La “retata” al Comune di AVERSA. Furbetti del cartellino al microscopio. Mastronardi, uomo di Zannini e di Innocenti, lo faceva per Accardo e Gangi, pezzi grossi dei Servizi Sociali

20 Gennaio 2024 - 11:37

Abbiamo cominciato a dare un’occhiata alla breve ordinanza firmata da un Gip del Tribunale di Aversa-Napoli Nord su richiesta della locale Procura. La coordinatrice dell’Ufficio di Piano Cristina Accardo è stata colpita da divieto di dimora, insieme al dirigente dei Servizi Sociali Giovanni Gangi, e allo stesso Mastronardi, già in pista da qualche mese per trovar candidati da inserire nella lista Innocenti-Zannini. Il caso di Ruscigno, Serpico e Maddalena

AVERSA – Il nostro problema è che quando ci esprimiamo in maniera severa su fatti, considerati dall’opinione pubblica, delle fesserie poco più o poco meno, passiamo sempre per fondamentalisti, parrucconi che trasformano in peccati mortali quelli che tutto sommato sono veniali.
Il problema è che quando si parla dei cosiddetti furbetti del cartellino il commento che si sente in giro è sempre lo stesso: “Vabbuò so’ fesserie!”.


E allora, per una volta, vogliamo far finta di conformarci o addirittura di uniformarci al senso comune, che quasi quasi se la prende con il Codice Penale perché questo sanziona e considera reato ciò che il 60-70% – purtroppo da noi è così – fanno nel momento in cui esercitano, si fa per dire, la funzione di dipendenti pubblici.
Lo Stato li paga per lavorare ordinariamente 35-38-40 ore alla settimana, loro ne lavorano 20 o 24, forse 28, e vengono pagati con i soldi versati in quota parte da ogni cittadino di questo o quell’altro Comune, di questa o quell’altra Regione, per 40 ore lavorate.


Vabbuò so’ fesserie. Mettiamola così.
Ma noi vogliamo formulare una domanda all’altro 20 o 30% che queste cose non le fa: secondo voi uno che si fa timbrare il cartellino da un collega e si presenta in ufficio con una, due o tre ore di ritardo, salvo poi ripagare specularmente la cortesia ricevuta, quanto renderà e come si comporterà nelle ore sopravvissute a quelle rubate?
Secondo voi sarà un impiegato modello, farà di tutto e di più per raggiungere un grado di efficienza e produttività utile al perfetto funzionamento del suo ufficio?


Nelle 24-28 ore che lavorerà, compenserà i soldi che ha sottratto risultando in servizio quando in realtà non lo era?
Uno che si fa timbrare il cartellino da un collega osserverà il Codice della Strada, si preoccuperà e sarà attento a non superare la striscia o doppia striscia continua evitando di far sorpassi pericolosi e il rosso costituirà un divieto alla prosecuzione della sua marcia in auto fino alla comparsa del verde in un semaforo?
E ancora, sarà attento e coscienzioso, si sentirà cittadino a casa sua, aprendo lo sportello che contiene i contenitori della raccolta differenziata?
Anzi, li avrà o meno correttamente schierati in un punto preciso della casa?


Si fermerà allo stop? Rispetterà la fila al supermercato? Si preoccuperà dello stato di salute di un vicino di casa?
Sapete cosa pensiamo noi al riguardo?
No.
Non farà nulla di tutto questo, e se qualche volta lo farà sarà solamente per apparire in una certa maniera e non per esserlo.
Ed è questo il peccato mortale gemmato dal peccato veniale di un cartellino fraudolentemente timbrato per un’altra persona, che poi a pensarci bene è una cosa che somiglia molto all’esempio datoci dai nostri parlamentari col fenomeno dei cosiddetti pianisti, cioè di quelli che votavano anche per il collega vicino di banco assente.
Siamo sicuri che la Procura della Repubblica di Aversa abbia scoperto tutti quelli che il sistema lo praticavano?
A nostro avviso, no. Sono solamente due le persone, un dirigente, ossia il solito Raffaele Serpico, e il funzionario responsabile dell’Ufficio Personale Raffaele Maddalena. pizzicate a non vedere e non intervenire.


Qualcuno ci ha parlato, in questi giorni, delle difficoltà che percorrono l’esistenza dell’unico arrestato di questa vicenda, Paolo Ruscigno, il quale forse incontrava reali ostacoli biologici rispetto alla necessità di una sveglia mattutina solerte.
Noi non siamo inflessibili, ma il modo peggiore per affrontare i problemi di Ruscigno era continuare a tollerare il fatto che arrivasse in ufficio alle 11 o alle 12.
Serpico e Maddalena avrebbero potuto e dovuto cercare un modo di sostenere queste difficoltà, magari cucendo addosso al dipendente che le affrontava un turno che stabilmente attraversasse anche le ore pomeridiane.
Vedete che non siamo né cattivi né burocratisticamente integerrimi?


E invece tira a campare. In questa sorta di gioco delle coppie che potrebbe anche diventare un format televisivo riveduto e corretto rispetto a quello in onda sulle reti Mediaset, a quel tempo Fininvest, i nomi di “eccellenza” non sono però solo quelli di Serpico e Maddalena, ma ce n’è anche un altro: Cristina Accardo, stesso cognome dell’ancor più nota Gemma Accardo, di cui questo giornale si è occupato più volte, anche nell’occasione in cui, da coordinatrice dell’ambito intercomunale dei Servizi Sociali, determinò un affidamento un po’ porno a una cooperativa riferibile a quel Luigi Lagravanese più volte indagato e più volte citato dai collaboratori di giustizia del clan dei Casalesi, primo tra tutti Nicola Schiavone, figlio di Francesco Schiavone Sandoa, come principale riferimento della camorra dell’agro aversano nel settore degli appalti lucrosissimi per l’erogazione di servizi sociali o alla persona, come si usa dire oggi.


Manco a dirlo una Accardo, Cristina, ha preso il posto di un’altra Accardo al comando dei servizi sociali e della gestione dei finanziamenti dell’Ambito di cui Aversa è Comune capofila.
Proprio Cristina Accardo, 42 anni, è accusata, fino a subire un provvedimento di divieto di dimora, in modo che non possa nuocere ulteriormente alle casse pubbliche nella sua postazione di lavoro, di essersi fatta timbrare il cartellino non da una sola persona, ma da due dipendenti del comune normanno.
Accusati con lei, infatti, sono Giovanni Gangi, 43 anni, e Tommaso Mastronardi.
Il primo è dirigente dell’Area Servizi al Cittadino, il secondo, anche lui colpito da divieto di dimora, funzionario dell’Ufficio Istruzione e Servizi Scolastici. Uno che ha lavorato a stretto contatto con l’ultimo assessore comunale a questo ramo Giovanni Innocenti, in un connubio zanniniano che più di così non si può.

Il titolo cautelare che impedisce, per il momento, a Tommaso Mastronardi di risiedere ad Aversa gli ha creato un doppio danno: il disagio logistico indiscutibile, ma anche un’interruzione della sua attività, già serratissima, di sostenitore politico dell’area di Giovanni Zannini in vista delle prossime elezioni amministrative.
Tanti degli addetti ai lavori della politica locale sanno e hanno anche sottolineato l’attività di scouting, di reclutamento che Mastronardi stava compiendo già da qualche mese per la costituzione delle liste di Zannini, soprattutto quella del suo amico Giovanni Innocenti.
Rimanendo a Mastronardi, questi non si risparmiava, visto che timbrava fraudolentemente il cartellino anche a favore del dirigente Gangi.
Insomma, un vero e proprio triangolo in cui il Mastronardi si dimostrava molto attento e servizievole rispetto alle necessità di un settore in cui si possono conquistare centinaia, anzi migliaia di voti.
Cristina Accardo, coordinatrice di tutto l’Ambito intercomunale, Gangi dirigente dei Servizi Sociali del Comune capofila.
Anche così, eventualmente, si possono fare i voti.
Delle altre coppie e dell’incrocio di favori vicendevoli continueremo a scrivere in questi giorni.
Possibilmente domani, molto più probabilmente lunedì.