La variante illegale e gli interessi dell’imprenditore di CASAL DI PRINCIPE Domenico Concilio, amico di Antonio Schiavone. La fretta sospetta della sindaca Dell’Aprovitola
18 Agosto 2025 - 19:49

Interveniamo, con qualche giorno di ritardo, sull’ultimo consiglio comunale svoltosi a Carinaro. Ovviamente l’amministrazione ha cercato di confondere le acque depotenziando il diniego netto a questa variante, espresso dall’amministrazione provinciale. Quel “no” non riguarda il contenuto della variante urbanistica nella zona ex depuratore, dove si ha intenzione di costruire un asilo, ma la totale inammissibilità della stessa per l’utilizzo di una procedura semplificata, prevista dal PNRR e non più utilizzabile
CARINARO (Federica Borrelli e Gianluigi Guarino) – Se c’è un tema che continua a tenere banco nell’ambiente politico carinarese, è certamente quello sulla variante urbanistica dell’area denominata “ex depuratore”, volta a trasformare una zona residenziale in un’area destinata ad accogliere tra le altre cose, infrastrutture scolastiche, ossia un’area denominata nell’antica nomenclatura, frutto dei decreti governativi del 1967-1968 che regolano i cosiddetti PRG, area C.
Presentata come una grande risorsa per la comunità, con l’obiettivo di costruire un asilo nido il cui finanziamento era arrivato durante la consiliatura dell’allora sindaco Nicola Affinito, questa vicenda – vecchia solo in apparenza – produce ancora oggi gli strascichi brucianti di una gestione che, fin dall’inizio, si è rivelata superficiale e decisamente preoccupante. E vi spieghiamo perché.
Come scritto poc’anzi, fu l’ex primo cittadino Nicola Affinito a tentare per primo l’impresa, in un progetto che non prevedeva inizialmente la sola realizzazione dell’asilo ma anche di una casa di comunità e di una scuola. In un passaggio intermedio, la variante urbanistica era stata anche adottata, salvo poi essere respinta dal Consiglio Comunale quando questi fu chiamato a votare l’approvazione definitiva.
Tale mossa costò cara al commercialista di Carinaro, che al tempo indossava la fascia tricolore, spedito a casa dopo una valanga di polemiche. E questo perché, nonostante un iter amministrativo incompleto, ovvero in assenza di una variante ancora da approvare, la giunta Affinito aveva deciso lo stesso di avviare la gara d’appalto per la realizzazione dell’asilo. Un atteggiamento tipico di una scuola di pensiero dell’agro aversano, che modifica di fatto la legislazione urbanistica vigente, dove può capitare che venga attribuito un permesso di costruire una scuola, in una zona ancora classificata come area residenziale, in quanto non ancora ‘liberata’ da questo vincolo dalla traslazione, e che solo l’approvazione definitiva di una variante al piano regolatore può determinare.
I lavori furono dunque assegnati alla ditta S. Edil Vet di Domenico Concilio nel giugno del 2023. Un nome non nuovo alle cronache e di cui in passato ci siamo occupati quando è stato indagato dalla Dda di Napoli nell’ambito dell’ordinanza che – francamente – accolse solo pochissimo di quelle che furono le richieste dei magistrati antimafia, denominata La Contessa. Di Domenico Concilio parlammo in relazione ad un permesso che lui, imprenditore di Casal di Principe, collegato alla famiglia di Francesco Schiavone Sandokan, aveva ottenuto per la costruzione di un supermercato a Villaricca (CLICCA QUI E LEGGI L’ARTICOLO DA NOI PUBBLICATO ALL’EPOCA).
Ma proseguiamo con il nostro racconto. Cade l’amministrazione Affinito e sotto la supervisione del Commissario Prefettizio Biagio Del Prete, il tecnico comunale avvia l’iter per la variazione urbanistica che ottiene, però, uno stop da parte Provincia.
Il motivo? Il Comune aveva scelto la strada “semplificata” — del tutto legale e pensata per velocizzare i tempi della procedura e non perdere il finanziamento PNRR — ma che, nei fatti, non poteva più essere percorsa. Perché? Perché all’epoca si era già deciso di seguire l’iter ordinario, classico, che prevede l’adozione della variante, il termine per le osservazioni, fino ad arrivare alla esecutività definitiva che avviene solo al momento della pubblicazione nel BURC.
Ma non avventuriamoci troppo nei tecnicismi. Se si fosse voluto procedere con l’iter semplificato, sarebbe stato necessario indire una Conferenza dei Servizi ai sensi del DL 77/2021 (normativa PNRR). Ma poiché ciò non è mai stato fatto, con una nota dell’architetto Teresa Ricciardiello, la Provincia ha giustamente rilevato che il procedimento attivato è irregolare, per cui non rimaneva altro da fare che fermarsi e ripartire con la procedura ordinaria.
Tutto tace. Non ci sono più aggiornamenti in merito. Silenzio stampa almeno fino a febbraio 2025. La carinarese d’adozione, Marianna Dell’Aprovitola, è oramai sindaca di Carinaro da ben 9 mesi. E solo dopo questa “gestazione” iniziale, si decide a riprendere in mano la questione, sollecitando l’arch. Sergio Maggiobello, responsabile dell’UTC, ad andare avanti con l’iter come se nulla fosse. Risultato? La Provincia ribadisce la sua posizione, la stessa da almeno un anno: questa variante non s’adda fare, né ora, né mai, parafrasando una delle celeberrime frasi manzoniane.
E ve le riportiamo qui le parole dell’ente provinciale, che boccia per la seconda volta, il Comune di Carinaro: “…l’area in questione non può conseguire nessuna approvazione con tale iter procedurale in merito alla riclassificazione urbanistica, restando la stessa nella sua attuale destinazione urbanistica.”
A fronte di ciò, gli amministratori carinaresi fanno finta di niente e circa un mese fa convocano un Consiglio comunale urgente per l’approvazione della variante urbanistica, con la motivazione di evitare contenziosi con la ditta vincitrice. In poche parole, la ditta S. Edil Vet, minacciava denunce in sede civile per ottenere maxi risarcimenti del danno – presuntamente subito – nel momento in cui gli veniva impedito di aprire il cantiere, nonostante si fosse aggiudicata la gara sciaguratamente bandita dall’ex sindaco Nicola Affinito.
La sindaca Dell’Aprovitola, probabilmente imbeccata dal responsabile dell’utc Maggiobello, ha affermato che quelli della Provincia non sono più pareri vincolanti sull’approvazione degli strumenti urbanistici o sulle loro variazioni. Questo è vero, aggiungiamo noi, però qui si parla di un’altra cosa. Il diniego della Provincia non riguarda il contenuto della variante, ma l’inammissibilità a monte della stessa, in quanto la procedura semplificata che il comune vuole seguire, non è per legge perseguibile. Per cui, qui non ci troviamo nel perimetro di quelle fattispecie che appartengono ai pareri, non più vincolanti, dell’amministrazione provinciale e che riguardano solamente il contenuto di un Puc o di una variante al piano regolatore vigente.
A questo punto sorgono delle domande spontanee che ci sentiamo di formulare all’amministrazione dell’Aprovitola: ma come mai, se la ditta era già stata scelta nel 2023, l’amministrazione non aveva ancora risolto le irregolarità urbanistiche? Perché, dopo mesi di silenzio, il progetto è stato improvvisamente ripreso con un Consiglio comunale urgente a luglio, che ha visto alla fine l’approvazione di una variante, in sole 24 ore? Variante che tecnicamente è abusiva e illegale, perché va a perseguire una procedura semplificata che non può più essere utilizzata per logica ma soprattutto perché ciò è stato sancito dall’amministrazione provinciale, in due missive negli uffici di Carinaro.
Di contro, è lecito pensare se, dietro tanta fretta nel voler avviare a tutti i costi un’opera da sempre sbandierata come vessillo della comunità, non si nasconda qualcos’altro. Le minacce di portare il comune in tribunale non devono spaventare l’amministrazione più di tanto. Perché se la procedura è viziata a monte, cioè sin dal momento in cui Affinito ha rilasciato il permesso di costruire a Concilio in assenza dell’approvazione della variante, anche le rimostranze del costruttore si indeboliscono, nella loro prospettiva di essere poi soddisfatte con una condanna dell’amministrazione da parte di un tribunale civile.
Ammesso e non concesso che il costruttore non si fosse accorto di aver ricevuto un permesso a costruire in assenza di una variante urbanistica, che è perfetta solo quando viene approvata definitivamente da un consiglio comunale e poi pubblicata nel BURC.
Ci rifiutiamo di pensare che la sindaca Dell’Aprovitola, che per altro non ha dato in passato prova di possedere significative conoscenze in fatto di diritto amministrativo e di legislazione urbanistica, non abbia compreso la vicenda. Per cui, tutta questa fretta, come ce la possiamo spiegare? Non dimentichiamo mai che la sindaca Marianna Dell’Aprovitola, di professione fa l’imprenditrice, esattamente come il marito costruttore tra i più conosciuti della zona. E si sa, che i costruttori, parlano spesso la stessa lingua e si capiscono al volo.
Insomma, ci siamo capiti.