LA NOTA. Si è fermato il pallone, l’Onu, le guerre. C’è stato il Papa solitario. Ma le Commissioni del comune di Caserta hanno prodotto riunioni e gettoni, perculando il coronavirus

8 Maggio 2020 - 16:24

Un doveroso commento ai due articoli (che riproponiamo in due link all’interno) da noi dedicati a questa ennesima, incredibile vicenda, che oggi, non a caso, non ha provocato reazioni, perché attraverso questa porcheria mangiano tutti, maggioranza e presunta opposizione

CASERTA (g.g.) – In Italia, si è fermato il pallone, pensate un po’. Questo è un fatto che di per sé racchiude tutti gli altri. Siccome noi non siamo ipocriti, è un evento più sensazionale dello stesso stop della scuola. Fermare il campionato, nel nostro Paese, era considerato, fino all’inizio di febbraio, un fatto che valicava i confini della fantascienza. Tenete presente quelle cose impossibili che appartengono al mondo onirico-noir, degli incubi? Si fermò per la seconda guerra mondiale. Poi non è mai più successo, nemmeno duranti le più gravi sciagure, dal Vajont al terremoto dell’Irpinia, passando per quello del Friuli. Già nel 1946, a macerie ancora fumanti, il torneo dello Scudetto ripartì per scrivere immediatamente l’epopea del Grande Torino.

Si è fermato il pallone nel luogo in cui è stato inventato, cioè in Inghilterra. E in Brasile, in Argentina e in Francia, Belgio e Olanda, in questi ultimi tre casi il campionato è stato addirittura concluso d’ufficio. Se uno avesse prospettato una cosa del genere a metà gennaio, gli avrebbero immediatamente fatto un Tso. Per cui non bisogna elencare tutte le altre cose che si sono bloccate nel mondo, perché quella del pallone, sport universale che muove centinaia e centinaia di miliardi di euro,le assorbe, in quanto ci sono miliardi e miliardi di appassionati pronti ad andare allo stadio, pronti ad abbonarsi alle pay tv e alle pay per view, pronti a fruire di tutta la pubblicità che si affolla attorno ai campi di gioco ma soprattutto nelle tv che trasmettono eventi nazionali e internazionali. Perché se si è fermato il pallone, vuol dire che si è fermato il mondo intero.

La Commissione Europea si è riunita in remoto, cioè in videoconferenza; l’Onu ha sospeso le riunioni degli organismi più importanti, ad esclusione dell’Organizzazione mondiale della Sanità, attiva ugualmente in remoto. I lavori parlamentari si sono totalmente fermati nel mese di marzo e anche per un paio di settimane nel mese di aprile, in Italia e anche nella maggior parte dell’Europa che conta. Le operazioni di guerra, almeno nei teatri più importanti, si sono arrestate. La criminalità comune ha osservato l’isolamento domiciliare e i reati si sono ridotti quasi del 100%. L’Effetto Serra finalmente, dopo decenni, ha ridotto la sua cappa di gas che ha provocato il surriscaldamento del pianeta. Il Papa ha celebrato da solo la messa e la maggior parte dei riti pasquali, in una piazza San Pietro totalmente vuota.

Insomma, non abbiamo vissuto due mesi di vita reale, ma di pura fantascienza divenuta incredibilmente sostanza, realtà. E allora come non segnalare l’ultimo presidio di conservazione del genere umano, l’ultima ridotta di resistenza dell’homo sapiens (si fa per dire). Tutto il pianeta è stato fermo a marzo, producendo fatti che “voi umani, cazzo, stavolta ce li siamo guardati dal vivo, altro che immaginati”, ma Caserta, la città e chi la rappresenta…e vai con la resilienza. Una parola giacente per secoli nel vocabolario della lingua di Dante e poi saltata fuori “all’intrasatta” come proposta lessicale di trend.

E allora, vai con la resilienza, che a pensarci bene ha portato anche un po’ sfiga (o seccia, per dirla alla De Luca).

L’Onu, i parlamenti in tutto il mondo, i governi riuniti in videoconferenza. Alla fine di questa storia, al Palazzo di Vetro non potranno non convocare per un giusto omaggio Carlo Marino e alcuni consiglieri comunali di Caserta che a marzo, quando tutto era vietato, hanno tenuto, con supremo sprezzo del pericolo, sfidando e rischiando la vita, tutte le commissioni consiliari fino ad arrivare al numero sufficiente per incassare il massimo. Non c’è premio che non meritino i vari Antonucci, Tenga, Mariano, Di Lella, Garofalo, Iannucci, De Lucia e compagnia. Il Nobel gli devono dare. Perché anche la sacralità dell’Accademia di Svezia non può rimanere intatta, non può non emendarsi di fronte a quella fotografia, di incredibile impatto, che ha ritratto il Papa nella piazza vuota. Per cui, quest’anno sarà istituito il Premio Nobel per la Resilienza.

Carlo Marino, il quale ovviamente sta zitto rispetto a questa roba con cui certi consiglieri hanno superato tutti i limiti di ogni decenza percepibile dall’umana sensibilità, deve concorrere alla carica di premier o di segretario generale delle Nazioni Unite, altro che presidente della sezione campana dell’Anci. Ha dato una lezione da vero leader a tutte le altre 500 e passa fasce tricolori della Campania, a tutte le 8 mila italiane, ai sindaci di Parigi, di Londra, al Borgomastro di Berlino. Insomma, Caserta si eleva di un palmo e anche molto di più, avendo dimostrato saldezza di nervi nel voler salvare l’essenza della democrazia, della carica di rappresentanza.

La vicenda, che abbiamo trattato con altri due articoli nei giorni scorsi (CLICCA QUI PER LEGGERE IL PRIMO QUI PER LEGGERE IL SECONDO), dovrebbe attivare l’interesse di ogni autorità in un posto normale, affinché si possa accertare se e come si siano svolte le sedute delle Commissioni. Ma qui non succede niente, non ci sarà coronavirus o attacco nucleare che possa riattivare il collegamento tra le persone e la loro coscienza, che essendo parola comprendente anche “la scienza”, è una grande sconosciuta in questa città e in questa provincia.