non riuscendo a capire nulla, però, di quello che questo maestro di giornalismo insegnava riferendosi alla borghesia, ai salotti milanesi e all’intelligentia della città meneghina degli anni ’70) “si valgono”, nel senso che se una determina è una schifezza, non è strettamente necessario evidenziare chi l’abbia firmata, perché chi l’ha firmata, per l’appunto, “si vale”.

L’altro giorno abbiamo scritto un articolo segnalando un affidamento diretto firmato dall’ingegnere Fulvio Tartaglione (CLICCA QUI).

Pare che l’ingegnere abbia spiegato questa cosa, segnalando l’opportunità logistica, la comodità, utile per il Comune, derivante dal fatto che la ditta già aveva operato nello stesso posto.
Una tesi che in verità Tartaglione ha anche messo nero su bianco nella determina che ha firmato.
A denti stretti, poi, sull’onda del concerto biblico della trave e della pagliuzza, ha invitato gli osservatori delle cose politiche e amministrative di Marcianise a recuperare i documenti che dimostrano (non usiamo il condizionale perché ne siamo convinti anche noi) un dato di fatto: durante l’amministrazione di Antonello Velardi, nel tempo in cui Fulvio Tartaglione è stato silurato ed emarginato, hanno lavorato sempre le stesse imprese.

Embè?

E ritorniamo al concetto che ispira il nostro principio.
Noi la battaglia non l’abbiamo fatta contro Velardi in quanto persona, perché quel che pensiamo del Velardi persona glielo diremo solo se e quando lo incontreremo faccia a faccia per strada, da uomo a…vabbè, lasciamo perdere.

La posizione di questo giornale, in contrasto con l’ultima amministrazione comunale, è stata determinata unicamente da un’analisi documentale e documentata degli strumenti attraverso cui Velardi ha governato la città, da sindaco pro tempore. Quando mai avete letto un articolo non corredato dalla pubblicazione di una delibera, di una determina, di uno spunto normativo, sui quali abbiamo ragionato per arrivare poi alla fine a esprimere la nostra posizione?

Ecco perché, se Fulvio Tartaglione si comporta alla stessa maniera, ritenendo che la discriminazione subita possa garantirgli una sorta di franchigia per ritornare a gestire l’ufficio tecnico così come ha fatto un tempo, sarà da noi trattato ancor peggio di come abbiamo trattato Velardi.

E veniamo al caso del giorno.

Per l’ “incarico di verifica della vulnerabilità sismica (LC3) e progetto di fattibilità tecnica ed economica per i lavori di consolidamento strutturale della tendostruttura “Pala
Noia” sita in Via Clanio e relativa SCIA antincendio” Fulvio Tartaglione ha incaricato il suo collega Fabio Rauccci.

Un incarico diretto, senza se e senza ma, giustificato dalla solita formuletta a cui non crede più nessuno: “(…) vista l’urgenza e i tempi ristretti“.

Importo 10.300 euro.
Ribadiamo il concetto generale. A noi l’idea che di ingnegneri o gli architetti che dirigono gli uffici tecnici diano incarichi per svariate migliaia di euro a chi pare e piace a loro, non ci aggrada affatto.

È una porcheria che fornisce a queste persone un potere sconfinato che non tutti, anzi quasi nessuno, utilizza con etica irreprensibile.

Siccome l’occasione fa l’uomo ladro non è che uno debba essere un delinquente lombrosiano per attuare certi meccanismi.

Questo, però, come appena detto, è un concetto generale che riguarda l’intera platea degli uffici tecnici dei 104 comuni della provincia di Caserta.

Fulvio Tartaglione, dunque, in base al principio non scritto di un mozartiano “Così fan tutti”, lo fa anche lui.
È una porcheria, ma sarebbe ingiusto additare di infamia il solo ingegnere marcianisano.

Ma seguiteci bene, e ci segua bene anche Tartaglione, così capisce perché ancora non ci è arrivato, quanto noi siamo irreparabilmente, irrimediabilmente diversi da lui. Non ci potremo mai intendere.

Questa determina, in base alla legge non scritta (e tollerata dall’autorità giudiziaria) del “così fan tutti” non è penalmente perseguibile.
Queste ed altre determine forse lo sarebbero qualora, a monte, “mangiandosi la foglia”, qualche inquirente si attivasse a monitorare certe situazioni. Ma questa è fantascienza.

E allora diciamo che questa è una determina formalmente legale, formalmente legittima. Ma se questo concetto noi abbiamo il dovere di esprimerlo per amor di verità e per onestà intellettuale, le medesime motivazioni ci inducono a dire che la scelta, da parte di Fulvio Tartaglione, di Fabio Raucci è a dir poco, ma proprio a dir poco, inopportuna, dato che entrambi sono coinvolti nel famoso processo, con implicazioni di tipo camorristico, istruito dalla Dda sulla nota vicenda del Centro Direzionale Vanvitelli.

E allora, siccome Raucci non è stato estratto per sorteggio, siccome il suo nome non è affiorata da un equo scorrimento di un elenco di tecnici di fiducia, siccome questo incarico, per i motivi di urgenza e bla bla, Fulvio Tartaglione lo ha avocato completamente alla propria potestà, avrebbe avuto il dovere, ma soprattutto avrebbe avuto la possibilità di considerare questo aspetto dell’opportunità e, per una volta nella vita, avrebbe potuto fare il signore.

Sapete qual è l’idea che ci siamo fatti e che temevamo di dover incrociare nel giorno in cui mostrammo tutta la nostra perplessità nei confronti della rinomina fatta dal commissario Lastella, di Tartaglione a capo dell’ufficio Tecnico?

Un’immagine iconografica letteraria.
Tartaglione somiglia al Jean Valjean di Victor Hugo o a uno dei “sopravvisuti delle Ande” che , avendo vissuto una fase della propria esistenza negli stenti, nella fame, nella sofferenza, riconquista la propria posizione e ha necessità di recuperare il tempo perduto, di sfogarsi, di ritornare ai propri sistemi.

Sapete qual è la differenza specifica tra la filosofia di questo giornale e quella di Fulvio Tartaglione?

Noi inseguiamo l’utopia di una pubblica amministrazione seria, onesta, che gestisca i soldi pubblici con equità, con procedure di gara trasparenti in cui vinca veramente il migliore, che affidi incarichi di importi minori, senza mai utilizzare il potere assoluto di una scelta monocratica, mentre Tartaglione sta molto più con i piedi per terra.

Per noi Velardi è stato un problema e un simbolo da abbattere per inseguire l’utopia, per lui Velardi andava abbattuto per sostituirlo in toto nella gestione e in un metodo speculare.
Se fossimo come lui, gli spediremmo il conto a casa. Perché se non fosse stato per la passione folle rispetto all’utopia, lui non ci tornava a fare gli “inguacchi” a capo dell’Ufficio Tecnico.
Scriveremo un libro con questo titolo: “L’utopia e la ricotta”.

LA determina_n_129 dell’incarico a Fabio Raucci