LA SOLITA ASL. Trasferimenti, straordinari, turni. Il 118 è ormai una polveriera. Al direttore sanitario Enzo Iodice diciamo che…

16 Marzo 2023 - 19:20

La speranza è che questo nostro articolo non sia, come successo già in passato, manipolato come strumento di lunari attacchi al dirigente Roberto Mannella, di cui mai nulla abbiamo detto sul piano personale. Ma è chiaro che la situazione di un’area così importante, finita nelle mani di improbabili operatori, quale l’ormai famoso Generoso De Santis, è destinata alla lunga a implodere con conseguenze ancor più negative di quelle che già si verificano da tempo per il diritto alla salute dei cittadini.

CASERTA (gianluigi guarino) Proviamo per l’ennesima volta ad impostare in maniera corretta il discorso sul pesantissimo stato di difficoltà in cui versa, ormai da tempo, il servizio del 118, erogato dall’Asl di Caserta. Lo sforzo è doveroso, perché va a finire che nell’aberrante mentalità di questa provincia, di questa terra arretratissima in cui funzionano ancora, eccome se funzionano, rapporti e relazioni di tipo feudale, in cui il diritto viene continuamente offeso e spacciato per cortesia, per favore, per disponibilità ad assecondare il format della raccomandazione, il messaggio che il diretto interessato e le persone a lui più vicine cercano di far passare è quello di una attività di persecuzione giornalistica nei confronti del dirigente Roberto Mannella che nella nostra vita non abbiamo mai incontrato personalmente e con cui al massimo abbiamo scambiato una ventina di sillabe al telefono, tantissimi anni fa, e qualche altra conversazione veloce e laconica, utilizzando la linea di comunicazione di whatsapp.

Per noi, Roberto Mannella è, dunque, un’immagine conosciuta attraverso una fotografia. Se le cose funzionassero bene al 118, saremmo ben lieti di affermare che il principio, più volte ricordato dall’Authoriy nazionale anticorruzione, della rotazione nelle funzioni ricoperte dai dirigenti della pubblica amministrazione, non è sempre utile ma, al contrario, può essere dannoso quando di mezzo c’è un dirigente illuminato, equo, giusto nei rapporti con il personale quale è Mannella, i cui 25 e passa anni trascorsi al 118, costituirebbero, a quel punto, una luminosa porzione della storia della sanità casertana e dell’emergenza sanitaria in particolare.

Per noi, Roberto Mannella non è una persona, dato che non lo conosciamo. Per noi, Roberto Mannella, come Amedeo Blasotti, come Michele Tari, come ogni altro dirigente della Asl, ma anche di altri enti pubblici di questa provincia, sono delle funzioni, visto che noi non ce la facciamo con i potenti. E non ce la facciamo perché se un giornalista deve esprimere la sua motivata idea, le sue considerazioni sull’operato di un uomo della governance pubblica, non deve certo farci comunella, anzi, se non ci ha mai parlato nella sua vita, è molto, ma molto meglio.

Ma Mannella, così come Blasotti, come prima di loro Russo, De Biasio, ecc. fino ad arrivare a Francesco Testa, passando per Bottino non hanno operato, secondo noi, così come abbiamo scritto e documentato in migliaia di articoli, pubblicati da questa testata, nell’interesse dei cittadini-utenti e, dunque, solo per questo non ne possiamo certo parlare bene.

Se la nostra sanità fosse una cosa seria, se avesse una finalizzazione realmente rivolta agli interessi dell’utenza, se la nostra sanità perseguisse un modello di qualità, di autorevole presentazione e rappresentazione di se stessa, non sarebbe rimasto impunito e lettera morta il famoso audio delle minacce e degli irriferibili insulti propinati dal Generoso De Santis, divenuto incredibilmente, in una sorta di certificazione plastica di un certo modo di gestire le cose, facente funzione come coordinatore territoriale dell’intero servizio del 118. Il De Santis avrebbe ricevuto quanto meno un provvedimento disciplinare di tipo amministrativo. E invece, da quella audioregistrazione che oggi riproponiamo per l’ennesima volta, perché si deve capire a che punto di degenerazione è arrivata l’attività di tutela delle rendite di posizione clientelari e sindacatocratiche all’interno dell’Asl, Generoso De Santis è uscito addirittura rafforzato. Perché il ragionamento è il seguente: questo è un uomo Fials, che si rapporta bene anche ad altre sigle sindacali, e io, Mannella, magari cogliendo la necessità di trovare equilibri con queste sigle sindacali, gli ho attribuito questa funzione. Nel momento in cui, però, – ed è proprio questo il punto di maggiore contestazione da noi formulato nei confronti di questo dirigente -, un giornale pubblica un audio, come quello da noi pubblicato, quella sua scelta, Mannella, frutto, comunque, di una routine tutta italiana e specialmente italian-meridionale, non potrà più sostenerla. Perché, caro Generoso De Santis, avrebbe dovuto dire Mannella, se tu hai gli agganci giusti, sarai uno dei tanti a fare un po’ di carriera anche in base ad essi. Ma se interpreti il tuo ruolo con modalità da troglodita, così come hai fatto all’interno di una sala della postazione di Aversa, del distretto 17, non c’è raccomandazione all’italiana che regga, perché io, difendendoti, difenderei anche un modello di comportamento il quale, rimanendo impunito, si costituirà come un monito a chiunque volesse protestare contro il sopruso, contro l’arroganza, in modo da ridurlo al silenzio, visto e considerato che, chi dirige, chi ha la potestà lascia indenne, anzi asseconda questa deriva trogloditica, facendola diventare modello organizzativo attraverso un innalzamento agli altari di quelli che sono, audio di De Santis alla mano, degli evidenti controvalori.

Veniamo alla stretta attualità: cosa è successo nelle ultime settimane dalle parti del 118? Il solito tourbillon di trasferimenti, di ordini di servizio molto dubbiamente motivati. Si darà: questo è un diritto del dirigente. Per cui, Roberto Mannella lo può fare, dato che questi atti amministrativi incrociano una sua indiscutibile prerogativa. Non siamo tanto stupidi da ritenere il contrario. Però, è mai possibile che su 10 attività, su 10 azioni di questo genere, il 100%, cioè 10 su 10, vadano a colpire, a penalizzare solo personale non allineato a quella pappa burocratico-sindacale da cui, poi, sono gemmate le contestatissime nomine del citato Generoso De Santis e della sua pupilla Rosa Lo Mascolo, coordinatrice, ovviamente sempre come facente funzioni, per nomina monocratica di Mannella, di una sala operativa che dal Covid in poi ne ha combinate di tutti i colori?

E’ mai possibile che queste dinamiche organizzative e rielaborative delle funzioni, penalizzino sempre quella parte del personale che ritiene di poter esercitare i diritti previsti in una democrazia, dissentendo quando vi è da dissentire? Perché, invece, mai nessun provvedimento ha riguardato soggetti appartenenti alle compagnie di giro Fials o Cisl, che poi sarebbe meglio dire alle compagnie di giro degli aversani Salvatore Stabile e Nicola Cristiani? Ci chiediamo se sarà mai possibile, almeno per una volta, dialogare, in termini dialettici, con quest’azienda sanitaria locale di Caserta, mettendo in discussione, non in maniera pregiudiziale, ma ragionando su dati di fatto, gli standard di efficienza, i criteri di equità, di imparzialità con cui vengono decisi i carichi di lavoro, le distribuzioni degli straordinari, le turnazioni tra i vari operatori?

Noi chiediamo solo questo. E lo facciamo, invano, da anni. Ciò dimostra che l’Asl, la sua governance e poi anche l’inossidabile, inamovibile dirigente Roberto Mannella non abbiano argomenti e contenuti da opporre ai nostri in un civile contraddittorio. Non ce li hanno, altrimenti non farebbero sempre e comunque orecchie dal mercante.

E allora vogliamo affidarci al lungo esercizio di conoscenza che questo giornale e chi lo dirige ha con Enzo Iodice, da qualche mese direttore sanitario dell’Asl, grazie alla spinta di Stefano Graziano. Non c’è dubbio che Iodice sarebbe stato molto più adatto, per una serie di motivi, a svolgere la funzione di direttore generale, che non quella di direttore sanitario. Lui, infatti, è, prima di tutto, soprattutto un politico. E’ stato per molti anni sindaco di Santa Maria C.V.; è stato segretario provinciale del Pd e poi, facendo un passo indietro, da sindaco di Santa Maria Capua Vetere, è stato pure candidato alle elezioni Europee del 1999 nella liste dei Democratici di Sinistra, o Ds che dir si voglia, nella circoscrizione Sud.

Enzo Iodice è, dunque, uno esperto, uno navigato. Ed è uno scaltro. A differenza di tanti altri, dovrebbe, perciò, essere in grado di comprendere e di stabilire la cifra precisa di un punto limite. Noi affermiamo da tempo, con tantissime argomentazioni, spesso documentali, che nel 118 questo punto limite sia stato ampiamente superato, ma le prime mosse di Enzo Iodice e dell’altro navigatissimo Amedeo Blasotti, direttore generale, raccontano di una difesa acritica, apodittica, aprioristica, inquietantemente a priori, del modo con cui il dirigente Roberto Mannella continua a gestire il 118, con modalità, ripetiamo, proto feudali, sia per quanto riguarda i trasferimenti che colpiscono sempre un determinato tipo di dipendenti, sia, come abbiamo già detto prima, per il riconoscimento dello straordinario e le modalità, i criteri che per alcuni sono potentemente antisindacali, con cui vengono gestite le turnazioni dei figli e dei figliastri.

Il direttore sanitario Enzo Iodice conosce, al pari nostro, i centri di potere grandi e piccoli di questa provincia. Iodice sa fiutare il vento come nessuno e seppe anche andare con Zinzi, dopo essersi dimesso da segretario provinciale del Pd, quando gli fu utile farlo. E’ chiaro che uno come Enzo Iodice non possa che tifare e operare per il quieto vivere e per il mantenimento degli equilibri che permettano anche di usufruire di una stabile agibilità, da parte sua, sia in senso attivo che passivo, nei vari settori di erogazione dei servizi sanitari, 118 compreso.

Ma è uomo intelligente, politico scafato e, dunque, ripetiamo il concetto, è ben attrezzato, per valutare in maniera efficace, lucida lo stato e lo stadio dei punti limite, quelli del non ritorno o quasi. Sa, come pochi altri, capire se un pezzo della governance che da lui ha dipeso e che da lui dipende oggi (un tempo, ad esempio, gli assessori comunali, oggi i dirigenti sanitari) versi ancora in una condizione di piena lucidità, che permetta ad essa di controllare i sistemi organizzativi con l’obiettivo, da affiancare a quello dell’inerzia quasi ineluttabile della gestione clientelare, anche di farli funzionare, o se, invece, si trova ad avere a che fare con una porzione di governance completamente bollita, in cui ogni atto, ogni gesto assume il significato di una forma di morbosa e irrazionale difesa di quella che costituisce una ragione di vita, di vita individuale interiore, psicologica e non solo l’esplicazione di una funzione di governo, realizzata in nome e per conto della pubblica amministrazione.

Con Enzo Iodice, ci siamo sicuramente capiti.

QUI SOTTO L’AUDIO CHOC DI GENEROSO DE SANTIS